“BONANNI? NON VALE MANCO LA PENA, PRENDE POCHISSIMO, 4MILA EURO” - FINISCONO A GIUDIZIO TRE “ROBIN HOOD” DELLE PENSIONI D’ORO: PUNTAVANO A QUELLI CON UN RICCO ASSEGNO, CLONAVANO I DOCUMENTI E DIROTTAVANO LE LORO RATE SU ALTRI CONTI CORRENTI A LORO INTESTATI – LA BANDA AVEVA MESSO NEL MIRINO, OLTRE ALL’EX SEGRETARIO CISL RAFFAELE BONANNI, L'EX PRESIDENTE E AD DI ANAS PIETRO CIUCCI, L'EX MANAGER DI TELECOM E AUTOSTRADE VITO GAMBERALE E L'EX AD DI POSTE MASSIMO SARMI. AD AIUTARE I TRUFFATORI UN DIPENDENTE DELL'INPS (ADESSO DECEDUTO) E UN FUNZIONARIO DEL COMUNE DI ROMA..
Francesca De Martino per "il Messaggero"
Selezionavano ex top manager, sindacalisti e imprenditori dai nomi altisonanti e soprattutto con «pensioni d'oro» per poi truffarli, clonando i loro documenti e dirottando le loro rate mensili da decine di migliaia di euro su altri conti correnti a loro intestati. Nel 2019, per questi fatti, erano state arrestate cinque persone. Ieri in tre sono stati rinviati a giudizio dal gup con le accuse, a vario titolo, di truffa e accesso abusivo al sistema informatico. Per i tre imputati la prima udienza è stata fissata a febbraio prossimo.
Gli altri indagati, invece, hanno chiesto il rito abbreviato, che si discuterà il prossimo gennaio. In aula dovrà presentarsi anche Luigi Pisano, classe 1948, considerato la mente del gruppo.
LA VICENDA I truffatori avevano scelto vittime del calibro di Pietro Ciucci, ex presidente e ad di Anas, Raffaele Bonanni, ex segretario della Cisl, l'ex manager di Telecom e Autostrade Vito Gamberale e l'ex amministratore delegato del Gruppo Poste Italiane e attuale vicepresidente Sia, Massimo Sarmi.
Secondo quanto ha ricostruito l'accusa, durante le indagini partite dopo la denuncia di Gamberale, la banda di truffatori, che si serviva dell'aiuto di un dipendente dell'Inps (adesso deceduto) e di un funzionario del Comune di Roma, era riuscita ad ottenere i dati delle vittime e, almeno in un caso, anche a mettere le mani su una pensione.
LE VITTIME In totale la banda aveva individuato, su internet e tramite i complici n una decina di pensionati d'oro e con la talpa all'Inps, aveva cominciato a falsificare i documenti per poter intercettare o sfruttare i compensi mensili. L'indagine, ribattezzata «Robin Hood», era partita con la denuncia di Gamberale che, nel febbraio del 2018 non aveva ricevuto l'accredito mensile di 24 mila euro, la pensione era infatti stata dirottata su un conto estero dagli arrestati.
Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia Roma centro e dalla stazione San Lorenzo in Lucina, si erano basate anche sulle intercettazioni ambientali e telefoniche. «Bonanni? Non vale manco la pena, prende pochissimo, 4mila euro», così la banda valutava le vittime migliori, come emerge in una conversazione telefonica citata nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Mattioli.