“MI HANNO ESCLUSA PERCHÉ SONO ISRAELIANA” – LA DENUNCIA DELLA MODELLA ARBEL KYNAN CHE RACCONTA DI ESSERE ARRIVATA A PARIGI PER UNO SHOOTING E DI ESSERE STATA RIMBALZATA QUANDO HANNO SAPUTO DA DOVE ARRIVAVA: “DOVEVO LAVORARE PER UN'AZIENDA DI MODA MOLTO RINOMATA CHE PARTECIPA ANCHE ALLA SETTIMANA DELLA HAUTE COUTURE. PRIMA DEL MIO ARRIVO MI HANNO DETTO CHE ERANO FELICI DI AVERMI ALLA SFILATA. POI HANNO SAPUTO CHE ERO DI TEL AVIV E…”
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Daniel Mosseri per “Libero quotidiano”
Una mano aperta con scritto "Stop this story!". È partita in queste ore sui social una nuova campagna contro l' antisemitismo. È stata lanciata da Moshe Kantor, presidente dello European Jewish Congress e ha raccolto l' appoggio fra gli altri del presidente israeliano Reuven Rivlin, dell' attrice britannica Vanessa Kirby (la principessa Margaret nella popolare serie "The Crown" su Netflix), e del cestista Nba Omri Casspi.
L' iniziativa, la prima del suo genere a utilizzare su Instagram gli effetti della realtà aumentata, è stata pensata in vista del Quinto forum mondiale sull' Olocausto in programma a Gerusalemme il prossimo 23 gennaio.
In quella data, 45 capi di stato e di governo si incontreranno presso lo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah, per ricordare il 75esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. E poiché il ricordo non basta, i 45 leader globali cercheranno nuove strade per combattere il pregiudizio antiebraico. Anche la supermodella israeliana Bar Refaeli si attivata online per combattere l' antisemitismo.
Meno fortuna, invece, ha avuto la sua collega e connazionale Arbel Kynan che dell' odio per lo stato ebraico è rimasta vittima. È stata la stessa mannequin a raccontarlo su Instagram. «Qualche giorno fa sono arrivata a Parigi per essere fotografata per un' azienda di moda molto rinomata che partecipa anche alla settimana della Haute Couture.
Prima del mio arrivo a Parigi mi hanno detto che sarebbero stati felici di avermi alla sfilata». Tutto bene, dunque? No. Allo shooting le è stato chiesto da dove venisse, «Da Tel Aviv», ha risposto la bella Arbel. Giorni dopo ha ricevuto una mail dal suo agente: «Il cliente è libanese e non vuole modelle israeliane».
Un no secco come succede spesso anche nel campo dello sport, con tanti saluti alla campagna contro il razzismo e l' antisemitismo. Un atteggiamento in linea con l' imminente ondata di ipocrisia legata ad Auschwitz da parte di chi piangerà gli ebrei morti continuando a odiare quelli vivi.