“ALESSANDRO BORGHESE HA RAGIONE: I GIOVANI PREFERISCONO IL WEEKEND LIBERO AL LAVORO” – BRIATORE CONCORDA CON LO CHEF CHE HA ACCUSATO I GIOVANI DI ESSERE LAVATIVI: “CERCANO LAVORO SPERANDO DI NON TROVARLO”. PER BRIATORE È “TUTTA COLPA DEL REDDITO DI CITTADINANZA, DIVENTATO LA LORO VERA AMBIZIONE. I RAGAZZI SI SONO SEDUTI, AMBISCONO A NON LAVORARE”

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Alessandro Dal Monte per corriere.it

 

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«Quello che dice lo chef Alessandro Borghese è la verità: molti ragazzi cercano lavoro sperando quasi di non trovarlo. Io lo vedo chiaramente: preferiscono il reddito di cittadinanza a un percorso di carriera. Anche quando il percorso glielo si offre, ben retribuito: pur garantendo stipendi adeguati e contratti a lungo termine, rifiutano». Flavio Briatore, 72 anni, imprenditore di lungo corso, è come tanti altri manager della ristorazione in difficoltà nel trovare camerieri e cuochi per i suoi locali.

 

«Ho una ventina di indirizzi tra Italia ed estero: non ho problemi di reclutamento di personale a Dubai, non ho problemi in Arabia Saudita. Ho problemi in Italia, in Inghilterra e un po’ anche in Francia. In Inghilterra più a causa della Brexit, in Italia soprattutto a causa del reddito di cittadinanza, che è diventato la vera ambizione dei giovani. La prima domanda che mi sento rivolgere da molti ragazzi durante i colloqui è se possono avere il weekend libero. Io questi qui non li prendo nemmeno in considerazione, non li voglio più vedere».

alessandro borghese

 

Briatore, informarsi sulle condizioni di lavoro — orari, stipendio — non è legittimo nella scelta di un impiego?

«Sì, ma se un ragazzo fa domanda per lavorare nella ristorazione il weekend non ce l’avrà libero di sicuro. Allora cambiasse settore, andasse a lavorare in banca. Il punto è che i ragazzi non hanno proprio la testa: si sono seduti, ambiscono a non lavorare, a prendere il reddito di cittadinanza. Ai miei tempi l’ambizione era diventare impiegato: adesso è prendere il sussidio».

 

Non sarà così per tutti...

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«No, ragazzi validi ce ne sono e fanno anche carriera. Da me se sei bravo entri in un gruppo internazionale che ti fa crescere. Ma molti non si vogliono più sacrificare, stanno attaccati ai social media e pensano che quella sia la realtà. Stanno in chat fino alle 3 del mattino ma non sono disponibili a lavorare. Io ho dei manager senior che rispondono al cellulare sempre».

 

Ma non pensa che la disponibilità perenne sia sbagliata? Dalla pandemia è emersa l’esigenza di un miglior bilanciamento tra lavoro e vita privata, soprattutto in settori faticosi come quello della ristorazione.

«Certo, ci sono dei momenti in cui uno può consentirsi di staccare, ma se hai delle responsabilità o un determinato ruolo in alcune situazioni devi esserci. I ristoranti sono aperti la sera, nel weekend e durante le vacanze. Questo non si può cambiare. Il mondo del lavoro è un mondo di sacrifici. Se nella vita vuoi combinare qualcosa devi fare dei sacrifici».

 

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Probabilmente questi giovani hanno altre priorità e non sono disposti a sacrificare sere e weekend per stipendi che a volte, in questo settore, possono essere molto bassi. La loro concezione di «spirito di sacrificio» potrebbe essere diversa da quella delle generazioni precedenti, non crede?

«Non possiamo modificare tutto il sistema lavorativo per dei ragazzi che non hanno voglia di lavorare. Io sono uno che paga bene e che paga tutti. Da me il contratto base parte da 1.800-2000 euro netti al mese.

salt bae briatore

 

Anche lo stagista è pagato. Chiunque entri nel mio gruppo viene formato, fa dei corsi, viene retribuito. E se sei bravo cresci, c’è chi prende 4-5-10 mila euro e oltre. Ma il problema è che i ragazzi hanno perso il valore del lavoro: io da giovane raccoglievo le mele per due soldi, e lo facevo con passione. Adesso l’obiettivo è opposto, non lavorare. Lo ripeto: colpa del reddito di cittadinanza, una vera catastrofe. Sa qual è la soluzione?».

 

Quale?

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«Sospenderlo da aprile a ottobre, in modo che l’Italia, un Paese con 7 mila chilometri di coste che vive di turismo, non si trovi senza stagionali. Tanto poi chi è bravo trova subito il lavoro fisso. Io terrei il reddito di cittadinanza solo per le famiglie bisognose, ma lo bloccherei per i giovani. L’Italia non può dare contributi a fondo perduto a chi non lavora, così si spinge la gente a vivere di elemosina.

 

Piuttosto si riduca il cuneo fiscale (la differenza tra lo stipendio lordo pagato dalle aziende e il netto percepito in busta paga, ndr): se lo Stato si prende meno tasse, al dipendente resta in tasca di più. Questo aiuterebbe, magari anche i giovani troverebbero più motivazione. Io spero che ritrovino la passione per il lavoro, devono amare quello che fanno».

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