“ERA MOLTO ALTERATO, SI È MESSO IN MEZZO E L’HA BUTTATA DI SOTTO" - LA VERSIONE DI LUCIA CHINELLI, LA MAMMA DELLA BAMBINA MORTA DOPO ESSERE CADUTA DAL BALCONE A TORINO GIOVEDÌ SCORSO, CHE ORA ACCUSA IL COMPAGNO, MOHSSINE AZHAR: “ERO ANCH’IO DI SOPRA. UNA PRIMA VOLTA LUI HA PRESO FATIMA E L’HA BUTTATA SUL PAVIMENTO. POI…”
-Giacomo Nicola per “il Messaggero”
«È stato lui, l'ha buttata di sotto». Lucia Chinelli, la mamma della piccola Fatima Skika, tre anni appena, morta lo scorso 13 gennaio giù dal balcone del quinto piano alla periferia di Torino, alla fine ha cambiato versione parlando con il suo avvocato.
E ha indicato come responsabile della morte della figlia il suo compagno Mohssine Azhar, 32 anni, di origine marocchina. Proprio lui è stato fermato lo scorso 14 gennaio per l'omicidio della piccola.
Il gip aveva modificato il capo di accusa in omicidio colposo, perché lui aveva parlato di un gioco finito male, ma la nuova versione della mamma cambia tutto.
L'ACCUSA
In un primo momento Mohssine aveva detto di aver lasciato la porta del balcone aperta e di non essersi accorto che la bambina era uscita. Poi ha ammesso che gli è caduta mentre stava giocando con lei.
«La stavo facendo volare in aria per poi riprenderla, ma mi è scivolata dalle mani. Mi ero sporto perché stavamo salutando la mamma che era rimasta sull'altro balcone. E poi ho perso la presa».
Secondo questa ricostruzione la bambina sarebbe morta davanti agli occhi della madre, che non avrebbe potuto fare nulla per salvarla, trovandosi sul ballatoio al piano di sotto. Molto diversa la versione di lei.
«Ero anch' io di sopra. Una prima volta lui ha preso la bambina e l'ha buttata per terra, sul pavimento. Lui era molto alterato. Poi l'ha presa in braccio un amico di lui, me la stava portando. Lui si è messo in mezzo e l'ha buttata di sotto».
Due tesi opposte che saranno ora verificate dagli inquirenti. Azhar era stato subito individuato dagli investigatori della squadra mobile di Torino come il possibile responsabile di quella morte, sebbene fosse ancora poco chiaro il contorno in cui era avvenuto.
Sin da subito l'uomo, che aveva una relazione con la madre della piccola, che abita in un altro appartamento dello stesso stabile, aveva ammesso che la bambina era con lui quando è precipitata, ma non aveva chiarito il momento esatto della caduta, avvenuta quando lui era ubriaco.
Sulla base dei primi rilievi e delle testimonianze, era stato disposto dalla pm Valentina Sellaroli il fermo per omicidio con dolo eventuale perché l'uomo avrebbe accettato il rischio che, facendo un gioco simile su un ballatoio che è largo 80 centimetri, la bambina potesse cadere.
LA VITTIMA
Fatima avrebbe raggiunto da sola l'abitazione del patrigno, che si trova sopra quella in cui viveva con la madre. Indosso aveva solo il pigiamino e le calze antiscivolo. L'uomo, che stava bevendo con alcuni amici, l'avrebbe presa in braccio e sarebbe andato sul balcone a salutare mamma Lucia, al piano di sotto sul ballatoio. Poi quel tragico gioco, davanti allo sguardo della madre. «L'ho presa in braccio e abbiamo cominciato a giocare. Le dicevo saluta la mamma'. All'improvviso mi è scivolata dalle mani e l'ho vista precipitare. Sono corso giù, ma respirava a malapena».
L'uomo, assistito dall'avvocato Alessandro Sena, ha ammesso di avere bevuto qualche bicchiere e di aver assunto hashish, ma ha ribadito di «non avere perso lucidità», se non quando si è reso conto che la bimba era caduta. Tanti piccoli particolari ancora non tornano. E adesso la madre lo accusa apertamente. Giacomo Nicola