“CASI COME QUESTI NON POSSONO RIMANERE NELL'OMBRA O INASCOLTATI” – IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE PATRIZIO BIANCHI MENA SUL PROF CHE MOLESTAVA SESSUALMENTE ALCUNE STUDENTESSE DI UN LICEO DI COSENZA: “ABBIAMO DECISO DI INVIARE SUBITO GLI ISPETTORI PER ACCERTARE I FATTI E LE RESPONSABILITÀ” – GLI STUDENTI AVREBBERO INOLTRATO ALLA PRESIDE UNA MAIL IN CUI IL PROF FACEVA COMMENTI SPINTI SUL FISICO DI UNA RAGAZZA, MA LA DIRIGENTE HA RISPOSTO…

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Valentina Santarpia per il "Corriere della Sera"

 

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«Abbiamo deciso di inviare subito gli ispettori per accertare i fatti e le responsabilità di ognuno nel pieno rispetto delle prerogative della magistratura. Casi come questi non possono rimanere nell'ombra o inascoltati». Interviene il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi sulla delicatissima vicenda emersa all'istituto Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza. 

 

Dopo gli sfoghi di alcune ragazze, che hanno raccontato sui social di essere state molestate da un professore, e la denuncia di una studentessa ai carabinieri, la Procura di Cosenza ha aperto un'inchiesta conoscitiva. Non ci sono indagati al momento, ma il fascicolo è stato affidato al pool di magistrati che indaga sui casi di violenza contro le donne. Intanto i compagni di scuola hanno occupato l'istituto ad oltranza: una mobilitazione che durerà, assicurano, finché non sarà fatta chiarezza. 

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Il ministero dell'Istruzione e il ministro Bianchi si sono attivati subito, chiedendo alla dirigente scolastica, Iolanda Maletta, una relazione dettagliata. E seguono direttamente con molta attenzione il caso: alla funzionaria inviata dall'ufficio scolastico regionale, Loredana Giannicola, è stato affiancato un ispettore inviato da Roma. Casi di questo tipo - spiegano - non possono rimanere nell'incertezza, senza che vi sia un «rigoroso accertamento dei fatti». 

 

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Secondo gli studenti, la storia andava avanti da un po'. «Tutti sapevano - racconta Fausto Cirillo, del quinto anno - che nel nostro istituto c'erano state delle attenzioni nei confronti delle alunne». Tutti tranne i genitori delle ragazze. «Molte di loro sono terrorizzate e non hanno avuto il coraggio di aprirsi neanche con noi», spiega Antonella Veltri, presidente di Dire, donne in rete contro la violenza. «Siamo stati noi ad avvicinarci a loro e con fatica siamo riusciti a farle parlare».

 

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 Tra l'altro, molte sono in procinto di sostenere la maturità e temevano ripercussioni sugli esami. Molte storie sono raccontate su una pagina Instagram creata ad hoc, dove è stato pubblicato il link per una petizione di solidarietà che ha raccolto 1.700 firme. Si parla anche di una mail che un professore avrebbe inviato a una studentessa, in cui faceva commenti piuttosto spinti sul suo aspetto fisico. 

 

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L'email sarebbe stata consegnata alla dirigente dell'istituto che, secondo i ragazzi, avrebbe sottovalutato la situazione. «La preside - racconta il fratello della studentessa coinvolta - sapeva e non ha fatto nulla se non spostare il docente in un altro plesso». Le molestie si sarebbero moltiplicate nel periodo della Dad. 

 

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I professori, avendo avuto accesso ai recapiti telefonici delle alunne e al computer, le avrebbero infastidite anche in orario extrascolastico. «Hanno violato la nostra intimità - dicono alcune ragazze -. Mentre facevamo lezioni con la didattica a distanza, alcuni docenti ci facevano domande personali e intime. Ci facevano apprezzamenti sul nostro abbigliamento con chiare allusioni».

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