“IL CIRCO SPETTACOLO IN TV NON È FARE GIORNALISMO” - MENO MALE CHE C’È LILLI “BOTOX” GRUBER A INSEGNARE COME FARE IL MESTIERE AI COLLEGHI! – DA DOMANI TORNA A INDOSSARE LA MASCHERA DI CERA SU LA7, INTANTO SPARA A ZERO: “LA MELONI? NON È UNDERDOG. VIVE COSTANTEMENTE SULLE BARRICATE, NON RIESCE A TOGLIERSI L’ABITO DELLA COMIZIANTE D’OPPOSIZIONE. GIAMBRUNO? LEI DOVEVA AVVERTIRE IL SUO COMPAGNO DI EVITARE COMMENTI INUTILI CHE L’AVREBBERO MESSA IN IMBARAZZO” - “LA RAI? IRRIFORMABILE. ABBIAMO DI NUOVO IL GOVERNO CHE, GRAZIE A RENZI, LA CONTROLLA...”
Estratto dell'articolo di Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"
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Un anno fa la Meloni vinceva le elezioni e diventava la prima donna presidente del Consiglio. Lei in passato l’ha avuta ospite più volte, e talora vi siete un po’ scontrate. Che tipo è? Umanamente come la trova?
«Di sicuro non è una underdog, ma una politica abile che ha costruito la sua carriera in anni di militanza e Parlamento. Ora è presidente del Consiglio, ma ugualmente vive costantemente sulle barricate: in tempi così critici avremmo bisogno di non dividere il Paese in amici e nemici. Sembra le risulti difficile togliersi l’abito della comiziante d’opposizione per mettersi quello istituzionale di premier».
Ma qual è finora il suo bilancio politico?
«[...] su politica internazionale, Nato e conti pubblici ha le mani legate, e quindi si muove in continuità con i precedenti governi, come in sostanza anche nei rapporti con l’Europa. Siamo lontani dalla propaganda sovranista di quando stava all’opposizione. Sul fronte interno invece cavalca i temi identitari di una destra reazionaria»
Le si rimproverano sia il familismo, sia la difficoltà a prendere le distanze dalla storia missina.
«[...] Forse teme di perdere consensi o di rinnegare la sua storia di militanza nel Movimento sociale, un partito apertamente neofascista. Quanto al familiare, è sempre un segnale di debolezza quello di privilegiare la fedeltà alla competenza».
Lei Gruber è stata molto critica con Giambruno, ma la Meloni cosa poteva fare?
«La politica è anche capacità di prevenire i problemi. Giorgia Meloni doveva avvertire il suo compagno di evitare commenti inutili che l’avrebbero messa inevitabilmente in imbarazzo, vista la rilevanza del suo nuovo ruolo istituzionale».
Non è che il compagno giornalista rischia di diventare una mina vagante per la premier?
«Non è una questione di libertà di stampa, come ha detto la Meloni, ma di gestione del potere politico, in tutti gli ambiti. Compreso quello familiare e personale. Una necessità, quando si è sotto i riflettori in permanenza».
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Siamo stati un po’ ingrati con Draghi? La sua esperienza di governo si è chiusa bruscamente, lui forse sperava nel Quirinale... Che ruolo vede per lui in futuro?
«Ci dimentichiamo che alla fine Mario Draghi è stato sfiduciato da tutti i partiti del Parlamento, esclusi Pd e centristi. Dopo averlo sostenuto per risolvere i suoi problemi, la politica lo ha rigettato. Come dimostra la mancata elezione al Quirinale. Ma il suo governo ha gestito bene una fase delicatissima nella vita del Paese, dal Covid alla guerra. Il futuro di Draghi lo conosce solo Draghi».
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Parliamo di tv. In Rai la destra ha fatto né più né meno quel che faceva la sinistra? O ha fatto peggio?
«La Rai è irriformabile e la politica insaziabile. E leggo che Giorgia Meloni avrebbe stretto un patto con Marina Berlusconi per tutelare le aziende di famiglia. I cittadini che pagano il canone meriterebbero uno spettacolo più decoroso. E finalmente una legge sul conflitto di interessi».
Rai 3 in particolare cambia pelle. Se ne sono andati volti storici come Fazio, Berlinguer, Gramellini, Annunziata. Si rischia il crollo? Era giusto o no che ci fosse una rete apertamente di sinistra?
«Rai 3 viene istituita da una riforma del 1975, parliamo di un’era geologica fa, e oggi abbiamo di nuovo il governo che — grazie a Renzi — controlla la Rai. Comunque, molti dei volti che ha citato saranno in onda anche questa stagione: sarà il pubblico a dare il suo verdetto».
Anche di lei dicono che sia un po’ troppo di sinistra, o comunque anti-governativa. C’è del vero?
«Più che l’etichetta di destra o sinistra, di un giornalista credo vada evidenziato se fa o no tutte le domande, se si attiene ai fatti o cerca di manipolare il racconto, se fa da grancassa alla propaganda o se cerca di smontarla. Questo conta alla fine, se parliamo di giornalismo».
E Mediaset senza Berlusconi che futuro ha?
«Leggo che il figlio Pier Silvio ha saldamente le redini dell’azienda in mano. Più complicato mi sembra il discorso sul futuro di Forza Italia senza Berlusconi».
Posso chiederle come mai va al Bilderberg? Cosa succede in quelle riunioni di potenti?
«Succede che si decidono i destini del mondo, anche del suo Aldo (Lilli Gruber ride). Cospirazionismo a parte, per un giornalista è un’occasione unica di incontrare figure come Henry Kissinger, Jeff Bezos, Emmanuel Macron, Jens Stoltenberg e altri grandi protagonisti del nostro tempo».
Lei due anni fa disse al Corriere, a proposito dei No Vax, «non credo sia giusto dare voce a chi propaga fake news». Non tutti hanno fatto la sua scelta. Era giusto far parlare i No Vax, o no?
«Rivendico la mia scelta. Le ricette per affrontare un’emergenza possono essere diverse. Negare le emergenze o propagare tesi antiscientifiche è un’altra cosa».
Questo però in teoria potrebbe valere anche per altri argomenti. Ad esempio per chi nega il cambiamento climatico. A volte sono le stesse persone.
«Dire che nei vaccini c’era il grafene o i feti morti è una bestialità. Lo è anche negare il cambiamento climatico, dove però c’è un dibattito scientifico su cause, conseguenze e possibili rimedi che va approfondito».
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Anche i suoi critici le riconoscono di saper tenere la trasmissione in mano. Qual è la tecnica? Come si frenano, ad esempio, le furie di Cacciari?
«Massimo Cacciari è uno dei più grandi intellettuali del nostro Paese. Non esiste una tecnica, c’è bisogno di disciplina intellettuale ed estetica, di duro lavoro e di sangue freddo. Un giornalista e conduttore non deve deliberatamente mettere in scena un circo-spettacolo».