“NON MI FIDAVO PIÙ DI ARDITA E NON GLI HO RIVOLTO PIÙ LA PAROLA. PENSAVO MI NASCONDESSE QUALCOSA” – DAVIGO, IN AULA A BRESCIA PER IL CASO DEI VERBALI DI AMARA, PARLA DELLO SCONTRO CON L'EX COLLEGA DI CORRENTE - L'EX ASSISTENTE DI "PIERCAVILLO", GIULIA BEFERA: "MI PARLÒ IN MODO SOMMARIO E CONFIDENZIALE DEI VERBALI. MARCELLA CONTRAFATTO MI DISSE 'HO QUESTA PAZZA IDEA' DI MANDARE I VERBALI AI GIORNALI..."

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CASO PM MILANO: EX ASSISTENTE DAVIGO, MI PARLÒ DEI VERBALI

PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA

(ANSA) - "Piercamillo Davigo mi parlò in modo sommario e confidenziale dei verbali su una ipotetica loggia all'interno della quale si diceva ci fossero esponenti delle forze dell'ordine e magistrati e mi fece il nome di Sebastiano Ardita. Mi disse che quei verbali gli erano stati consegnati da qualcuno della procura di Milano ed era preoccupato di un certo immobilismo, che non venisse aperta una indagine per capire.  Era preoccupato per il nome di Ardita, una persona che conosceva molto bene e aveva frequentato".

 

Lo ha spiegato in aula a Brescia, Giulia Befera, assistente giuridica dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo imputato a Brescia per il caso dei verbali di Piero Amara. La testimone sta parlando davanti al Tribunale nel corso del processo ripreso oggi dopo la pausa estiva. "Io sapevo che Davigo voleva compulsare l'avvio delle indagini".

 

CASO PM MILANO: TESTE, CONTRAFATTO MI DISSE 'HO PAZZA IDEA'

MARCELLA CONTRAFATTO MARCELLA CONTRAFATTO

(ANSA) - "Marcella Contrafatto mi disse 'ho questa pazza idea' ossia di mandare i verbali ai giornali per ristabilire un ordine, nella sua ottica, dopo il voto contrario sulla permanenza di Davigo al Csm" .

 

Lo ha spiegato in aula a Brescia Giulia Befera, assistente giuridica dell'ex consigliere del consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo imputato per il caso dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria. Befera, nel raccontare quanto le disse la collega, si riferisce a uno scambio di messaggi via telefono aggiungendo di aver risposto alla donna, indagata a Roma, "stai scherzando? Il consigliere Davigo non ne sarebbe felice. Io mi dissocio". Befera ha spiegato che "Davigo non era stato al corrente al 100% dell'iniziativa" della Contrafatto che lo lasciò "choccato".

 

CASO PM MILANO: DAVIGO, NON MI FIDAVO PIÙ DI ARDITA

PIERO AMARA PIERO AMARA

(ANSA) - "I nostri rapporti personali sono finiti perché io non mi fidavo più di lui e non gli ho rivolto più la parola. Pensavo mi nascondesse qualcosa". È un passaggio della dichiarazione spontanea resa in aula a Brescia da Piercamillo Davigo, ex componente del Csm imputato per la vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria.

 

Davigo si riferisce al consigliere uscente del Consiglio superiore della magistratura Sebastiano Ardita, indicato da Amara tra componenti della presunta e mai accertata Loggia, parte civile al processo in quanto ritiene di essere stato danneggiato dalla diffusione di quei verbali. Davigo ha ricordato che i contrasti con Ardita sono cominciati ben prima di aver saputo della vicenda Ungheria.

 

SEBASTIANO ARDITA SEBASTIANO ARDITA

Davigo ha spiegato al collegio presieduto dal giudice Roberto Spanò, che lo scontro con Ardita, allora compagno di corrente, sulla nomina del Procuratore di Roma, nel febbraio 2020, "è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso". In precedenza c'era stata una serie di episodi che "inizialmente pensavo fossero di natura caratteriale ma poi mi hanno preoccupato. Uuna somma di varie cose che mi ha fatto interrompere i rapporti. Non gli ho più rivolto la parola. Poi è arrivata loggia Ungheria...".

 

Oggi è stata convocata come teste la consigliera del Csm uscente Ilaria Pepe, tra i primi a Palazzo dei Marescialli ad essere informata da Davigo delle dichiarazioni di Amara. Al termine del primo lockdown, ai primi di maggio del 2020, nel cortile di palazzo dei Marescialli, Davigo "mi disse che era preoccupato per alcune dichiarazioni rese alla Procura di Milano che collocavano due consiglieri, Ardita e Mancinetti, in una loggia.

 

sebastiano ardita al csm con di matteo e davigo sebastiano ardita al csm con di matteo e davigo

Rimasi colpita e gli chiesi che cosa aveva intenzione di fare visto che noi arrivavamo da un terremoto non secondario" ossia il caso Palamara, "che già pregiudicava la tenuta del Consiglio". Ilaria Pepe ha precisato che Davigo aveva intenzione di riferire al vicepresidente del Csm David Ermini, affinché informasse il presidente Sergio Mattarella, e al pg della Cassazione Giovanni Salvi.

 

"Era preoccupato dalle dichiarazioni di Amara e dal fatto che non si facevano indagini". Pepe, tra l'altro, ha precisato di aver successivamente visto fisicamente i verbali, in quanto Davigo glieli mostrò, ma di non averli "mai letti" e che, riguardo al segreto istruttorio, "mi assicurò che a noi consiglieri non era opponibile". Infine, rispondendo a una domanda precisa, Pepe ha detto di aver ricevuto da Davigo un "invito alla cautela" nei rapporti con Ardita. Così dopo aver saputo delle dichiarazioni di Amara "ho preso ancora più le distanze. Ovviamente ero preoccupata".

 

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