“IL DOSSIER DEI ROS SU MAFIA E APPALTI NON FU MAI ARCHIVIATO” – GIAN CARLO CASELLI RISPONDE SUL “CORRIERE” A CARLO VULPIO CHE AVEVA RECENSITO IL LIBRO DI MORI E DE DONNO SULLA QUESTIONE MAFIA-APPALTI: “DAL ‘92 VI FU UNA ININTERROTTA SERIE DI ARRESTI E RINVII A GIUDIZIO, OLTRE CHE PER TUTTI I MAFIOSI, ANCHE PER PIÙ DI 120 PERSONE TRA CUI POLITICI E IMPRENDITORI. NESSUNO PRETENDE CHE I PM DI PALERMO DEL DOPO STRAGI SIANO RINGRAZIATI, MA NEPPURE CHE FOSSERO COPERTI CON SCHIZZI DI FANGO DI DUBBIA NATURA…” - LA RISPOSTA DI VULPIO
-1. IL DOSSIER DEL ROS SU MAFIA E APPALTI QUELL’INDAGINE NON VENNE ARCHIVIATA
Estratto della lettera di Gian Carlo Caselli per il "Corriere della Sera"
Caro direttore, l’entusiastica «recensione» di Carlo Vulpio del libro degli Ufficiali del Ros Mori e De Donno sulla questione mafia-appalti comprende una distinzione fra «buoni» e «cattivi». Fra i secondi, in una «gradazione di responsabilità» non meglio specificata, viene inserito anche il mio nome in modo apodittico e senza alcun contradditorio. Ecco dunque una nuova «medaglia», dopo quelle di fascista, comunista e mafioso, che mi sono guadagnato in cinquant’anni di impegno sul versante Br, Cosa nostra e violenze NoTav.
Più in generale, scrive Vulpio che il dossier del Ros su mafia e appalti non ebbe mai vita facile.
Nemmeno dopo l’assassinio di Falcone il 23 maggio 1992 e poi di Borsellino, avvenuto il successivo 19 luglio. E alla fine venne seppellito definitivamente insieme con i due magistrati. Anche in questo caso si tratta di affermazioni recepite apoditticamente ancorché smentite dagli atti processuali citati analiticamente nella Relazione predisposta dalla Sezione grandi appalti (2 Aggiunti e 5 sostituti), che come Procuratore capo di Palermo avevo consegnato alla Commissione Antimafia mi pare nel 1999.
Essa dimostra che l’indagine non fu mai archiviata e che a far data dal giugno 1992 vi fu una ininterrotta serie di arresti e/o rinvii a giudizio, oltre che per tutti i mafiosi che gestivano gli appalti (tra i quali Riina, Buscemi Antonino, Lipari ed altri) anche per più di 120 persone tra cui uomini politici, imprenditori di rilievo nazionale (come Lodigiani, Rizzani, De Eccher, Salomone), professionisti e dirigenti di enti regionali. Vennero richieste autorizzazioni a procedere nei confronti di ministri e parlamentari.
[...]
Infine, nessuno pretende che i pm di Palermo del dopo stragi (organizzati in una squadra compatta, senza di che sarebbe stato illusorio sperare di vincere le difficoltà che il grande Nino Caponnetto ha sintetizzato con le parole «è tutto finito, non c’è più niente da fare») siano perennemente ringraziati per il decisivo contribuito dato alla salvezza della nostra democrazia dall’attacco criminale mafioso: ma neppure si vorrebbe che fossero coperti troppo disinvoltamente con schizzi di fango di dubbia natura .
LA RISPOSTA DI CARLO VULPIO
Caselli ha il diritto di dire ciò che vuole. Ma «schizzi di fango», no. Il libro di Mori e De Donno è lì. Può «recensirlo» lui, se crede, e come crede. (cv).
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