“L'HO VISTO FARE UN ULTIMO RESPIRO ED È ANDATO GIÙ” - IL DRAMMATICO RACCONTO DI ALESSIA GHIBAUDO, LA FIDANZATA DI LUCA BRIGNONE, IL 25ENNE DI CUNEO MORTO A TENERIFE DOVE È STATO TRAVOLTO DA UN’ONDA GIGANTE: “SONO ARRIVARE DUE ONDE ENORMI CHE HANNO GETTATO ME VERSO LA SPIAGGIA E LUI VERSO IL MARE APERTO. ERA IN UNA SPECIE DI RISUCCHIO. SCENDEVA E SALIVA DI CONTINUO. NESSUNO FACEVA NIENTE. SE I SOCCORSI FOSSERO ARRIVATI PRIMA…”

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Estratto dell’articolo di Matteo Borgetto per “la Stampa”

 

luca brignone con la fidanzata alessia

«Il mio Luca si poteva salvare. I soccorsi sono arrivati troppo tardi. Fossero arrivati cinque minuti prima, Luca sarebbe ancora qui». C'è il dolore, fortissimo, straziante, di chi ha perso «il ragazzo più buono del mondo, l'amore della mia vita», ma c'è anche tanta rabbia al telefono nella voce, più volte interrotta da lacrime e singhiozzi di Alessia Ghibaudo, 23 anni, fidanzata di Luca Brignone, il venticinquenne di Cuneo morto lunedì pomeriggio, travolto da un'onda anomala sulla spiaggia di Tenerife, alle isole Canarie in Spagna.

 

luca brignone

Nonostante le ricerche, anche di notte con i sommozzatori, il mare ne ha restituito il corpo solo martedì, intorno a mezzogiorno, a 150 metri di distanza dal luogo della tragedia, una caletta della costa di Los Gigantes, a Santiago del Teide.

 

[…] Alle 15 di lunedì, è scoppiato l'inferno. «Siamo arrivati sulla spiaggia e abbiamo guardato le "piscine naturali" – racconta la giovane -. L'acqua era tranquilla, ci siamo detti "ma che figata" e siamo entrati a fare il bagno. Si scivolava, ma si toccava. Luca non mi avrebbe mai messo in pericolo, era il primo a dire andiamocene se fosse stato pericoloso.

 

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C'era tanta gente attorno. Poi è arrivata una prima onda, piuttosto grossa. Ha spinto me verso il bordo spiaggia, Luca vicino all'uscita della "piscina", verso l'oceano. Mi sono girata, avevo i capelli sulla faccia, mi ha sorriso. L'ho guardato e c'era un'onda enorme che stava arrivando. Gli ho gridato "amore corri, corri" e l'acqua mi ha buttato sugli scogli.

Mi sono girata e non lo trovavo più. Ho iniziato a urlare il suo nome, non lo vedevo. Poi altri turisti me lo hanno indicato, era stato trascinato verso l'oceano».

 

«Era in mezzo a due onde, in una specie di risucchio – continua -. Scendeva e saliva di continuo. Poi è riuscito a nuotare e andare avanti, in mare aperto. Faticava, ha provato più volte a "fare il morto" per rifiatare. Gli gridavo "ti prego amore, vai avanti, resisti, vai avanti", ma lui non riusciva a venirne fuori. Non so quanto tempo è rimasto in mezzo a quelle onde».

 

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Attimi, secondi, minuti interminabili che sembrano ore. «E nessuno che faceva niente – ancora la giovane -. Sarei andata da lui, ma i bagnini mi hanno sempre trattenuta sulla riva. Poi l'ho visto fare un ultimo respiro ed è andato giù». Una lunga pausa, poi lo sfogo riprende e Alessia ribadisce: «Se fossero arrivati prima i soccorsi, avremmo potuto ancora fare qualcosa, ve lo assicuro». E prima di chiudere la telefonata, parla del suo Luca.

 

«Lo amavo, volevamo una famiglia, dei bambini, volevamo andare a convivere, avevamo un sacco di progetti insieme. Era un sole, disponibile per tutti, cercava sempre una soluzione, mai visto una volta arrabbiato. Era la mia vita». […]

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