“FAR VOLARE IL MIO CORPO È CIÒ CHE AMO” – LA VITA TRA LE NUVOLE DI VINCENT REFFET, 36 ANNI, TRA I JETMAN PIÙ FAMOSI AL MONDO, MORTO MENTRE SI ADDESTRAVA NEL DESERTO DEGLI EMIRATI ARABI – IL PRIMO VOLO A 15 ANNI PER SEGUIRE IL PADRE PARACADUTISTA, POI HA CERCATO DI SPINGERE I LIMITI DELL’UOMO SEMPRE PIÙ IN LÀ COME QUANDO SI È BUTTATO DA UN ELICOTTERO PER AFFIANCARE, CON L'AIUTO DI UN'ALA IN CARBONIO, UN AIRBUS A380… - VIDEO

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Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”

 

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E pensare che all' inizio, mentre vedeva il padre paracadutarsi, non è che trovasse quella attività così interessante. Poi - un po' la curiosità, un po' per mettere a tacere chi lo spronava almeno a provarci - si è lanciato anche lui, a 15 anni. E niente è stato più lo stesso per Vincent «Vince» Reffet. Tanto che, cercando di spingere i limiti dell' uomo sempre più in là, nel novembre 2015, si è buttato da un elicottero per affiancare con l' aiuto di un' ala in carbonio agganciata alla schiena un Airbus A380 - il più grande aereo passeggeri del mondo - in volo a 1.220 metri sopra Dubai.

 

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Cinque anni dopo quell' avventura che l' ha reso uno dei jetman (uomini-razzo) più famosi del mondo Vincent Reffet, 36enne originario di Annecy, Francia, ha perso la vita mentre si addestrava nel deserto degli Emirati Arabi Uniti. Le informazioni trapelate finora sono scarse. A confermare il decesso, avvenuto martedì scorso forse di fianco alla strada E66 a 51 chilometri dalla città emiratina, è la società «Jetman Dubai» che l' aveva ingaggiato. «Vince era un atleta di talento e un membro molto amato e rispettato del team», spiega in una nota.

 

«Ci mancherai», ha scritto su Instagram lo sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, 37enne erede al trono di Dubai e presidente del Consiglio esecutivo.

Fin da piccolo «Vince» cresce in una famiglia che prova un certo interesse per le attività estreme. «Sogno di volare da quando avevo 15 anni - ha ricordato alla stampa internazionale qualche tempo fa -. Mio padre era un paracadutista e non ho mai avuto passione per questo sport fino a quando non ho provato. Mi sono subito innamorato e l' ho fatto per metà della mia vita».

 

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«Far volare il mio corpo è ciò che amo», continuava a ripetere. E infatti dopo aver fatto il paracadutista e dopo aver gareggiato come atleta estremo, si è cimentato nello skydive combinato sul Monte Bianco e poi si è lanciato dal Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo (828 metri) con le insegne di XDubai, associato proprio al principe ereditario.

 

La fama mondiale arriva nel 2015 quando con «Jetman Dubai» si lancia nel volo acrobatico attorno all' Airbus A380 di Emirates. Dietro di lui un' ala agganciata alla schiena, dotata di quattro propulsori, in grado di volare per 50 chilometri, fino a 6.100 metri di quota e a 400 chilometri orari.

Strumento utile anche a evitare a lui e al compagno Yves Rossy di venire risucchiati dai quattro motori del velivolo.

 

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Il jetman non è un pilota, ha precisato diverse volte Reffet. «Nel mio caso si vola con un' ala - ha spiegato sul sito della Red Bull, suo vecchio sponsor -, non si afferra un joystick nella cabina di pilotaggio dove si danno gli input alla macchina e la macchina diventa il tuo corpo. Con l' ala sposti il corpo e quella si sposta con te. Questo è volare con un jetpack».

 

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E quando l' Associated Press gli ha chiesto cinque anni fa perché ha voluto volare di fianco a un Airbus A380 lui ha risposto che «è per la sensazione di libertà che mi dà. Quando faccio paracadutismo mi piace praticamente andare dove voglio, ma andando sempre giù. Con quest' ala adesso posso volare come un uccello».

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