“HO AMATO E HO AVUTO I MIEI DUBBI SULLA VOCAZIONE” – MATTEO ZUPPI, CARDINALE 67ENNE PARLA DEI SUOI TENTENNAMENTI: “NON HO DOVUTO LASCIARE NESSUNA, ERO PIÙ INNAMORATO DI GESÙ” – IL PRESIDENTE DELLA “CEI” CONTRO PIETRO ORLANDI, FRATELLO DI EMANUELA, E LE ACCUSE A PAPA WOJTYLA: “SONO INQUALIFICABILI. CHI LE HA PRONUNCIATE PERDE CREDIBILITÀ. CERTE RICOSTRUZIONI SONO FRUTTO DI UN CUORE FERITO” – “IL VATICANO NON È UNA BANDA DI MASCALZONI PERÒ SCANDALI E CONFLITTI INTERNI CI SONO STATI...”
-Estratto dell’articolo di Michele Brambilla per “la Repubblica”
Il suo sangue è per metà romano — anzi, vaticano — e per metà brianzolo. La Santa romana Chiesa e la Brianza bianca: poteva non diventare prete uno così? E beato lui che ci crede fin dalla nascita, diciamo noi laici che tanto vorremmo una fede certa, che ci metta al riparo dall’angoscia.
Perché se Dio esiste c’è l’happy end. Ma è così davvero? Cioè: davvero c’è gente che ha il dono di non dubitare mai? Il cardinale Matteo Zuppi, 67 anni, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, sorride come per dire: no, non è così. Dopo ce lo spiegherà meglio.
[…] Lei da bambino pensò: “Da grande farò il prete”?
«Pensarci sì, deciderlo no. Facevo il chierichetto alla Curia Generalizia dei Gesuiti».
[…] Quando si decise?
«All’università. Avevo incontrato la Comunità di Sant’Egidio e ne ero stato coinvolto. C’era una passione viva, radicale, spirituale e umana».
Mai avuto dubbi sulla sua vocazione?
«Certo che sì. Il confronto con la propria debolezza e il peccato c’è sempre. Ma ero in una compagnia, un popolo sacerdotale e di laici molto impegnato. Questo mi ha aiutato molto perché la Chiesa è comunione».
Si è mai innamorato?
«Sicuramente. Ma ero più innamorato di Gesù. Non ho dovuto lasciare nessuna!».
E dubbi di fede? Molti pensano che uno che si fa prete ha la vocazione, quindi una certezza, quindi beato lui.
«È una visione sbagliata, purtroppo qualche volta confortata quando abbiamo pensato che la santità significasse un modello perfetto, senza umanità, tanto da essere quasi disumana». […]
Com’è la giornata di un prete?
«Le posso dire la mia. Per fortuna non ho mai vissuto da solo. E vivere con altri sacerdoti e con gli amici, consumare almeno un pasto al giorno con loro, camminare insieme è stato molto importante».
Sveglia alle 6?
«Un po’ prima».
A che ora si chiude?
«Verso mezzanotte. Insomma qualche volta anche un po’ più tardi. Per fortuna che sono vecchiarello e dormo poco». […]
Ascoltare chi?
«La parola di Dio e il prossimo. Le racconto un episodio. Ero alla parrocchia di sant’Agata, qui a Bologna, e avevo finito la visita pastorale, stavo tornando a casa. Un bambino mi avvicinò e mi disse: “Vieni a trovare mia zia?”.
La tentazione fu quella di dire no, non posso, devo andare. Poi pensai all’insegnamento di Gesù: mai contristare i bambini. E allora gli dissi: “Va bene, andiamo a trovare la zia”. Mi portò sulla sua tomba: era morta tre mesi prima. In quel momento mi tornò in mente una volta in cui non mi ero comportato così».
Ce la racconti.
«Ero a Roma e stavo facendo il giro della benedizione delle case. Un signore mi disse: “Io ce l’ho con lei”. “E perché?”, gli chiesi. “Tempo fa venni a cercarla, le dissi che era morta mia figlia e lei non mi ascoltò”. Io sinceramente non mi ricordavo. Facemmo la pace. Ma quell’episodio mi interrogò duramente. Capii come si può ferire anche solo con la sufficienza o il paternalismo».
Il prete deve essere “di strada”?
«Il prete è sempre di strada. A dire il vero lo siamo tutti, solo che pensiamo di essere di appartamento! Qualcuno cantava che il giudizio universale non passa per le case! Il cristiano è sempre di strada. Gesù non sta nei palazzi! Anche quando amministra una diocesi. […]».
Molti preti dicono: se vado in Vaticano rischio di perdere la fede. Perché il Vaticano gode di così cattiva fama?
«È un’idea sbagliata. In Vaticano c’è sempre stata una buona norma: chi ci lavora dentro deve lavorare anche in parrocchia. Il cardinal Casaroli tutte le domeniche celebrava la messa nel carcere minorile e conosceva tutti i ragazzi per nome».
Però gli scandali, i conflitti intestini...
«Ci sono stati, certo: ma la Chiesa non è la comunità dei perfetti. È fatta di uomini, e gli uomini sono peccatori. Però il Vaticano non è una banda di mascalzoni. Casta meretrix ».
Che cosa pensa delle accuse a Wojtyla sul caso Orlandi?
«Che sono inqualificabili. Mi spiace dirlo, ma chi le ha pronunciate così perde credibilità. Certe ricostruzioni forse sono frutto di un cuore ferito. Tanta vicinanza alle ferite: ma queste non giustificano le calunnie». […]