I KILLER DEL SABATO SERA - CHIESTI 14 ANNI DI CARCERI PER I QUATTRO AGGRESSORI DI ALBERTO BONANNI, IL MUSICISTA 29ENNE PESTATO MENTRE ERA CON GLI AMICI A ROMA NEL 2011 E MORTO DOPO TRE ANNI DI COMA - LA PERIZIA DISPOSTA NELL'INCHIESTA BIS, PARTITA DOPO IL DECESSO DEL GIOVANE, AVEVA ACCERTATO CHE NON ERA MORTO PER IL TUMORE CEREBRALE, SCOPERTO DOPO IL PESTAGGIO, MA PER LE CONSEGUENZE DELL'AGGRESSIONE AVVENUTA IN QUELLA SERA D'ESTATE…

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Francesca De Martino per “il Messaggero”

 

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Un'aggressione violentissima e immotivata, nel cuore di Roma. Erano già stati condannati in via definitiva a nove anni per tentato omicidio, ma nel frattempo Alberto Bonanni, il musicista 29enne picchiato in strada a Monti, la sera del 26 giugno 2011, era morto dopo tre anni di coma, il 7 dicembre del 2014. Ora i suoi aggressori rischiano di tornare in carcere: nel corso del processo bis, condotto con rito abbreviato, la procura ha formulato una nuova richiesta di condanna per omicidio volontario.

 

Il pm Silvia Sereni ha chiesto 14 anni di carcere per Brian Gaetano Bottigliero, Carmine D'Alise, Christian Perozzi e Massimiliano Di Perna, conosciuto come il Pittore. Per l'accusa, sono i responsabili del decesso del giovane, pestato mentre era con gli amici nel cuore in una delle zone più cool della movida romana. Le nuove pene sollecitate dalla procura, nascono da una seconda inchiesta, partita un anno dopo la morte del musicista.

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LA PERIZIA

La perizia disposta nell'inchiesta bis non aveva lasciato spiragli: aveva accertato che il chitarrista romano non era morto per il tumore cerebrale, scoperto dopo il pestaggio, ma per le conseguenze dell'aggressione avvenuta in quella sera d'estate. Secondo l'accusa, Di Perna, cinquantenne, infastidito dal rumore che proveniva dalla strada, avrebbe dato inizio al pestaggio del chitarrista, che stava trascorrendo una serata insieme ai suoi amici nel rione Monti.

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Il pittore avrebbe istigato alcuni ragazzi del quartiere. Bottigliero, ora poco più che trentenne, avrebbe sferrato alla vittima il colpo finale usando un casco, mentre il giovane chitarrista, stremato e piegato in ginocchio, cercava di ripararsi dalle botte. Christian Perozzi e Carmine D'Alise, avrebbero avuto il ruolo di aggressori materiali. Per questi fatti la Corte d'Appello aveva già condannato i quattro imputati a 9 anni di carcere.

 

Ma dopo la morte del ragazzo, avvenuta nel dicembre 2014 dopo tre anni di agonia trascorsi in un letto d'ospedale, la procura aveva aperto un nuovo fascicolo per omicidio volontario, nell'ambito del quale era stata disposta una perizia sul corpo di Bonanni. L'accertamento medico - svolto sulle carte, in assenza di una nuova autopsia, bloccata dalla famiglia con tanto di picchetti al cimitero - era stato ordinato dal gip Tiziana Coccoluto in sede di incidente probatorio.

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 «L'agente lesivo, ossia le percosse - concludeva la perizia - è stato qualitativamente e quantitativamente sufficiente ad aumentare la massa tumorale emersa». E ancora: «Nei tre anni e mezzo intercorsi tra l'aggressione e il decesso sottolineavano i consulenti - il signor Bonanni ha presentato numerose complicanze settiche, soprattutto a livello polmonare, che hanno compromesso negativamente ed in modo irreversibile la funzionalità di cellule, tessuti e organi».

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LA FAMIGLIA

I legali di parte civile, Gaetano Scalise e Stefano Gabbrielli, hanno commentato così le richieste formulate ieri dall'accusa: «Non concordiamo con la decisione del pm Sereni di riconoscere a D'Alise, Perozzi e Bottigliero le attenuanti generiche, soprattutto perché mai nel corso del processo c'è stato un atteggiamento di pentimento da parte degli imputati e, anzi, i comportamenti mostrati verso la famiglia della vittima sono stati sprezzanti». Ora, è attesa una nuova sentenza per la morte del giovane musicista del rione Monti.

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