“ANDREA PIAZZOLLA FINGEVA DI ESSERE IL SUO ANGELO CUSTODE” – LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CHE HANNO APERTO LE PORTE DEL CARCERE AL FACTOTUM DI GINA LOLLOBRIGIDA, CONDANNATO A 3 ANNI DI RECLUSIONE PER CIRCONVENZIONE DI INCAPACE – PER IL GIUDICE, IL 36ENNE ROMANO HA SOTTRATTO MILIONI DI EURO ALL’ATTRICE CHE SI FIDAVA A TAL PUNTO DA CONSEGNARGLI LE CHIAVI DELL’INTERO PATRIMONIO: “FINGEVA DI ESSERE L’UNICO PROTETTORE CONTRO I NEMICI, L’HA ALLONTANATA DA TUTTI E…”
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Estratto dell’articolo di Valeria Di Corrado per “Il Messaggero”
Andrea Piazzolla, l'ex factotum di Gina Lollobrigida, ha compiuto negli anni «una articolata e potente opera di suggestione e di induzione» nei confronti dell’attrice, «consistita nella costruzione e nel progressivo rafforzamento ai suoi occhi della propria immagine come quella del suo unico protettore e amico, del suo angelo custode, dell’unico possibile baluardo e sostegno contro i nemici».
Lo scrive il giudice Marco Marocchi nelle motivazioni della sentenza con cui il 13 novembre scorso ha condannato il 36enne romano a 3 anni di reclusione con l'accusa di circonvenzione di incapace per aver sottratto diversi milioni di euro al patrimonio della Lollo.
Tale opera di persuasione è stata «talmente potente ed efficace, complice anche l’età molto avanzata della vittima», spiega il giudice dell’ottava sezione penale monocratica, «da determinare la totale ostinata dismissione» da parte della diva «di qualsivoglia vaglio critico dell’operato dell’imputato», così da indurla «a consegnargli le chiavi dell’intera sua ricchezza immobiliare e mobiliare», allontanandola dai suoi familiari, a cominciare dal figlio Milco Skofic (costituitosi parte civile nel processo e difeso dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri).
Nella sentenza vengono elencati tutti i passaggi che hanno consentito a Piazzolla di portare a compimento il suo “piano”: «la nomina ad amministratore unico della Vissi d’Arte srl, la delega ad operare su tutti i conti correnti, l'ampio mandato fiduciario ad amministrare ed implementare il patrimonio della vittima attraverso la compravendita e la locazione finanziaria di veicoli e gli altri investimenti che avesse reputato profittevoli». Tutto questo «senza neppure interpellare in merito la Lollobrigida - precisa il giudice - come nel caso dell’acquisto e della rivendita di autoveicoli con distrazione del ricavato».
«Tornando a battere sul delicato tasto dei tratti di personalità paranoide» dell’attrice, il tuttofare le prospettava «falsamente la necessità di vendere gli immobili di via San Sebastianello per liberarsi di un cespite asseritamente fonte di soli costi e per pagare un debito tributario di poche migliaia di euro per evitare il pignoramento della villa».
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