Giovanni Sallusti per Libero Quotidiano - Estratti
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La seconda vita di JK Rowling, quella dopo Harry Potter, consiste nella perenne denuncia del suicidio dell'Occidente, inscenato tramite la rinuncia politicamente corretta alla propria identità. La cronaca di questi giorni, i giorni della guerra totale tra Israele e Hamas, moltiplica le manifestazioni di questa malattia culturale, tra osceni relativismi delle ragioni in campo e sensi di colpa masochisti che fanno il gioco dei macellai islamici di bambini.
La scrittrice ieri ha postato su X la lettera al quotidiano Uk Times di una madre, che racconta come ai compagni di nazionalità e religione ebraica della figlia sia stato caldamente consigliato dalle autorità scolastiche di non dare nell'occhio... in quanto ebrei.
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In particolare, l'avviso scolastico invita gli studenti a nascondere il tradizionale copricapo, la kippah, sotto un più rassicurante cappello da baseball, e ad evitare di indossare abiti tradizionali o che potrebbero comunque identificarli. Inoltre, la donna si riferisce di atti di vandalismo nella sua città ai danni di un caffè kosher, e della comparsa di slogan antisemiti dipinti su un ponte.
Scrive la Rowling: «Avevamo detto "mai più". Il Regno Unito era un rifugio sicuro. Ora, dopo il più grande massacro di ebrei dall'Olocausto, ai bambini ebrei britannici viene consigliato di nascondere la propria identità mentre vanno a scuola, per la propria sicurezza. Ci dovrebbe essere un'indignazione di massa per questo». A maggior ragione, ci dovrebbe essere nel Paese che approvò la Magna Charta Libertatum 808 anni fa.
bimbi ebrei a londra
Eppure, la cronaca degli ultimi anni dice che qualche interruzione c'è stata, che il politicamente corretto, figlio equivoco del liberalismo anglosassone, ha finito per rivoltarsi selvaggiamente contro di esso.
(…) Post scriptum: nelle vie e nelle piazze del Londonistan, in questi giorni, non era raro imbattersi in manifestazioni di giubilo per le gesta degli scannatori di Hamas. Sì, abbiamo un problema nel cuore d'Occidente
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