“NELLA DANZA SEI CONVINTO CHE TI STIANO GUARDANDO PER LA TUA ARTE, INVECE AMMIRANO IL BEL SEDERINO” - GARRISON ROCHELLE, BALLERINO, COREOGRAFO STATUNITENSE ED EX MAESTRO DI “AMICI”, RIVELA DI ESSERE STATO MOLESTATO DOPO CHE GIULIANO PEPARINI HA FATTO SALTARE IL TAPPO SUGLI ABUSI NELLA DANZA: “UNA NOTTE A 15 ANNI MI SONO RITROVATO IL MIO INSEGNANTE IN CAMERA: L'HO MANDATO VIA E DA ALLORA NON MI HA RIVOLTO PIÙ LA PAROLA. E ALLA HOUSTON VALLEY C’ERA IL DIRETTORE ARTISTICO CHE…”

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Estratto dell’articolo di Francesca D'angelo per "la Stampa"

 

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[…] Giuliano Peparini ha deciso di rompere il silenzio raccontando a La Stampa il lato oscuro della danza: un mondo che non è certo esente dalla piaga degli abusi. Peparini lo ha sperimentato sulla propria pelle da ragazzo. Solo dopo, crescendo, Peparini ha decodificato la vera natura di certe situazioni che, in alcuni casi, hanno sfiorato l'abuso fisico.

 

La sua è una delle pochissime storie in circolazione perché il mondo della danza è, se possibile, ancora più omertoso di quello del cinema. […]

 

«Come in molti ambienti lavorativi, gli abusi sono presenti nella danza, a maggior ragione perché noi lavoriamo con la fisicità - spiega Garrison Rochelle, ballerino e coreografo statunitense ex maestro di Amici - è più facile fraintendere. Sei convinto che ti stiano guardando per la tua arte, invece ammirano il bel sederino».

 

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 Anche lui ha il suo carico di storie dolorose: a 15 anni, si trovava a Houston per uno stage e, assieme ai compagni, aveva dormito a casa dell'insegnante 40enne. «Una notte me lo sono ritrovato in camera: l'ho mandato via e da allora non mi ha rivolto più la parola». Tre anni dopo, fece un provino per la Houston Valley e, con sua stessa sorpresa, lo presero. «Non ero maturo per entrare lì, infatti la scelta era dettata da altre ragioni: da me il direttore artistico voleva ben altro.

 

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Fin dal primo giorno mi fece sfacciate avance, davanti a tutti. Dopo tre mesi, mollai la compagnia perché era tutto troppo mortificante. Non c'era nessuno a cui chiedere un aiuto o anche solo un confronto: l'unica soluzione era andare via». La situazione oggi non è migliorata: «I ragazzi vogliono emergere, subito e a ogni costo, senza passare dalla gavetta e questo fa sì che chi è scorretto se ne approfitti […] ». […] Steve La Chance conferma che bisogna vigilare: «La danza è un ambiente come un altro: le persone malate esistono ovunque, nel mondo del cinema e negli uffici».

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Personalmente non ha mai subito molestie («ho un carattere molto forte, la gente mi sta lontana») ma ha fatto la scelta di campo di non prendere una palestra come sede dei propri corsi: «Lì, come nelle piscine, gli spogliatoi sono misti: adulti e minori si cambiano insieme. Solo nelle accademie di danza bisogna prevedere per legge luoghi separati».

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