Aldo Grasso per "www.corriere.it"
Che avesse ragione Guido Ceronetti, quando nei lontani anni 70 paventava il male di laurea? Era convinto che gli agitati della laurea, «i maniaci del possesso di un’illusione di potere» fossero meglio «frolliti e pronti alle lobotomie» di verità abusive. Questo incubo (la «dotta ignoranza» di cui parla Montaigne) mi è tornato in mente leggendo del plurilaureato che non vuole vaccinarsi.
Si chiama Valentino Di Carlo, ha 41 anni, insegna a Lecco in scuole e istituti superiori da precario e ha spiegato che non vuole vaccinarsi e non ha il green pass. Le sue lauree sono in Scienze politiche, Scienze filosofiche e Lettere moderne (prendi tre paghi due, con pochi esami aggiuntivi) ma l’ottusità è una sola: no al green pass perché lede chissà quale diritto, no al vaccino per non fare da cavia.
Nella situazione in cui siamo non si può giocare con la vita degli altri e se uno con tre lauree non ha capito che il vaccino è l’arma più efficace a disposizione per affrontare l’epidemia che ci ha messo in ginocchio, allora significa che la situazione è disperante. Di Carlo confonde la forza delle opinioni con le opinioni della forza (bruta).
Il pezzo di carta non serve a niente, il seme delle storpiature cresce nelle nostre menti e chi ne viene infettato brama infettare, è un sadismo antico che nessun titolo di studio può sanificare.
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