IL “CUOCO DI PUTIN” HA ALZATO TROPPO LA FIAMMA – IL CAPO DELLA COMPAGNIA WAGNER, EVGENIJ PRIGOZHIN, HA PERSO OGNI FRENO NEI SUOI ATTACCHI A MOSCA SULLA GESTIONE DELLA GUERRA. E HA MESSO NEL MIRINO ANCHE PUTIN – DURANTE LE CELEBRAZIONI DELLA “GIORNATA DELLA VITTORIA”, SE L’È PRESA CON UN IMPRECISATO “NONNO FELICE CHE CREDE CHE TUTTO VADA BENE, MA È SOLO SOLO UN COGLIONE COMPLETO”. IN MOLTI CI HANNO VISTO UN RIFERIMENTO A “MAD VLAD”, CHE ORA POTREBBE REAGIRE…
-Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
C’è già chi scommette su quanto possa ancora durare il gioco pericoloso dell’ex “cuoco di Putin”. A furia di lanciare continui anatemi, il capo della compagnia Wagner Evgenij Prigozhin ha oltrepassato tutte le “linee rosse”. Nei giorni scorsi, prima ha minacciato di ritirare i suoi mercenari da Bakhmut se il ministero della Difesa non gli avesse inviato munizioni, poi ha fatto marcia indietro, per infine tornare a lanciare ultimatum.
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Il 9 maggio, mentre erano in corso le celebrazioni della Giornata della Vittoria, però, ne ha detta una di troppo. In un video di ben 27 minuti se l’è presa anche con un imprecisato «nonno felice» che «crede che tutto vada bene» in Ucraina, ma che potrebbe essere «solo un coglione completo». L’ennesima spacconata che potrebbe essergli fatale.
A dispetto della sua ambiguità, quasi tutti ci hanno letto un’allusione a Putin, battezzato dall’oppositore in carcere Aleksej Navalnyj come il “nonno nel bunker” per la sua ossessione per l’isolamento in tempi di pandemia e il suo distacco dalla realtà. Prigozhin deve essersi reso conto del passo falso e ha provato a smentire.
Al suo solito modo: cercando di confondere le acque. Ha avanzato tre ipotesi: l’ex viceministro della Difesa con delega alla logistica, Mikhail Mizintsev, «che è stato silurato perché ci dava proiettili e per questo motivo ora non ce li può dare più»; il capo dello Stato Maggiore, nonché comandante dell’intera operazione militare speciale in Ucraina Valerij Gerasimov «che ci deve dare proiettili, ma noi non ce li fa arrivare in quantità sufficienti, ne riceviamo soltanto il 10 per cento»; infine, l’attivista filogovernativa Natalia Khim, «comparsa sui social offrendoci scatole di proiettili». «Scegliete», ha concluso, suggerendo di riferirsi per esclusione a Gerasimov, che ha già preso di mira più volte in passato con epiteti poco lusinghieri.
La spiegazione però non convince neppure il Cremlino. «Potrebbe pure dire che si trattava del ministro della Difesa Sergej Shojgu o di un altro nome astratto, ma la gente trae conclusioni chiare», ha detto una fonte dell’amministrazione presidenziale al media indipendente Meduza.
[…] l’ex chef di Putin avrebbe perso ogni protezione. I suoi “padrini”, il capo della Guardia nazionale Viktor Zolotov e il governatore di Tula ed ex guardia del corpo di Putin Aleksej Djumin, non sarebbero più in grado di intercedere per lui. Mentre il miliardario e uno dei più stretti consiglieri di Putin, Jurij Kovalchuk, considerato il suo più potente “mecenate”, ne ha già «preso le distanze».
L’ultima parola resta a Putin. Finora, fedele come tutti i dittatori al motto latino divide et impera, aveva lasciato correre sui pubblici litigi tra Prigozhin e Difesa. Non rispondere all’ultima intemerata sembrerebbe però un segno di debolezza.
C’è chi, come l’ex oligarca oggi in esilio Mikhail Khodorkovskij, già commenta: «Il “nonno felice” del bunker non ha risposto all’attacco di Prigozhin perché ha semplicemente paura di lui e della sua banda di criminali».
Interpellato sulla vicenda, il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, si è limitato a dire che al Cremlino «nessuno ha visto» il video di Prigozhin del 9 maggio: «Sapete cosa stavamo facendo. C’erano tanti ospiti. Tanti eventi». Ma l’imbarazzo delle autorità è palese tanto che alla Duma è esploso un vero caso.
A fine aprile il vicepresidente della Camera bassa del Parlamento, Sergej Neverov, del partito al potere Russia Unita, aveva proposto di invitare Prigozhin a parlare in Parlamento. Con tempismo a orologeria, all’indomani del commento infelice sul “nonno felice”, fonti di Russia Unita e della Duma si sono però affrettate a spiegare al quotidiano Kommersant che non si trattava di una «proposta istituzionalizzata» e che nel frattempo «sono successe tante cose». […]