“I DATI SUL CONTAGIO POTEVANO ESSERE PEGGIORI" - GIORGIO PARISI, PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI: "L'EPIDEMIA IN ITALIA SI TROVA ALLO STESSO PUNTO IN CUI IN CINA, 37 GIORNI FA, LA CURVA ESPONENZIALE HA COMINCIATO A RALLENTARE. MA LE MISURE GOVERNATIVE ITALIANE SONO ALL'ACQUA DI ROSE RISPETTO A QUELLE CINESI. SAREBBERO STATE NECESSARIE MISURE MOLTO PIÙ DRASTICHE…”
-Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
Giorgio Parisi ha guardato i dati di oggi dell' epidemia?
«Potevano essere peggio».
Davvero? Detto da lei, presidente dei Lincei, nonché fisico tra i massimi esperti di statistica in Italia, possiamo sperare?
«Guardando i dati da vicino non vedo un' evidenza significativa per una deviazione dalla crescita esponenziale».
Possiamo tradurre?
«La curva di distribuzione dei contagi di questa epidemia è compatibile con un'esponenziale, e con i dati di oggi non è possibile rilevare una deviazione da questa funzione».
Però ha detto che i dati di oggi avrebbero potuto essere peggiori?
«Si, è così. Tuttavia non bastano per poter affermare che la curva esponenziale dei contagi sta rallentando. Non si possono dare notizie altalenanti all' opinione pubblica».
Che velocità ha questa curva esponenziale?
«Ha una velocità di raddoppio di 2,5 giorni».
Ovvero?
«I contagi raddoppiano ogni 2,5 giorni. Quadruplicano ogni cinque».
È molto veloce? Di questo passo dove arriviamo?
«Non ragioniamo in linea teorica, a lungo termine. Prima o poi la crescita rallenterà. E mi auguro con tutto il cuore di vedere tra qualche giorno deviazioni significative».
E a breve termine?
«Guardando la curva dei malati in terapia intensiva e applicando la velocità di raddoppio...».
Cosa otteniamo?
«Stiamo per esaurire tutti i posti della terapia intensiva».
Ha qualche segnale per immaginare un rallentamento della curva esponenziale?
«Confido nelle misure di contenimento che sono state prese. E poi l' epidemia si trova allo stesso punto in cui in Cina, 37 giorni fa, la curva esponenziale ha cominciato a rallentare».
Ci fa sperare il parallelo?
«No. Le misure governative italiane sono all'acqua di rose rispetto a quelle cinesi. Sarebbero state necessarie misure molto più drastiche, ma per motivi che trovo irragionevoli si esita e si perde tempo».
È stato bene chiudere le scuole?
«Sì, ma anche qui avremmo dovuto fare come in Cina e obbligare un genitore a rimanere a casa con i figli piccoli. Altrimenti il carico va per lo più sui nonni, che sono i più contagiabili e sono loro che si muovono per raggiungere i nipoti, non viceversa».
Ma la funzione esponenziale è l'unica curva di distribuzione di un'epidemia?
«No no, affatto».
È la più «cattiva»?
«Sì, poi dipende dalla velocità di raddoppio».
E perché a noi è toccata in sorte un' esponenziale così veloce? È forse colpa del «paziente uno», il trentottenne di Codogno che non è stato fermo un attimo?
«Non è più veloce di quella degli altri Paesi. Il "paziente uno" non è il primo, con un' analisi ad albero filogenetico del virus si è stimato che l'epidemia in Italia è cominciata tra il 3 e il 21 gennaio».
E non ce ne siamo accorti?
«Il 9 gennaio ci arrivavano vaghe notizie di contagi nel mercato del pesce di Wuhan. Chi ci poteva pensare?».