“UN GIORNO MI CHIAMA MONTELLA E DICE: VIENI QUI, STO SCOPANDO. E MI FA VEDERE UNA RAGAZZA TOSSICA CHE FACEVA...” - IL RACCONTO DI HAMZA LYAMANI, CHE HA FATTO PARTIRE L’INDAGINE SULLA CASERMA DI PIACENZA: “MONTELLA È UN PORCO, GLI PIACEVA DOMINARE GLI ALTRI, AVEVA AMICIZIE IMPORTANTI” – “QUANDO VOLEVO SMETTERE DI COLLABORARE HANNO INIZIATO A PICCHIARMI. CALCI, PUGNI, MI HA ROTTO IL NASO DUE VOLTE. NON VIVO PIÙ, TEMO CHE MI UCCIDANO. MI FIDAVO SOLO DI PAPALEO, CHE AVEVA ARRESTATO I POLIZIOTTI ANNI PRIMA..."
Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
«Lo vedi il naso? Me l' hanno spaccato due volte. Mi hanno pestato, riempito di botte».
Adesso però sono tutti in carcere. «Ma io non vivo più. Bevo e non dormo la notte. Ho fatto bene? Con la paura che mi uccidano». Hamza Lyamani ha 26 anni.
È nato in Marocco ma, dice in perfetto dialetto, «sum piaseintein», sono piacentino, «ho fatto le scuole qui». Hamza è il grande accusatore di Peppe Montella e dei carabinieri della caserma Levante. È al tavolino di un bar di Fiorenzuola d' Arda. Pantaloni corti, maglietta grigia sgualcita.
Nelle mani un vecchio cellulare che accende infilando un pezzo di stuzzicadenti in una fessura. Accetta che la conversazione venga registrata. Si guarda intorno, le mani e la voce tremano.
Cominciamo dall' inizio.
«Montella l' ho conosciuto da ragazzino, faceva il preparatore atletico a calcio. Non sapevo fosse carabiniere».
E quando lo scopre?
«Nel 2016 mi arrestano con un po' di hashish preso con gli amici. Carabinieri, ma di via Beverora, del provinciale».
Cosa succede dopo?
«Mi affidano in prova con obbligo di firma alla Levante. Entro e trovo Montella: "Se mi dici chi spaccia ti faccio venire a firmare quando vuoi"».
A quel punto lei collabora.
«Non subito. Non toccavo cocaina, lui inizia a pagarmi con fumo e bamba . Chi doveva aiutarmi mi ha fatto precipitare ancora di più...».
Quanti arresti ha fatto fare alla squadra di Montella?
«Almeno trenta. Me ne vergogno. Perché poi venivano pestati a sangue e incastrati».
Come?
«Si spezzava la droga, l' accusa diventava spaccio. Li ho aiutati anche io, in caserma».
Lei frequentava la Levante?
«Praticamente tutti i giorni. Li conosco uno a uno».
Ha assistito a pestaggi?
«Ricordo le urla disumane di un poveretto che era nella "stanza della terapia", dove tenevano la droga sequestrata. Lo stavano picchiando. E in ufficio si sentiva benissimo. C' era anche il comandante».
Poi toccò a lei.
«Avevo una brava ragazza, per questo volevo smettere. Montella ha iniziato a pedinarmi all' associazione dove facevo l' affido, al Sert. Mi impediva di entrare».
Poi cosa è accaduto?
«Hanno iniziato a picchiarmi. Mi chiudevano nello stanzino, due mi colpivano e due fingevano di volermi aiutare».
Perché non ha denunciato con il suo avvocato?
«Era lo stesso che difende Montella, un suo caro amico».
Glielo aveva indicato lui?
«No, era il legale di un mio conoscente. L' ho scelto per quello».
Cosa le hanno fatto?
«Hai presente le torture? Calci, pugni. Mi ha rotto il naso due volte. Ricordo che un giorno ho preso un pezzo dell' accendino e mi sono tagliato le braccia (mostra i segni, ndr) sperando che mi facessero andare in ospedale».
È mai stato al pronto soccorso?
«Sì, ma non dicevo la verità. Chi mi avrebbe creduto?».
Poi decide di confidarsi con il maggiore Papaleo.
«Gli ho raccontato e mi ha detto: "scappa o ti ammazzano, ti buttano nel Po". Era già a Cremona, ma mi fidavo solo di lui. Aveva arrestato i poliziotti anni prima».
Ai magistrati ha parlato anche di festini.
«Sì, in caserma. Un giorno mi chiama Montella e dice. vieni qui, sto sco.... E mi fa vedere una ragazza tossica che faceva sesso con lui in cambio di droga».
Montella le ha anche pagato prostitute?
«Andavamo in un centro massaggi cinese».
Perché secondo lei un carabiniere ha fatto tutto questo?
«Per i soldi. Il potere. Non l' ho mai visto drogarsi. Ma così era considerato un bravo carabiniere, aveva amicizie importanti. Con le ragazze si spacciava per politico».
E di quale partito?
«Nessuno, era per darsi delle arie qui a Piacenza».
Cosa pensa di lui?
«Che è un porco, gli piaceva dominare gli altri. Mi ha rovinato».
Adesso vuole scappare? .
«Sì, i proprietari di casa mi vogliono cacciare perché hanno paura che vengano qui a picchiarmi. Temo che mi uccidano davvero adesso».