“KABUL PUÒ CADERE IN NOVANTA GIORNI” – DOPO L’ABBANDONO DELLE TRUPPE AMERICANE DALL’AFGHANISTAN, I TALEBANI SONO TORNATI PIÙ AGGUERRITI CHE MAI – BIDEN RIBADISCE CHE L’ESERCITO AFGHANO E LE FORZE LOCALI DOVRANNO SBRIGARSELA DA SOLI – I TALEBANI SI SONO AMMODERNIZZATI E SONO MOLTO ATTIVI SUI SOCIAL: “NON CREDETE ALLE DICERIE SULLE NOSTRE CRUDELTÀ FATTE CIRCOLARE DAI CORROTTI DEL GOVERNO E DAI LORO ALLEATI MISCREDENTI”

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TALEBANI

Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"

 

Kabul potrebbe venire accerchiata dalle colonne armate talebane tra un mese ed entro 90 giorni rischia di essere conquistata. Le rivelazioni del Washington Post , che cita «alte fonti dell'intelligence militare americana», rimbalzano nella capitale afghana alimentando il panico.

 

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«Qui siamo invasi da migliaia di profughi in fuga dalle provincie del Nordovest, già tutte sotto il controllo talebano o minacciate da vicino dalla guerra. Sono per lo più donne, bambini, anziani: si accampano per le strade, nei parchi, nello stadio, di fronte agli ospedali. Non si trovano posti sui voli in partenza. Chi può e ha il visto scappa all'estero. Sui social, che ora anche i talebani usano molto bene per terrorizzare la popolazione, rimbalzano storie di fucilazioni di massa, e torture ai danni di militari, poliziotti e funzionari del governo. I talebani avrebbero promesso in spose le afghane quindicenni ai volontari che vengono dal Pakistan e dai Paesi islamici per combattere al loro fianco», ci racconta un giornalista locale che non vuole essere identificato.

 

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Non è del resto nuova la predizione dell'intelligence Usa. Già a fine giugno i comandi americani e i maggiori osservatori internazionali esprimevano seri dubbi sulla capacità di tenuta da parte delle forze di sicurezza, compresi i circa 350 mila soldati armati e addestrati per oltre un quindicennio dalla coalizione internazionale con costi astronomici. «Potrebbero collassare entro sei mesi», sostenevano.

 

La valutazione più diffusa al momento è dunque che, a meno di interventi militari dall'estero, Kabul potrebbe davvero venire presa dai talebani già ben prima della fine dell'anno. Joe Biden ripete che tocca adesso agli afghani, al governo di Ashraf Ghani e tutte quelle forze locali che tradizionalmente sono nemiche del movimento talebano, di prendere in mano il loro destino e combattere.

La marcia dei talebani

 

L'aviazione americana sta intensificando i raid in sostegno all'esercito regolare, ma pare che i risultati siano limitati e che invece causino per errore morti e feriti tra i civili. In poche parole: capiti quello che capiti, gli americani a questo punto lasciano l'Afghanistan alla sua sorte. Nei dialoghi di pace a Doha chiedono ai talebani di cessare i combattimenti, quelli replicano esigendo la liberazione di 7.000 loro prigionieri nelle mani di Kabul e intanto approfittano del momento favorevole.

 

I risultati sono ormai sotto gli occhi di tutti: l'avanzata talebana appare inarrestabile. Ormai controllano tutti i maggiori punti di frontiera dall'Iran all'Uzbekistan e il Pakistan. In meno di una settimana hanno conquistato una decina di capoluoghi di provincia, tra cui l'importante nodo commerciale di Kunduz. Nelle ultime ore è caduta anche Farah, dove sino a pochi anni fa operava il contingente italiano.

 

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Herat è circondata e così anche Kandahar e Lashkar Gah. I talebani mostrano di avere una strategia molto coerente e lanciano appelli alla popolazione affinché resti nelle case. «Non credete alle dicerie sulle nostre crudeltà fatte circolare dai corrotti del governo e dai loro alleati miscredenti», scrivono sui social. Evitano di attaccare gli ultimi residui della forza americana sul campo, destinata comunque ad evacuare entro il 31 agosto, lasciando unicamente 650 marines in difesa dell'ambasciata a Kabul.

 

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I talebani sono nel Badakshan, stanno posizionandosi per prendere il corridoio del Vakhan e ciò allarma la Cina, visto che l'area confina con la sua provincia musulmana. Intanto Ghani vola nella città assediata di Mazar-i-Sharif per spronare a combattere vecchi signori della guerra come l'uzbeko Abdul Rashid Dostum, che nel 2001 venne accusato di «crimini di guerra» per aver lasciato morire di sete centinaia di talebani chiusi in container al sole.

 

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Un altro possibile alleato potrebbe essere il tagiko Atta Mohammad Noor. A Herat guida la resistenza hazara il 75enne Ismail Khan, ex eroe della lotta anti-sovietica. Ma tutto ciò ha un prezzo. Ghani dimostra di non avere alcuna fiducia nel nuovo esercito e ricorre alla vecchia logica corrotta e clientelare del rapporto diretto con i clan etnici e tribali. La stessa che ha portato al collasso del Paese.