“MORAVIA MI DICEVA: 'MUOIO E TI RISPOSI', SI E’ SBAGLIATO” – AMORI E BOLLORI DI CARMEN LLERA CHE RACCONTA A CAZZULLO GLI ANNI A FIANCO DELLO SCRITTORE: “ERA MOLTO CORTEGGIATO. LA SERA DOPO IL TG LUI USCIVA, IO ANDAVO A LETTO" – "LA STORIA CON WALID JUMBLATT, CAPO DEI DRUSI LIBANESI RIBATTEZZATO 'L’INDRUSO'? NON È VERO CHE MORAVIA CHIESE DI ASSISTERE AI NOSTRI INCONTRI. ALBERTO USAVA LA GELOSIA PER CREARE” – E POI CRAXI, IL "TORINESE ALTO E MAGRO" (FASSINO), IL FASCINO DI AMOS OZ E DEGLI UOMINI ISRAELIANI, STRAUSS KHAN (“SI PUÒ AMARE IL SESSO SENZA PERDERE LA RAZIONALITÀ”) – "LA STORIA CON FIORELLO? ABBIAMO NEGATO ENTRAMBI! GLI AVEVO SOLO DATO UN PASSAGGIO IN MOTO...” – IL LIBRO

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Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera - Estratti

 

Carmen Llera Moravia, qual è il suo primo ricordo?

«Credo sia un falso ricordo: i primi passi, e la paura della luna».

 

(…)

 

Come incontrò suo marito, Alberto Moravia?

carmen llera foto di bacco

«Era il 1980, stavo lavorando alla mia tesi sui rapporti tra cinema e letteratura. Andai a Sabaudia da Graziella Chiarcossi, la cugina di Pasolini, moglie di Vincenzo Cerami. Vidi anche la madre, Susanna, che aveva recitato la parte della Madonna nel “Vangelo secondo Matteo”. E incontrai Moravia. Da tempo non stava più con Dacia Maraini. Gli chiesi di Buñuel, che avevo conosciuto e che Alberto da presidente della giuria aveva premiato a Venezia per “Belle de jour”, il film con Catherine Deneuve. Cominciammo a parlare, e non ci siamo più lasciati».

 

Quando vi siete sposati?

«Il 27 gennaio 1986, dopo la morte di Elsa Morante, che non gli aveva mai concesso il divorzio. Eravamo appena tornati dallo Zimbabwe. Io avevo 32 anni, lui 78».

 

UOMINI - LIBRO DI CARMEN LLERA MORAVIA

La Morante l’ha conosciuta?

«Sì. Stava già male, ma era felice che ci fosse una giovane donna spagnola accanto al suo ex marito».

 

Lei Carmen era già stata sposata.

«A 18 anni, con il mio professore di filosofia, da cui ho avuto il mio unico figlio, Héctor. Mio padre era contrarissimo, fu allora che tentò per la prima volta di togliersi la vita.

Diceva che la mia era solo un’infatuazione. Non aveva torto».

 

Ora Bompiani ripubblica un suo libro di successo, «Uomini», in cui scrive di non aver mai perso la testa per amore. Neppure per Moravia?

«Alberto l’ho amato perché è stato l’unico a non tentare di cambiarmi. Era così intelligente da capire e accettare la mia natura. Mi diceva sempre: “Io morirò e tu sposerai un altro”. “Ti sbagli” rispondevo. Infatti si sbagliava: non mi sono mai più sposata. Sto così bene da sola».

 

carmen llera alberto moravia 2

Però c’è un brano di Moravia in cui lui si lamenta delle sue fughe, di averlo piantato in asso in aeroporto...

«Il problema è che Alberto adorava l’Africa, e io la detestavo. Così a volte lo lasciavo lì e tornavo a casa. Preferisco il Medio Oriente».

 

Celebre la sua storia con Walid Jumblatt, capo dei drusi libanesi. I giornali lo chiamavano «l’indruso», con la d.

«Ci incontrammo a Stoccolma, sotto la neve, ai funerali di Olaf Palme, c’erano anche Arafat e Indira Gandhi. Poi ci rivedemmo a Damasco. Ci sentiamo ancora. Adesso ha lasciato il suo ruolo al figlio».

 

È vero che Moravia chiese di assistere ai vostri amori?

«No! È vero che usava la gelosia per creare: i racconti de “La cosa”, “La donna leopardo”...».

carmen llera

 

E lei era gelosa?

«Se lo fossi stata, sarei impazzita: Alberto era molto corteggiato, attrici e scrittrici venivano a trovarlo a casa… La sera dopo il Tg lui usciva, e io andavo a dormire. Da sempre mi alzo alle 5 ed esco all’alba».

 

Com’era la vita con lui?

«Meravigliosa. Qualcuno pensava fosse burbero; invece era solo timido. In privato era molto divertente. Guidava un’auto speciale, una Renault con i pedali invertiti, a causa della sua zoppia, poi sostituita da una Lancia Delta. Andavamo al cinema Capranica, mollava la macchina lì davanti, arrivava il poliziotto di guardia a Palazzo Chigi, e lui sorrideva: “Dove possono parcheggiare gli sciancati?”. Nessuno osava mandarlo via.

Ogni tanto si arrabbiava perché buttavo via le sue carte, anche le recensioni dei film per l’Espresso; allora si chinava nel cestino e ricomponeva i fogli stracciati...».

 

Morì mentre si faceva la barba.

CARMEN LLERA CON MORAVIA

«Io non c’ero, ero in Marocco, Alberto doveva venire a prendermi all’aeroporto. Fu mia mamma ad avvisarmi. Andai direttamente alla camera ardente in Campidoglio».

 

Nel libro a un certo punto c’è la descrizione di Craxi: un uomo di potere grande e grosso, che abita all’ultimo piano di un albergo.

«La donna di quel racconto non sono io. Craxi l’ho conosciuto al matrimonio di Marina e Carlo Ripa di Meana, e l’ho rivisto al funerale di Alberto. Non bisogna prendere alla lettera quello che ho scritto...».

 

Neppure quando descrive il torinese alto e magro?

CARMEN LLERA MORAVIA

«Anche Fassino l’ho conosciuto dopo che è uscito il libro» ( Carmen sorride ). Lei scrive del fascino degli uomini israeliani, anche se li definisce «prepotenti e arroganti».

 

«Non li conoscevo ancora bene. Quello è solo l’aspetto esteriore. Hanno fatto tutti il servizio militare per tre anni, possono sembrare rudi, squadrati, ma è solo un’apparenza.

Li amo molto».

 

CARMEN LLERA CON MORAVIA jpeg

Chi è il suo scrittore israeliano preferito?

«Amos Oz. Un kibbutzim. Lasciò il suo kibbutz per proteggere la salute del figlio asmatico, si trasferì nel deserto del Negev. Amos era un uomo di una bellezza incredibile, gli occhi chiari... Anche ad Alberto piaceva».

 

(…)

Lei ha conosciuto bene Dominique Strauss-Kahn.

«Uomo intelligente, di straordinaria competenza, che ha distrutto la sua stessa vita. Sarebbe diventato presidente della Francia».

 

Era ossessionato dal sesso?

«Si può amare il sesso senza perdere la razionalità».

Wikipedia le attribuisce pure una storia con Fiorello.

«Abbiamo negato entrambi! Gli avevo solo dato un passaggio in moto...».

 

Schlein o Meloni?

«Sono di sinistra e la Schlein mi piace, anche per il suo aspetto irregolare, androgino».

 

CARMEN LLERA MORAVIA PRIMO PIANO

Crede in Dio e nell’aldilà?

«No. Mi viene in mente una battuta di “Marx può aspettare”, il film di Marco Bellocchio, che conosco da quando frequentava Sabaudia negli anni 80: “Sarebbe bello rivedere papà e mamma nell’aldilà, ma ci saranno miliardi di persone, una confusione incredibile, come faccio a trovarli?”».

 

«Nessuna lingua ha saputo darmi tanto piacere, nessuna mano tanto conforto, né mai uno sguardo mi ha divertito tanto. Dove sei?». Anche questa frase del suo libro non ha un destinatario reale?

«No. Quella frase è per Alberto Moravia».