“HO PAURA, NON ESCO PIÙ DA SOLA” - LE TESTIMONIANZE IN TRIBUNALE DI MARISA LEO, LA 39ENNE UCCISA DALL’EX COMPAGNO, ANGELO REINA, CHE POI SI È SUICIDATO: AVEVA DENUNCIATO L’UOMO PER STALKING, POI AVEVA FATTO UN PASSO INDIETRO PERCHÉ NON VOLEVA “FAR CRESCERE LA FIGLIA CON UN PADRE CONDANNATO” - “ME LO SONO RITROVATO A CASA. MI HA AGGREDITA ALLE SPALLE MENTRE GUARDAVA SUL CELLULARE DELLE ARMI” - I SOSPETTI DI UNA RELAZIONE CON UN’ALTRA, LE BUGIE E L’INSEGUIMENTO IN AUTO CON...

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Estratto dell’articolo di Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”

 

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In tribunale Marisa Leo l’aveva detto di essere terrorizzata da quel suo ex compagno, il padre della sua bimba. L’aveva detto nel giugno 2021 di temere il peggio, di temere per la sua vita: «Ho paura, non esco più da sola. Lui mi fa paura. Io cammino sempre scortata... E ho una telecamera in macchina perché se dovesse succedermi qualcosa almeno lui verrà filmato e si saprà chi è stato». Aggiungendo che un giorno se l’era ritrovato a casa, «aggredita alle spalle» mentre «guardava sul cellulare delle armi» dicendo «che andava al poligono di tiro»

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Sono le denunce che riemergono nel giorno del dolore. Allora ribadite davanti ai giudici durante il primo grado di un processo bloccato perché poi ritirate da lei stessa, ennesima vittima di un femminicidio, uccisa mercoledì da Angelo Reina, poi suicida.

Una retromarcia della dinamica impiegata della casa vitivinicola «Colomba Bianca», determinata dalla vana speranza di un cambio di passo, ma soprattutto per tentare di proteggere la serenità della loro piccola figlia che allora aveva appena due anni: «Non voglio che cresca con un padre condannato».

 

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Reina non voleva accettare la fine di una burrascosa relazione cominciata nel 2016 e chiusa per scelta di Marisa nel 2020, anno di un episodio che costituisce l’avvio delle denunce. Un pomeriggio di maggio, quando ha già rotto sospettando una relazione di Reina con un’altra donna, lei è alla guida della sua auto con la bimba ancorata al seggiolino, quando scatta l’allarme, stando a quanto registrato a verbale: «Dallo specchietto mi accorsi che mi seguiva.

 

Forse voleva controllare dove stessi andando. Poi ad un certo punto ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più...». Una scena da film. Con l’auto di Reina che costringe quella della donna ad una brusca frenata: «Mi taglia la strada e prova ad aprire lo sportello, totalmente fuori controllo». Per fortuna tutto accadde a ridosso di un distributore di benzina e un impiegato impedì l’aggressione «mentre la bambina piangeva disperata».

 

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Lo sfogo

Ai giudici Marisa Leo consegna anche lo sfogo su una relazione parallela puntellata «da innumerevoli bugie»: «Intratteneva dei rapporti ambigui con una donna». Non ce la faceva più. Nemmeno quando rimase incinta e consegnò il suo pancione ai filmati delle «donne del vino» schierate sul fronte anti-violenza. Parlava alle altre e a sé stessa: «Mi illudevo che la gravidanza potesse cambiarlo». Ma non accadde. E raccontò non solo di «comportamenti irrispettosi», ma anche di «messaggi in cui minacciava di uccidersi se io non fossi tornata con lui». Di qui l’ammissione che lievitasse in lei «un senso di colpa».

Un’altalena di sensazioni culminate in un blitz dell’uomo che per due volte si introdusse in casa di Marisa [...]

 

L’allarme

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Scatta così la richiesta di aiuto ad amici, parenti ed autorità: «Alla mia famiglia, alla sua, a ogni singola persona. Pregavo tutti di farlo ragionare». A un tratto per provare le minacce ricevute si attrezzò con un registratore e provò che durante una telefonata «lui faceva intendere che avrebbe risolto le cose a modo suo, con toni minacciosi». Come è poi accaduto.

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