“BAFFINO” MA COSA DICI? - INTERIVSTATO DA “LE IENE”, D’ALEMA CERCA DI BUTTARLA IN CACIARA SOSTENENDO CHE L’AUDIO DEL SUO COLLOQUIO CON L’EX COMANDANTE DEI GRUPPI PARAMILITARI EDGAR FIERRO SIA FRUTTO DI UNA “INTERCETTAZIONE ILLEGALE” - E INVECE “LA VERITÀ” LO SBUGIARDA E RACCONTA COME E’ ENTRATA IN POSSESSO DEL FILE (E COME E’ STATO REGISTRATO) - I MESSAGGI DI FIERRO INCHIODANO D’ALEMA…

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Giacomo Amadori per “la Verità”

 

il servizio de le iene su massimo dalema e la compravendita di armi con la colombia 18

Massimo D'Alema sta provando a buttarla in caciara e mercoledì ha cercato di distogliere l'attenzione dei media dalla trattativa sugli armamenti da vendere in Colombia, spostandola sulle fonti del nostro scoop. Purtroppo c'è chi gli ha dato corda andando alla ricerca di misteri che non esistono. In principio ci ha provato Piero Sansonetti a Quarta Repubblica, ma mercoledì ci si sono messe pure Le Iene, che, come hanno dimostrato con il caso Valter Tozzi, a volte vanno a caccia di inesistenti spy story.

 

E così l'ex premier, in tv, ha approfittato del clima favorevole per alzare cortine fumogene: «Alla base di tutto questo affare c'è un'intercettazione illegale di una conversazione privata. In più è stata tagliata e ricucita, quindi è un'informazione a mio giudizio falsa» ha sentenziato. Nel video, l'inviato Antonino Monteleone commenta: «L'ex premier è fermamente convinto che la sua telefonata sia stata intercettata illegalmente e che non sia stata divulgata per caso».

I DALEMA BOYS CON I COLOMBIANI A BOGOTA IL 27 GENNAIO 2022

 

D'Alema solletica il giornalista: «Questa è un'operazione professionale, parliamoci chiaro, non è una cosa così, da dilettanti di passaggio, diciamo». Anche i broker Emanuele Caruso e Francesco Amato giocano al gatto con il topo con il malcapitato cronista e gli fanno immaginare chissà che.

 

Da parte sua D'Alema insiste, diffamando il nostro giornale: «Questa è una cosa che è stata costruita, confezionata, gli altri giornali non l'hanno cagata. L'hanno considerato com'era, diciamo una merda e l'hanno buttata via. Un solo giornale ha pubblicato La Verità perché evidentemente più avvezza alla monnezza diciamo».

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Poi l'ex premier in evidente difficoltà lancia uno sconclusionato attacco al nostro direttore: «Belpietro ha scritto che è stata registrata da uno dei partecipanti era una conversazione tra due persone, non è che c'era una folla di partecipanti. Quindi questa affermazione è palesemente falsa».

 

L'ex premier, in versione Jacques Clouseau, esclude che il file audio con la sua voce possa avercelo inviato il suo interlocutore, l'esimio Edgar Fierro, già condannato a 40 anni di galera per i delitti commessi quando era un comandante dei gruppi paramilitari colombiani di estrema destra: «[] C'ha l'indirizzo della Verità? Ma non diciamo sciocchezze Fierro, ma che ne sa, questa è una cosa italica, diciamo, voi fate i giornalisti, non fatevi raccontare favole».

 

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Monteleone obietta poco convinto: «Intercettare una conversazione privata su una piattaforma è molto sofisticata come attività. Non è una cosa che si fa». E D'Alema lo stuzzica: «E appunto, lo so, sarebbe interessante capire proprio perché fatevi delle domande. È il vostro mestiere».

 

Dopo aver ascoltato questo sproloquio, perplessi ci domandiamo quali sarebbero i giornali che avendo un tale scoop nel cassetto si sarebbero dati il buco da soli, per poi essere costretti a venire a rimorchio del nostro giornale. Questi cronisti, sempre che esistano, e tendiamo a escluderlo, andrebbero candidati al Pulitzer. quel che non torna Il servizio delle Iene ci costringe, però, a smentire ogni strumentale ricostruzione da parte di chi è in palese difficoltà e cerca di sviare l'attenzione da sé approfittando dell'ingenuità o della complicità di questo o quel giornalista (basti ricordare un paio di interviste anche quelle da Pulitzer).

 

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Partiamo dall'inizio: il 28 febbraio 2022 abbiamo letto con sorpresa sul sito Sassate.it un articolo che svelava il nuovo presunto mestiere dell'ex premier, quello di «facilitatore» di business nel settore militare in America Latina, anche se non veniva esclusa «l'ipotesi di trovarsi di fronte a retroscena da cui potrebbe spuntare il millantato credito».

 

A quel punto abbiamo deciso di approfondire la notizia e dopo qualche ricerca abbiamo ottenuto le prime conferme e siamo riusciti ad avere nome e contatto telefonico di Francesco Amato, uno dei due broker che stavano dando assistenza all'ex presidente del Consiglio. Il trentottenne pugliese, dopo un iniziale stupore e una certa diffidenza, ha accettato di raccontarci la sua versione.

 

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Riteneva di essere stato scavalcato nell'affare da D'Alema, dal momento che da alcuni giorni non aveva più notizie della trattativa con Leonardo e Fincantieri. Inoltre aveva avuto una discussione con D'Alema dopo la mancata call con il ministro della Difesa colombiano a cui era stati invitati anche l'ad di Leonardo Alessandro Profumo e il manager di Fincantieri Giuseppe Giordo.

 

Con Amato abbiamo sondato anche «l'ipotesi del millantato credito», facendolo accendere come un fiammifero: «[] Non sto parlando dei soldi io devo capire l'umiliazione che ho sofferto e adesso in più che mi stai dicendo (inc) un lavoro di otto mesi fatto da parte mia non di Robert Allen, né del presidente, né della madre che mi pariò Francesco Amato ha fatto un cazzo di lavoro viaggi a spese sue».

MASSIMO DALEMA

 

A quel punto gli abbiamo domandato quante volte avesse incontrato il presidente e allora Amato ha alzato le cateratte: «Tre volte e ti dico di più c'è una riunione tra il presidente e un'istituzione pubblica colombiana la riunione sta registrata dove il presidente spiega tutto per filo e per segno le partecipate, gli accordi con le partecipate come sarà il modus operandi e tutto quanto quindi che non mi dicano che non c'entra un cazzo perché so io a chi cazzo mando la registrazione».

 

Colpiti da questo sfogo improvviso, arrivato dopo quasi un'ora di chiacchierata (tutta registrata), capiamo di essere a un passo da uno scoop e azzardiamo: «Dovresti mandarla a me». Amato tentenna: «Prima vediamo come finiamo io sto parlando perché sto dalla parte della ragione».

 

Insistiamo per qualche minuto, spieghiamo che non abbiamo mai creduto al millantato credito e che siamo interessati a questo audio. Lui, capendo di essere preso sul serio, ci offre i dettagli: «(D'Alema, ndr) parlava in italiano, aveva il traduttore e ce l'ho dove spiega 50 per cento a me 50 per cento a te, si muoveranno così, faranno colà, io non voglio fare casini io te lo posso mandare ma non voglio fare casino». Poi, dopo aver scambiato ancora qualche battuta, decide che quell'audio potrebbe servire a una ricostruzione fedele di quanto accaduto: «Mi hanno preso per il culo, io te lo posso mandare l'audio». E dopo poco, via Whatsapp, ce lo invia.

mail dalema giordo pubblicata a la verita

 

IL NUMERO SPAGNOLO

La genesi della registrazione, nella ricostruzione di Amato, è molto lineare. E per questo ci ha spedito gli screenshot dei messaggi di Fierro propedeutici alla conversazione avuta con D'Alema l'11 febbraio.

 

I protagonisti del dialogo sono l'ex paramilitare e una presunta «segretaria/interprete» dell'ex leader del Pds che possiede un telefonino con numero spagnolo che ieri ha squillato a vuoto tutto il pomeriggio. Il 10 febbraio, nel primo pomeriggio, Fierro scrive: «Abbiamo inviato i documenti ufficiali della presidenza. Può confermare se sono arrivati? Inoltre, confermo la partecipazione all'incontro previsto per domani e chiedo di informarmi su chi parteciperà. Grazie».

 

jet m346 di leonardo

Risposta: «Confermo che il presidente ha ricevuto la mail. Preciso che la teleconferenza avrà luogo solo tra lei e il presidente Massimo D'Alema. Sarò presente solo io per tradurre la conversazione tra il Presidente e vostra Grazia».

 

Fierro replica: «Da questa parte saremo presenti io e il signor Francesco Amato, poiché è la persona che, a mio nome, ha svolto tutto il lavoro istituzionale e privato con i miei contatti e che ha mantenuto le interlocuzioni per l'intera operazione, se questo non crea inconvenienti».

MASSIMO DALEMA - LA PROPOSTA DI CONTRATTO DA COMMISSIONE MILIONARIA

 

L'INTOPPO

Inizialmente sembra che da parte di D'Alema non ci siano obiezioni: «Va bene nessun problema, molte grazie» conclude l'interprete. Che il mattino successivo manda questo nuovo messaggio: «Salve, scusi ho avuto un contrattempo e sarò sostituita da un altro collaboratore del presidente. Il presidente mi ha chiesto se fosse possibile che all'incontro di oggi non ci fosse nessuno presente, solo lei. Grazie».

 

massimo dalema tratta con edgar fierro 2

L'ex comandante ribatte: «Per favore chieda al presidente qual è il motivo per cui il signor Francesco Amato non sarà presente alla riunione, per me è importante che possa partecipare poiché è stato l'interlocutore in tutto ciò che è accaduto durante il procedimento, oltre a godere di grande fiducia e approvazione da parte di tutti». Lo stesso pomeriggio Fierro scrive ad Amato: «Mi stanno già chiamando». Il broker risponde: «Ok. Se del caso mi aggiungi».

 

Alla fine del colloquio, durato 65 minuti, l'ex paramilitare pone la domanda cruciale: «Infine, Presidente, vorrei chiederle, con tutto il rispetto, se lei ha avuto un problema con il signor Francesco Amato []».

massimo dalema tratta con edgar fierro 3

 

L'ex premier svicola: «[] È un simpatico giovane, a volte fa un po' di confusione, come succede alle persone più giovani». Dopo circa un'ora e mezza dall'ultimo messaggio ad Amato e precisamente alle 17 e 12 dell'11 febbraio Fierro invia l'audio del colloquio della durata di 1 ora e 5 minuti all'amico broker, un file Mp3 pesante 94,2 megabyte. Lo stesso che abbiamo ricevuto noi il 28 febbraio. Quindi sembra proprio che a registrare sia stato uno dei tre partecipanti alla videochiamata. Se così fosse, e non abbiamo motivo di dubitarne, ci troveremmo di fronte a un'«intercettazione» perfettamente legale.

UNA VIDEOCHIAMATA CON MASSIMO DALEMA
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MASSIMO DALEMA
massimo dalema tratta con edgar fierro