1. I CELLULARI PROTETTI DI BRUGNARO «INCONTRO AL MINISTERO PER I TERRENI»
Estratto dell’articolo di Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
Dopo l’inciampo con il magnate asiatico Ching Chiat Kwong, che alla fine ha detto no all’acquisto dell’area selvaggia di proprietà del «Brugnaro blind trust», vista la grana della bonifica dei terreni, il fido Morris Ceron ha iniziato la marcia su Roma: «Ci vuole un uomo di fiducia all’interno del ministero per gli snodi di tutte le robe che ci riguardano... chi è che deve dare l’ok, chi è il capo delle bonifiche... sbloccando le cose che ci interessano».
Ceron è il capo di gabinetto del sindaco e sta parlando, intercettato, con Luca Zuin, responsabile del Programma del Comune. Si confrontano su un appuntamento che avranno a breve nella capitale.
A Roma «Risulta che l’incontro istituzionale con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sia effettivamente avvenuto a Roma il 6 dicembre 2022 — annotano i pm Federica Baccaglini e Roberto Terzo nella richiesta di misure cautelari della nuova tangentopoli veneziana —. Vi hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco di Venezia Brugnaro, accompagnato da Ceron.
Risulta quindi evidente l’enorme interesse di Brugnaro (e di Ceron, attraverso il quale si informa e opera) di assicurarsi che sia lo Stato a pagare il costo di bonifica di aree da lui acquisite a prezzo vile (5 milioni di euro) proprio perché inquinate; aree che sono state poi rivalutate a 85 milioni in previsione di lucrare enormemente dalla loro espropriazione per interesse pubblico».
Quello dell’inquinamento dei terreni, che si trovano a Marghera fra terra e laguna, è un punto centrale dell’operazione. Decisiva la valutazione ambientale dell’Arpav al ministero della Transizione ecologica.
Qui interviene il vicecapo di gabinetto di Brugnaro, Derek Donadini, altro uomo di fiducia del sindaco proveniente dall’impero aziendale. Come Ceron, non dovrebbe più occuparsi delle società. Chiama invece Maurizio Vesco dell’Arpav chiedendogli di leggere in anteprima la bozza del parere: «Tu sai che se posso in qualche modo aiutarvi...».
«Stiamo un’oretta insieme e proviamo a ragionarci su», gli dice l’altro. «La situazione non è definibile come rifiuto, assolutamente», sarà il parere dell’Arpav al ministero.
[…] Temendo i «trojan», lo staff del sindaco usava più di qualche accorgimento. «A consigliare di cambiare telefoni sono state diverse persone, tra cui un militare infedele e lo stesso Brugnaro», scrivono i magistrati. I timori erano cresciuti dopo un’acquisizione di documenti in Comune da parte della Guardia di Finanza. Allarme rosso. C’era chi indagava e c’era chi sfuggiva, guardie e ladri. Gli uomini di vertice sono così stati dotati di cellulari non infiltrabili, forniti peraltro da una società controllata dal Comune, Venis. «Se accendi il cervello tipo me... magari ci svegliamo un attimo... ma non devi dirmelo così... ti ho detto vieni qua», è la strigliata di Brugnaro a Donadini.
«Siamo di fronte a un conglomerato di amministratori pubblici che discutono di contenuti illeciti», concludono i pubblici ministeri.
[…] In queste ore, nei corridoi di una società partecipata, c’è qualcuno che gongola. È Paolo Della Vecchia, il presidente di Insula capace lo scorso anno di minacciare la denuncia in Procura per «le procedure illegittime del direttore generale». «A me le preoccupazioni derivano dalle risultanze delle gare, chi partecipa, chi viene fuori... chi vince, chi vince le gare aperte», si scalda con la dg dell’immobiliare comunale Ive, Alessandra Bolognin. La quale segnala la cosa a Brugnaro: «Si è meso in testa che le ditte fanno cartello». Il sindaco è uomo pratico: «Secondo me se gli faccio la proposta di togliergli la delega si ammorbidisce subito... anzi, gli dirò io “ti consiglio esci fuori da ’sta roba che forse non riesci più a gestire. È più grande di te!”». […]
2. TUTTI GLI UOMINI DI BRUGNARO: “COSÌ PIAZZÒ I SUOI IN COMUNE”
Estratto dell’articolo di Valeria Pacelli e Giuseppe Pietrobelli per “il Fatto quotidiano”
Tutti gli uomini del sindaco Luigi Brugnaro: nel gruppo privato e nell’amministrazione del Comune di Venezia. È la rete che i magistrati veneziani ricostruiscono nella richiesta di misura cautelare, sfociata nell’arresto dell’ormai ex assessore Renato Boraso. In questa indagine Brugnaro è indagato, ma per vicende diverse, per concorso in corruzione e non è destinatario di alcuna richiesta di misura cautelare.
Nel loro documento i pm fanno dunque riferimento a un’informativa della Finanza, dove vengono elencati coloro che “hanno svolto o svolgono l’incarico di amministratori delle società appartenenti al reticolo controllato dalla Luigi Brugnaro Holding spa”: “Diversi di loro – scrivono i pm – sono stati nominati a stretti collaboratori del sindaco o altissimi dirigenti comunali o delle società partecipate”.
La finanza elenca quelli che ritiene “i casi più importanti”. Tra questi cita: Morris Ceron (indagato) “legale rappresentante da settembre 2019 dell’associazione elettorale ‘Un’impresa comune’” e “soprattutto, ‘segretario particolare’ dal 2010 al 2015 del Presidente di Umana Holding Spa, Luigi Brugnaro”.
LUIGI BRUGNARO - PRIMA PAGINA DEL FATTO QUOTIDIANO
Dopo l’elezione a sindaco di quest’ultimo nel 2015 Ceron è diventato “capo di gabinetto del Sindaco”, poi “Direttore generale del Comune da marzo 2021”. Nel contempo Ceron ha mantenuto un rapporto di “dipendenza” con “società del Brugnaro”: è stato “dipendente della Società Sportiva Reyer Venezia Mestre Srl da luglio 2009 a febbraio 2021”.
C’è poi Derek Donadini (indagato) che da maggio 2014 a giugno 2019 è stato “amministratore del ‘Consorzio Produzione e Sviluppo Nord est, costituito da Brugnaro il 16 dicembre 2004”. Donadini dal 2015 è vice capo di gabinetto del sindaco. Tuttavia, continuano i pm, “è rimasto dipendente della ‘Umana Spa’ dal 2008, quantomeno fino al 28 febbraio 2022”.
[…] Non è invece indicato nell’organigramma, ma per i pm ha avuto un ruolo nelle faccende comunali anche l’assessore Renato Boraso. In realtà sembra giocare in proprio, è in consiglio comunale da quasi trent’anni, in giunta dal 2015.
Ma al di là delle nomine, il problema per i magistrati sono le figure apicali del comune, tanto che descrivono la gestione amministrativa degli ultimi 7 anni con “ripetuti conflitti di interesse riguardanti le figure più elevate dell’amministrazione” quali il sindaco, il capo e il vice capo di gabinetto. Per i pm a volte chi sapeva si girava dall’altra parte: “Le condotte illecite (...) o di interferenza sulle procedure amministrative sono avvenute senza nessuna reazione e opposizione da parte dei funzionari che gestivano le pratiche. Se ne desume che per molti appartenenti alla macchina amministrativa questi comportamenti illeciti – posti in essere da assessori o alti dirigenti – costituiscono prassi consolidata e accettabile come metodo ‘normale’ di risoluzione degli affari”.
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