Di Daisy Jones per www.vice.com traduzione di Giacomo Stefanini
L’altro giorno mi sono imbattuta in un tweet che diceva tipo: “Postare in griglia sembra quasi cringe ormai.” Il riferimento è al feed di Instagram—una app il cui punto di forza fino a qualche tempo fa era proprio “postare sulla griglia.”
Non so spiegare bene perché, ma il tweet ha ragione. Ovviamente ciò non ha alcuna importanza se non sei un adolescente pieno di complessi (essere cringe significa essere liberi, ecc.), ma il fatto stesso che questo dibattito esista è il segnale di un cambiamento più ampio in atto. Ossia che le persone non sanno più usare i social media, perché i social media stanno fallendo.
L’idea che Instagram sia morto circola da un po’ di tempo. Le persone più giovani certo non postano più come una volta e un feed “esteticamente piacevole” è un concetto che appartiene a metà anni Dieci, quando gli utenti postavano scatti di cibo e tramonti.
Il 2022 è stato anche l’anno dell’esodo di massa da Twitter dopo la rovinosa acquisizione della piattaforma da parte di Elon Musk. C’è stata quella settimana in cui tutti sono andati nel panico e hanno condiviso nomi utente di Mastodon e lanciato newsletter improvvisate su Substack. Ho anche notato un certo ritorno di Tumblr, che ha accolto poeti e poetesse di Internet a braccia aperte. Insomma, sembra che gli utenti dei social siano alla ricerca disperata di una nuova casa.
Ogni tuo parente sotto i 18 anni e il tuo capo ossessionato dai nuovi trend ti diranno che tanto ormai la gente usa solo TikTok. Ma per le persone che non amano postare video-selfie su “cosa ho fatto oggi” o non hanno la vocazione di insegnare agli altri a preparare frullati con dentro centinaia di ingredienti, TikTok non sarà mai lo spazio giusto.
Parallelamente, BeReal sarà anche divertente per guardare gli schermi del computer dei colleghi e i loro selfie post-pisolino, ma ha i suoi limiti. Non si sviluppano conversazioni su BeReal. Non scorri BeReal per seguire le notizie dal mondo. Stare “online” ormai significa soltanto fare zapping tra diverse app finché non ti rendi conto che non c’è nulla degno di nota da nessuna parte. Allora, che succede?
“La gente si sta avvicinando a modi di passare il tempo online molto diversi dai social media che hanno dominato gli anni Dieci,” dice Biz Sherbert, editor culturale di the Digital Fairy, agenzia creativa specializzata in cultura digitale giovanile. Secondo Sherbert, questo non significa che le persone passino più tempo offline, in sé, quanto piuttosto che passino più tempo su piattaforme inerenti più specificamente ai loro interessi: Twitch, Discord, VR, eccetera.
Sherbert spiega: “Spesso, questi movimenti rispecchiano il modo in cui le persone usavano internet prima dell’omogeneizzazione portata dalle aziende Big Social: le chat room degli anni Duemila oggi sono i server su Discord, mentre Blogspot e Tumblr si sono trasformati in Substack.”
Zoetanya Sujon, docente di Comunicazione e Media e autrice di The Social Media Age, non crede che piattaforme come Twitter, Instagram e Facebook siano del tutto morte, “anche se si può notare grande movimento nel panorama contemporaneo.”
Più che altro, fa notare, le piattaforme più solide tendono a venire usate per scopi differenti mano a mano che evolvono. “Ciò che si vede osservandole da vicino che è che le persone usano ancora Facebook regolarmente—soltanto per azioni più noiose: programmare attività, organizzare eventi locali, caricare foto, ricordare compleanni, ecc. In altre parole, la gente si diverte su altre piattaforme—Facebook nel 2012/13, Snapchat/Instagram nel 2018—ma fa estremo affidamento su quelle più ‘veterane’ per le proprie attività quotidiane.”
Anche se le piattaforme principali stanno perdendo la loro aura “cool,” diciamo, non significa necessariamente che perdano anche longevità. Facebook potrebbe sembrare morto perché le persone sotto i 25 anni di età troverebbero altamente bizzarro postarci un album di foto di una serata di festa (a meno che non lo facciano in modo meta e ironico), eppure c’è ancora molta gente attiva là sopra. Basta gettare uno sguardo alle elezioni politiche del 2016 negli Stati Uniti per scoprire cosa succede quando sminuiamo il potere e l’influenza di queste comunità silenziose.
Mark Wong, docente di amministrazione pubblica e metodi di ricerca dell’Università di Glasgow, ha studiato approfonditamente i social media e le interazioni digitali. Dice che le ramificazioni etiche di certe piattaforme hanno avuto un effetto massiccio sul nostro modo di usarle nel 2022. Siamo meno inclini a trasmettere ogni momento della nostra vita su una piattaforma di proprietà di Meta, per esempio.
Lo spiega così: “Visti i recenti cambiamenti nella fiducia del pubblico verso i social media, e visto chi si trova ai vertici della catena di comando, queste piattaforme non sono più in grado di nascondersi dietro l’illusione che i social media siano neutrali o imparziali.” In altre parole: abbiamo visto bene cosa succede quando riponiamo eccessiva fiducia in entità che non se la meritano.
In molti hanno ipotizzato che il futuro potrebbe andare in una direzione meno virtuale. Ma è uno scenario piuttosto improbabile: Sherbert pensa che la nostra vita online avrà semplicemente un aspetto diverso.
“Il futuro dei social media è più ricco e più intimo—più simile al primo periodo, quando ad accumulare follower erano prima gli individui e poi gli influencer, come nel caso dei giornalisti di moda che sono diventati i primi fashion influencer su Instagram,” prevede.
Per quel che vale, guardo con curiosità a questo cambiamento. Anche se mi piacerebbe anche avere un luogo dove postare le mie umili fotine. Flickr?