“DE PAU MI HA CONFESSATO QUELLO CHE AVEVA FATTO E ALLA FINE MI HA DETTO: ‘TI SEI SALVATA PER UN PELO’” – IL RACCONTO DI UNA RAGAZZA CHE HA INCONTRATO L’EX AUTISTA DI MICHELE SENESE, DOPO CHE LUI AVEVA UCCISO TRE PROSTITUTE NEL QUARTIERE PRATI DI ROMA – I DUE SI SONO VISTI NELLA DISCOTECA JACKIE’O, DOVE ERA ANDATO DOPO LA STRAGE - LEI RICORDA: “ERO SUL LETTO, MI GUARDAVA, NON VOLEVA FARE SESSO E NON ERA SPORCO DI SANGUE. STAVA CERCANDO UN PASSAPORTO PER USCIRE DALL’ITALIA E UNA CARTA DI CREDITO…”
-Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per “La Repubblica – Edizione Roma”
«Nel momento in cui sono rimasta da sola con questo uomo mi ha confessato quello che aveva fatto, se fossimo stati da soli per un’ora mi avrebbe ucciso».
È una scena da film dell’orrore, quella che Sofia racconta in lacrime a un amico qualche giorno dopo l’arresto di Giandavide De Pau, l’uomo che il 17 novembre del 2022, a Prati, ha ucciso tre donne nel giro di un’ora, in due diversi appartamenti. Dalle sue parole emergono circostanze incredibili: le vittime potevano essere quattro.
Sofia non è stata uccisa, per dirla con le parole di De Pau, «perché anche se ho ucciso tante persone tu sei come me, tu hai uno stile e non sei come le altre, ci uccideremo tutti e due».
Sofia (il nome è di fantasia), la notte del triplice femminicidio è rimasta da sola, in una stanza, con il killer: «Stavo seduta sul letto e lui era fermo, mi guardava fisso negli occhi e io sono rimasta a guardarlo – racconta - I nervi mi hanno assalita». «Ti sei salvata per un pelo», dice l’interlocutore.
Il racconto della ragazza inizia dal Jackie’o, la storica discoteca romana dove De Pau è andato a ballare dopo aver ucciso Martha Lucia Torres Castano, Li Yanrong e Yang Yun Xiu. «Non era sporco di sangue – ricorda Sofia - non sarebbe potuto entrare al Jackie’o sporco di sangue», spiega ricordando di averlo conosciuto e di essere usciti insieme per andare «in una stanza».
De Pau non voleva solo una prestazione sessuale. L’ex autista del boss Michele Senese «stava cercando un passaporto per uscire dall’Italia». E anche una carta di credito. Per questo De Pau ha convinto un’amica di Sofia a bussare alla porta di sua sorella. […] «Quest’uomo – prosegue mi ha confessato quello che aveva fatto... mi sono paralizzata ma non potevo fargli vedere che avevo paura perché altrimenti mi avrebbe uccisa, non sembrava per nulla un assassino, che ne potevo sapere io... se fossimo stati da soli in stanza per un’ora mi avrebbe ucciso...».
Sofia ha mantenuto il sangue freddo e ha pensato a come salvarsi. Ha detto a De Pau che la polizia stava arrivando: «Lui si spaventa e scendiamo di corsa di sotto ma io avevo già chiamato un taxi, l’ho fatto salire al volo, gli chiudo la porta e corro dentro, lui ha provato a prendermi ma non c’è riuscito», dice.
Ancora: «Voleva portarmi a Tiburtina a casa di un amico a cercare dei soldi e meno male che io non mi sono fatta abbindolare dai soldi altrimenti mi avrebbero trovata morta», chiosa rivelando tutta la sua forza. […]