“DENUNCIO I MIEI AGGRESSORI” - ARSHDEEP SINGH, IL 26ENNE MASSACRATO DI BOTTE AL QUARTICCIOLO, A ROMA, È SPARITO: DOPO IL PESTAGGIO SUBITO GLI ERA STATO CONSIGLIATO DI ALLONTANARSI DALLA CITTÀ, MA NON HA UN CELLULARE E NESSUNO SA DOVE SIA FINITO - PRIMA DI SPARIRE AVEVA RACCONTATO: “AVEVO BISOGNO DI UNA DOSE DI CRACK. ERO DISPOSTO A TUTTO, HO SCELTO QUELLA SIGNORA A CASO. MI SCUSO CON TUTTI” - OTTO DEI SUOI AGGRESSORI SONO STATI IDENTIFICATI: TRA DI LORO DUE DONNE, UN PAIO DI PUSHER, UN PUGILE E... VIDEO
Roma, tenta uno scippo nel quartiere Quarticciolo e viene linciato da parte di passanti: vittima un cittadino indiano di 26 anni, poi arrestato per rapina
— Ultimora.net - BREAKING NEWS (@ultimoranet) September 8, 2023
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Estratto dell'articolo di Rinaldo Frignani per www.corriere.it
Al momento ne sono stati identificati almeno otto. Abitano tutti al Quarticciolo, alcuni hanno precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio. Volti conosciuti nel rione, tanto che adesso gli altri residenti li accusano di aver messo in cattiva luce tutta la zona pestando lo scippatore della 90enne ma anche postando sui social il video del linciaggio. Insomma, i «giustizieri fai-da-te», che saranno denunciati per concorso in lesioni aggravate nei confronti di Arshdeep Singh, per alcuni avrebbero creato problemi al quartiere, che è anche da sempre considerato una delle principali piazze di spaccio della Capitale.
Residenti divisi sui social
Sei uomini e due donne, le loro responsabilità nell’aggressione allo scippatore indiano che poco prima aveva trascinato a terra una 90enne della zona - Gina la sarta, come è conosciuta - sono tuttora al vaglio dei carabinieri della compagnia Casilina che invieranno in Procura forse già domani una relazione sull’accaduto. Gli abitanti fra via Manfredonia e via Ugento li difendono, ma c’è anche chi critica il pestaggio dopo lo scippo. «Potevano aspettare l’arrivo delle forze dell’ordine», scrivono sui social.
Dal video diventato virale in poche ore sul web emergono le figure di un giovane vestito di rosa con il casco in mano, di un altro forse straniero, di un uomo corpulento con la maglietta bianca che colpisce più volte l’indiano a terra con calci all’addome e alla testa, prima di essere bloccato da un ragazzo palestrato che fino a quel momento aveva solo minacciato lo scippatore con qualche mossa di arti marziali miste (Mma) senza colpirlo mai. Poi c’è una delle due donne che in un frangente immobilizza Singh contro un muro sul quale spicca la scritta «Viva Stalin» usando anche lei un casco da motociclista.
[...] Il processo per rapina a Singh, già sottoposto dal giudice al divieto di dimora a Roma, è stato invece fissato per il 2 novembre prossimo. Difficile, secondo il suo avvocato Simona Rampiconi, che il 35enne sarà in aula.
«Non ha telefonino, ha i miei riferimenti e quelli dei carabinieri - spiega proprio la sua legale d’ufficio -, speriamo che si faccia sentire. Non abbiamo idea dove sia finito, anche perché come disposizione ha quella di non tornare al Quarticciolo, dove è rimasto nove mesi circa vivendo per strada, e comunque di stare lontano dal territorio del Comune di Roma. Ha rifiutato qualsiasi forma di accoglienza che gli è stata offerta». Intanto però Singh, prima di sparire, ha denunciato chi lo ha aggredito. «Avevo bisogno di una dose di crack. Ero disposto a tutto, ho scelto quella signora a caso - ha riferito in inglese al suo avvocato -. Non l’avevo mai vista prima, sarebbe andato bene chiunque. Adesso mi dispiace per quello che le ho fatto, chiedo scusa a tutti [...] ».
Rimane il giallo del referto medico con il quale lo scippatore è stato dimesso dal Policlinico di Tor Vergata: un giorno di prognosi. «Strano - conclude Rampiconi - visto i colpi subìti. E perché gli sono stati riscontrati l’infrazione del setto nasale e un trauma cranico. Forse era meglio se fosse finito in carcere».