“A HOLLYWOOD STANNO DIVENTANDO TUTTI PAZZI” – OLIVER STONE E' INSOFFERENTE AI RALLENTAMENTI LEGATI ALLE NORME ANTI-COVID E SFANCULA TUTTI: “L’ACADEMY CAMBIA IDEA OGNI CINQUE, DIECI O DUE MESI SULLE COSE CON CUI DEVE STARE AL PASSO. IL POLITICAMENTE CORRETTO NON È UN CONCETTO CHE MI INTERESSA. NON SIAMO MAI ARRIVATI A UN TALE LIVELLO DI FOLLIA. È COME IL TÈ DI MATTI DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE. NON SI PUÒ FARE UN FILM SENZA UN CONSULENTE CHE …”
-Carola Proto per "www.comingsoon.it"
Fra i più scontenti delle limitazioni imposte a Hollywood dalla pandemia di Covid-19 c'è Oliver Stone, che non mostra di gradire i rallentamenti e le noie anche burocratiche legate al rispetto delle necessarie regole. Per il regista di Platoon Hollywood è addirittura in preda alla follia, come lui stesso ha spiegato durante un'intervista al New York Times in cui ha annunciato la sua intenzione di tornare sull'argomento morte di John Fitzgerald Kennedy a cu ha dedicato il film JFK - Un caso ancora aperto.
Definendo assurda la nuova maniera di fare film, Stone ha dichiarato: "Tutto è diventato troppo fragile, suscettibile. Adesso a Hollywood non si può fare un film senza un consulente Covid. Non si può fare un film senza un consulente che stia attento a che non venga urtata la sensibilità di nessuno. È ridicolo".
In una conversazione partita dal libro biografico di prossima uscita Chasing The Light: How I Fought My Way into Hollywood - From the 1960s to Platoon, Stone ha sottolineato anche un'altra abitudine un po’ esagerata della Mecca del cinema: "L’Academy cambia idea ogni cinque, dieci o due mesi sulle cose con cui deve stare al passo. Il politicamente corretto non è un concetto che mi interessa. Non siamo mai arrivati a un tale livello di follia. È come il tè di matti di Alice nel Paese delle meraviglie".
Alludendo al capitolo di Alice nel paese delle meraviglie nel quale la lepre-marzolina e il Cappellaio bevono un tè usando un ghiro come cuscino e accolgono con malcelato rammarico Alice, Stone continua la sua arringa sottolineando quanto la macchina cinema sia diventata dispendiosa in tempi di Coronavirus: “Ho appena letto da qualche parte che adesso sarà molto costoso fare un film, perché bisogna prendere moltissime precauzioni e una lavorazione che dovrebbe durare 50 giorni ne dura invece 60. Poi c'è la distanza di sicurezza fra gli attori, se capite di cosa parlo".
Nonostante queste riserve, Oliver Stone non ha nessuna intenzione di smettere di lavorare. Al momento si sta dedicando a due documentari. Uno si intitola Bright Future ed è dedicato all'energia pulita.
L’altro "è su JFK. Siccome il film è uscito nel 1991, c’è molto nuovo materiale che è venuto alla luce e che la gente ignora. È una storia pazzesca". A proposito di presidenti degli Stati Uniti, proprio in questi giorni Stone non ha escluso la possibilità di fare un film su Donald Trump, una figura dall'alto potenziale narrativo.