LE LACRIME AMARE DELLA VALIEVA - LA PATTINATRICE RUSSA AL CENTRO DEL CASO DOPING PIU' CLAMOROSO DELLE OLIMPIADI NON HA RETTO LA PRESSIONE DI QUESTI GIORNI: E' SOLO QUARTA NELLA FINALE DI PATTINAGGIO LIBERO - A 15 ANNI HA AVUTO SULLE SPALLE IL PESO DELLA RUSSIA, DELLE ASPETTATIVE, DELLE POLEMICHE SCATENATE A PECHINO DALLA SUA POSITIVITA' - L'ORO E' ANDATO ALLA CAMPIONESSA DEL MONDO IN CARICA, LA CONNAZIONALE ANNA SCHCHERBAKOVA, 17 ANNI... - VIDEO 

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Gaia Piccardi per il corriere.it

 

kamila valieva durante la finale di pattinaggio libero a pechino 2022

L’oro triste di Pechino 2022 va alla Russia. Ma a sorpresa non a Kamila Valieva, la 15enne al centro del caso doping più clamoroso dell’Olimpiade, la bambina che va in pezzi sotto la pressione spropositata di una medaglia che era obbligata a vincere, alla fine è solo quarta.

 

La regina di Pechino è la campionessa del mondo in carica, Anna Shcherbakova, 17 anni, bellissima in viola nel Maestro e Margherita, due quadrupli eseguiti alla perfezione e poi un programma senza eccessi né esagerazioni, l’Himalaya su cui invece è caduta Valieva.

 

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Prima dopo il corto, Kamila può solo buttare via un oro ipotecato già nella gara a squadre. A 15 anni ha sulle spalle il peso della Russia, delle aspettative, delle polemiche scatenate a Pechino dalla sua positività, impunita e rovente. Ecco i salti più difficili: il quadruplo Salchow le riesce, il triplo Axel è viziato da uno step out, Kamila è chiaramente fuori asse; sbaglia la combinazione quadruplo-triplo, cade, si rialza, ricade.

 

Non è la solita Valieva, lo stress di questi giorni terribili si fa sentire. È un Bolero imperfetto e ciò nonostante appassionato, cala il tasso tecnico dell’esercizio e precipita il contatore dei punti, Valieva perde la compostezza ma non la lucidità, arriva in fondo con la faccia di chi ha visto un fantasma, le ultime sono trottole meste: sul ghiaccio si consuma il suo dramma sportivo.

 

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Guantini rossi sul volto, lacrime scroscianti. Eteri Tutberidze, la maestra-matrigna della scuola di Mosca capace di sfornare campionesse in batteria, l’abbraccia con freddezza: Valieva è già passato, è in archivio, adesso che la Wada la squalifichi pure, tanto la Russia piazza sul podio Shcherbakova oro e Trusova argento, con la giapponese Sakamoto, unica credibile alternativa allo strapotere della Grande Madre, bronzo. Sakamoto è sontuosa nel suo bel programma libero di vecchia scuola, in grado di tamponare con classe e mestiere la raffica di salti quadrupli dell’armata russa, ma il terzo posto è il massimo a cui può ambire.

 

Il piano diabolico di Tutberidze ha successo: Alexandra e Anna erano gli assi calati sul ghiaccio nel caso in cui Valieva avesse fallito la missione della vita. La Russia trionfa però non le riesce la tripletta. Agli Stati Uniti, che monopolizzarono il podio dell’artistico maschile a Cortina 1956, resta in tasca il record: Hayes Jenkins oro, Ronnie Robertson argento, David Jenkins bronzo.

 

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Con Valieva fuori dal podio, il Cio autorizza (a differenza della gara a squadre) la premiazione: ci sono i fiori, le medaglie, la mascotte, i sorrisi sotto le mascherine anti Covid. Non c’è l’inno russo, la Grande Madre squalificata per doping ha portato a Pechino atleti «neutri»: il destino di una gara spietata ha punito Kamila la bambina cattiva ma quel podio con la sublime musica di Tchaikovsky ci ricorda che molto ancora non funziona sotto il cielo di Mosca.

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