“MARADONA? COME LUI NESSUNO PIÙ. ERA DI UNA SIMPATIA TRAVOLGENTE” - CAZZULLO IN RICORDO DEL “PIBE DE ORO”: “LE SUE INTERVISTE ERANO SPETTACOLI. I GIORNALISTI ARGENTINI LO ADORAVANO, NONOSTANTE LUI AMASSE MALTRATTARLI INVITANDOLI A PRATICARGLI UN RAPPORTO ORALE (“QUE LA CHUPEN…”). COME CT, ERA UN ADORABILE PASTICCIONE. PER UN’AMICHEVOLE CON LA GIAMAICA ARRIVÒ A CONVOCARE CINQUE INFORTUNATI. IN DUE ANNI CHIAMÒ UN CENTINAIO DI CALCIATORI. ALLENAMENTI SEMPRE IL POMERIGGIO E LA SERA: LA MATTINA DORMIVA. UNA VOLTA MISE SOTTO UN CAMERAMAN CON LA MACCHINA…”
-Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
Caro Aldo, il 5 luglio scorso sono stati quarant’anni dall’arrivo di Diego Maradona a Napoli. Che ricordi ha del grandissimo campione? È maradoniano anche lei?
Antonio Palazzi - Napoli
Risposta di Aldo Cazzullo
Caro Antonio, non sono stato maradoniano soltanto due volte in vita mia: quando invitò Napoli a tifare contro l’Italia, durante il Mondiale del 1990; e quando fece il gesto dell’ombrello al Fisco italiano, perché fisco non è una bella parola, ma dietro ci sono ospedali, scuole, strade, servizi per le persone sfavorite, stipendi di medici, infermieri, insegnanti, poliziotti, carabinieri, militari che lavorano per la comunità.
Per il resto, Maradona non era soltanto un fantastico giocatore di calcio; era un uomo di una simpatia travolgente. L’ho incontrato ai Mondiali in Sud Africa, dove non ho perso una sua conferenza stampa. Le interviste a Maradona erano autentici spettacoli. I giornalisti argentini lo adoravano, nonostante lui amasse maltrattarli, ad esempio invitandoli a praticargli un rapporto orale («que la chupen…»). Qualunque cosa dicesse, era un titolo. Detestava Blatter, allora potente capo della Fifa. Aveva con Messi un rapporto quasi paterno.
Come ct, era un adorabile pasticcione. Aveva portato la squadra a giocare ai 3 mila metri di La Paz direttamente dal livello del mare: 6-1 per la Bolivia. Per un’amichevole con la Giamaica arrivò a convocare cinque infortunati. In due anni chiamò un centinaio di calciatori. Allenamenti sempre il pomeriggio e la sera: la mattina dormiva.
Una volta mise sotto un cameraman con la macchina. Era generoso di qualsiasi cosa, anche di sé. Come Fernando Pessoa, si è dato, si è moltiplicato, ha dovuto moltiplicarsi per sentirsi, per essere se stesso. È stato un campione, una star, un cocainomane, un seguace del destrorso Menem, un fan del sinistrorso Castro. Amava le donne, ricambiato. Adorava Napoli e ne era adorato. Come lui nessuno più.