“MI SERVE UN NEGRETTO, UN BEL MORETTO, QUELLI CHE MI FANNO ECCITARE DA PAZZI, E MI RACCOMANDO NON SUPERI I 14 ANNI” – IN "AGNUS DEI", LUCETTA SCARAFFIA, ANNA FOA E FRANCA GIANSOLDATI DENUNCIANO GLI ABUSI SESSUALI COPERTI E INSABBIATI DALLA CHIESA - IL CASO DI RICCARDO SEPPIA, PARROCO DI SESTRI PONENTE CHE RECLUTAVA E ABUSAVA DI MINORENNI IN CONDIZIONI DI DISAGIO. NONOSTANTE FOSSE AFFETTO DA HIV, PREDILIGEVA RAPPORTI SESSUALI NON PROTETTI. IL PROBLEMA È CHE NON ERA UN CASO ISOLATO. ANZI, DI CASI SIMILI CE NE SONO IN ABBONDANZA…
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Lucetta Scaraffia per “La Stampa”
Hanno veramente delle buone ragioni i vescovi italiani a rifiutare un'inchiesta indipendente sugli abusi del clero? Noi - un gruppo di donne in maggioranza nonne - pensiamo di no e spieghiamo perché. Cominciamo con un esempio.
Per quanto accertato dai giudici di merito, Riccardo Seppia è stato un delinquente comune part-time: per il tempo restante era parroco della chiesa di Santo Spirito a Sestri Ponente. Il caso che lo riguarda è scoppiato nel 2011, quando il prete è stato arrestato nella sua abitazione, accusato di aver abusato sessualmente, in cambio di droga, di adolescenti in situazioni di particolare disagio.
Le indagini erano partite dalle intercettazioni di alcuni pusher milanesi, condotte dai Nas per investigare su un giro di cocaina in palestre e locali frequentati principalmente da omosessuali, dei quali sembra che l'allora sacerdote fosse un assiduo frequentatore.
Le registrazioni che lo hanno portato all'attenzione degli investigatori riguardano alcune conversazioni con il suo complice, spacciatore e procacciatore di ragazzi, con il quale don Seppia si esprimeva così: «Mi serve un negretto, un bel moretto, quelli che mi fanno eccitare da pazzi, e mi raccomando non superi i 14 anni e meglio se si tratta di uno con problemi, di droga o senza famiglia, sai»; «ho tanta roba e ci possiamo divertire»; «e mi raccomando l'età, perché sedicenni sono già troppo vecchi procurami un ragazzo dal collo tenero»; «quel ragazzino me lo farei sull'altare».
Tanto per dare un'idea. Fino a quel momento, sembra che nessuno dei suoi confratelli o superiori se ne fosse accorto. Anzi, secondo l'arcivescovo Bagnasco, «è descritto come prete inflessibile, ligio al suo dovere».
Alla carcerazione hanno fatto seguito un processo di primo e uno di secondo grado, rispettivamente nel 2012 e nel 2013; in entrambi i casi la pena inflitta è stata di 9 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, e una sanzione economica di 28 mila euro, per violenza sessuale su minori, tentata induzione alla prostituzione minorile, offerte plurime di droga e cessione di cocaina.
Una volta in carcere, pare che abbia subito un'accoglienza un po' rude da parte dei detenuti comuni - nelle carceri la pedofilia non è ben vista - e per questo è stato trasferito a scontare la pena in una casa circondariale nota per essere più comprensiva verso i sex-offenders. Con il codice etico dei carcerati non si scherza.
Nelle motivazioni della sentenza di condanna si legge tra l'altro: «Nonostante il ruolo ecclesiastico rivestito, ha frequentato abitualmente locali trasgressivi, ha partecipato ad orge, usa un linguaggio blasfemo e volgare, predilige rapporti sessuali non protetti nonostante la sua condizione di soggetto affetto da Hiv e, circostanza ancor più grave, ha più volte cercato o scelto le sue vittime approfittando della loro condizione di marginalità sociale».
La vicenda giudiziaria non è finita con i giudizi di merito: il condannato ha fatto ricorso in Cassazione, denunciando errori nella formulazione dei capi di imputazione al fine di ottenere uno sconto di pena, e nel 2015 è tornato libero.
Chiaramente, Seppia ha potuto contare su un buon avvocato, cosa che purtroppo non capita alla grande maggioranza delle vittime. All'indomani della condanna, in un'intervista a Il Secolo XIX, il responsabile delle comunicazioni della curia di Genova, don Silvio Grilli, ha dichiarato che la pronuncia non modificava la decisione canonica a suo tempo assunta circa la dimissione dallo stato clericale e la conseguente impossibilità di esercitare il ministero pastorale.
Ma ha aggiunto che, per ragioni di umanità e pastorali, Seppia, una volta libero, non sarebbe stato lasciato solo, ma avrebbe potuto essere accolto in una delle case dove soggiornano preti che vivono particolari momenti di difficoltà. Lì gli sarebbe stata offerta accoglienza fraterna di conforto e di ripresa. Per le vittime non era previsto alcun aiuto.
Non si tratta di un caso eccezionale: se analizziamo, come abbiamo fatto noi, l'unico archivio degli abusi di cui disponiamo nel nostro Paese - cioè quello, purtroppo imperfetto dal punto di vista statistico, raccolto sin dal 2010 dal sito dell'associazione «Rete L'Abuso», fondato e diretto da una vittima, Francesco Zanardi - di casi simili ce ne sono in abbondanza.
Le vittime sono sempre ragazzi poveri, appartenenti a famiglie marginali aiutate dalle parrocchie, quindi poco disponibili a denunciare. I sacerdoti accusati godono di un'ottima assistenza legale, pagata dalle diocesi, a differenza delle vittime.
E la copertura degli abusi da parte delle gerarchie costituisce un vero sistema, che funziona ovunque allo stesso modo. Uno dei principali ostacoli a una presa di coscienza all'interno della Chiesa è l'incapacità di mettere in relazione il potere con questioni di sessualità. Il potere del clero è mascherato sotto forma di servizio, la sessualità è affrontata nel quadro di coppie sposate stabili, in vista della procreazione.
La cultura del segreto conferma infine la fortissima chiusura del clero su sé stesso - i sacerdoti possono venire giudicati solo da altri sacerdoti e i vescovi soltanto dal Papa - mentre, sulle questioni della sessualità, le lotte che l'istituzione ecclesiastica combatte verso l'esterno hanno anche l'effetto di far tacere persone all'interno.
I provvedimenti per gli abusi presi finora dalla Chiesa non sono sufficienti a contrastarli, e non solo perché spesso non diventano prassi concreta. Il vero scandalo infatti non sono solo gli abusi in sé - sappiamo che questi crimini abominevoli si verificano ovunque - ma le modalità in cui sono stati, e purtroppo sono tuttora, coperti, manipolati, insabbiati.
Questo sistema di mettere in pratica l'ingiustizia e l'alleanza contro i deboli, con l'evidente appoggio dell'istituzione stessa, hanno costituito per i fedeli una scoperta terribile e sconcertante e contribuito a danneggiare l'immagine della Chiesa anche davanti a chi, pur non confessandosi cristiano, la rispettava.