“PER 45 MINUTI MI HANNO PUNTATO LA PISTOLA AL COLLO. DA ALLORA IL TERRORE NON MI HA LASCIATO PIÙ” – ROBY FACCHINETTI RACCONTA LA RAPINA SUBITA NELLA VILLA DI BERGAMO NEL GENNAIO 2023: “ERANO ORGANIZZATISSIMI, SI SONO PRESI TUTTO. DICEVANO: ‘CASA TUA ORA È DIVENTATA CASA NOSTRA” “IO PRENDEVO A PEDATE IL MALVIVENTE SENZA PENSARE ALLE CONSEGUENZE. A UN CERTO PUNTO, SI È RIVOLTO AL COMPAGNO E GLI HA DOMANDATO: ‘GLI SPARO ALLE GAMBE?’” – “MIA MIA MOGLIE HA AVUTO UN COLLASSO ED È SVENUTA. PENSAVAMO AVESSE AVUTO UN INFARTO. A QUEL PUNTO…”
Estratto dell’articolo di Rosanna Scardi per www.corriere.it
«Il terrore è una bestia che ti entra dentro e non se ne va più, è diverso dalla paura. E io ho conosciuto il terrore per la prima volta quando ho avuto in casa, insieme ai miei cari, quattro rapinatori mascherati, vestiti di nero, di cui a malapena intravvedevo gli occhi, armati fino ai denti, che mi hanno puntato la pistola per tre quarti d’ora».
Roby Facchinetti parla, per la prima volta, […] della rapina che ha subìto nella sua villa a Bergamo domenica 29 gennaio 2023, quando la banda entra dal cancello, pochi minuti prima delle 21, approfittando della porta aperta dal figlio Roberto per far rincasare il cane uscito nel giardino della grande villa a due passi dallo stadio.
Roby, può ripercorrere quella drammatica esperienza?
«Era una banda organizzatissima. Sono entrati in quattro, mentre due sono rimasti fuori, restando in contatto con le radioline. […] banditi erano entrati nell’appartamento di mio figlio Roberto e di mia nuora, chiedendo di me, le nostre abitazioni sono comunicanti. A un certo punto ho visto salire dalle scale mia moglie, Giovanna, terrorizzata, con un uomo vestito di nero, incappucciato. Mi ha fatto scendere.» […]
Come ha reagito?
«Quando sei in preda al terrore fai e dici cose senza renderti conto. Il malvivente che aveva “scelto” di starmi addosso era un energumeno che pareva Schwarzenegger, con l’accento dell’Est. Per 45 minuti mi ha puntato la pistola al collo. Voleva che lo accompagnassi da mia figlia Giulia, che vive nella casa accanto. Io lo prendevo a pedate senza pensare alle conseguenze. Ero in preda al panico, non ero padrone di me, ero in una dimensione in cui ero inconsapevole di quello che dicevo e facevo. A un certo punto, il malvivente si è rivolto al compagno e gli ha domandato: “Cosa faccio con lui? Gli sparo alle gambe?”».
Sua figlia Giulia vive con il marito e i due bambini piccoli. Non si erano accorti di nulla?
«No, tra l’altro il marito di Giulia è un campione in diverse discipline sportive e la rapina sarebbe sicuramente degenerata. […] Mentre li stavo accompagnando, sapendo della presenza dei nipotini, ho cercato di far desistere i rapinatori, dicendo che avevamo dato loro tutto, si erano presi gli ori di Giovanna, compresa la catenina della prima comunione, tutti i regali dei vari anniversari e orologi di lusso».
E cosa le hanno risposto?
«Mi hanno detto: “Questa è la mancia che ti daremo quando andremo via, perché casa tua ora è diventata casa nostra. Non abbiamo fretta”. Avrebbe potuto succedere il finimondo…».
Invece, cosa vi ha salvato dal peggio?
«Mia moglie ha avuto un collasso ed è svenuta. Uno dei rapinatori ha detto a mio figlio: “Vai su da tua madre”. Roberto è corso con il cuore in gola. Giovanna era sdraiata a terra, a faccia in giù. Pensavamo avesse avuto un infarto. Quella è la fotografia del dramma. Con lei c’era un uomo che sforzava un accento sudamericano, in realtà italiano. A quel punto ha capito che le cose avrebbero potuto mettersi male. Una rapina significa una condanna a sette-otto anni di carcere: ma se c’è il morto, può arrivare l’ergastolo».
Alla richiesta del procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, è seguita l’archiviazione del gip.
«È una brutta notizia. In questura mi avevano detto che era la prima rapina armata, alla presenza di familiari, che si verificava a Bergamo da tanti anni. Roberto Baggio aveva subito una rapina in villa simile alla nostra. Ho pensato si trattasse della stessa banda». […]