Claudia Guasco per “il Messaggero”
La donna grida con voce esasperata: «Porca pu...na scendi! Io non ti voglio più, scendi! Vai da sola a piedi». A suscitare in Daniela Bedogni tanta rabbia è una bambina che le è stata affidata, la disprezza a tal punto che l'abbandona in strada sotto la pioggia battente, il 20 novembre.
chi l'ha visto sul caso bibbiano 1
La cimici piazzate nella sua auto dai carabinieri del nucleo operativo registrano tutto, compreso il rumore dello sportello che sbatte. L'intercettazione è una delle tante che ha abbattuto il muro attorno al sistema di falsi affidi di Bibbiano, 10 mila abitanti in provincia di Reggio Emilia, e ora l'inchiesta si allarga con nuovi indagati tra assistenti sociali, educatori e psicoterapeuti del Servizio della Val d'Enza. E in settimana ripartono gli interrogatori.
IL DIARIO
cartello parlateci di bibbiano
I colloqui captati dagli investigatori rivelerebbero un vero e proprio lavaggio del cervello suo piccoli sottratti alle famiglie. Come quello di cui è protagonista sempre Daniela Bedogni: sgrida la bambina perché non annota sul diario gli abusi subiti, che in realtà non sarebbero mai avvenuti. «Tu non ci scrivi perché c'hai paura di scrivere - urla - Perché le cose che devi scrivere adesso sono talmente profonde che non ti va più di scriverci.
Non ci vuoi neanche andarci vicino». Sono gli psicoterapeuti, stando ai colloqui intercettati, i primi a instillare dubbi dei bimbi: «Forse sono io che mi ricordo male, ma quando ti hanno detto che non avresti più visto il tuo papà tu eri contenta, te lo ricordi?». La bambina è titubante: «Non mi viene in mente, non mi ricordo di aver detto così». Ma interviene l'affidataria che incalza: «Guarda che non c'è niente di male! Sono gli adulti che si occupano dei bambini, non viceversa.
Non è che se tu hai detto che stavi tanto male e non volevi più vederlo sei una brutta bambina». Domanda della psicoterapeuta: «Tu vorresti incontrarli?». Risponde la piccola: «Mi piacerebbe rivederli, anche fisicamente. Ogni tanto mi capita di piangere perché mi mancano gli abbracci del papà». Il meccanismo, sostiene l'accusa, era stilare relazioni false per togliere i bambini ai genitori, spesso in contesti familiari difficili, e collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti.
Ma anche, affermano i magistrati, esercitare presunte pressioni sui piccoli affinché raccontassero di violenze mai subite, con assistenti sociali precari costretti ad assecondare le richieste dei superiori per paura di ritorsioni sul posto di lavoro e soldi pubblici che sarebbero stati utilizzati per favorire le strutture private finite al centro delle indagini.
Una trentina gli indagati, tra i reati contestati frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso.
Al centro delle indagini c'è Federica Aghinolfi, responsabile dei servizi sociali Unione Val D'Enza, la quale - si legge nelle carte - avrebbe sfruttato la debolezza di alcune persone che chiedevano l'appoggio dei servizi sociali per trasformale in finte affidatarie facendo così transitare il denaro verso il centro Hansel e Gretel.
IL FALSO CONTRATTO
In che modo lo racconta agli inquirenti la donna che nel 2016, «a seguito di problemi economici», si è rivolta all'ufficio della Val d'Enza «a cui mi indirizzò il centro per l'impiego. Feci un tirocinio di segreteria, percependo 550 euro mensili per i primi sette mesi».
Fu così che conobbe la Anghinolfi: «Le chiesi di poter lavorare e lei mi propose come cuoca all'App», una struttura pomeridiana di aggregazione per giovani, «tre volte alla settimana in cambio di 360 euro al mese. Lei mi disse che era necessario formalizzare la mia attività attraverso un documento».
la copertina di panorama con stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia
In apparenza tutto normale, se non fosse che il contratto per cucinare prevedesse anche di farsi carico di un minore. «Mi fu consegnato un foglio dove Federica indicava che mi dava un bambino in affido», riferisce la donna. «In realtà né nel 2017, né nel 2018 diedi ai due minori alcuna accoglienza. Li conosco solo perché a pranzo cucino per loro e per gli altri ragazzi». La cuoca spiega anche il ruolo che le sarebbe stato assegnato dalla Aghinolfi: «Mi chiese di fare da tramite per il pagamento delle spese di psicoterapia».
E mette anche a verbale il giro che faceva il denaro: «I servizi sociali, a cui il centro Hansel e Gretel trasmette le fatture a me intestate per la psicoterapia del minore, mi anticipano ogni mese la somma sul mio conto. Poi io, come da indicazioni di Federica, faccio un bonifico alla Hansel e Gretel». La madre del minorenne ha confermato: «Mio figlio è sempre rimasto a casa, sotto la supervisione dei servizi sociali. Sono sbalordita. Non conosco questa signora e mio figlio non le è mai stato affidato».
E sulla vicenda si consuma l'ennesimo scontro Lega-M5s. Per il vicepremier Matteo Salvini «questi erano dei mostri, per loro zero pietà». Ma il movimento attacca dal Blog delle Stelle: «Che coraggio, Salvini. Con la scelta di provocare la crisi ha mandato in fumo le speranze delle vittime di questo sistema illecito». La segretaria di FdI Giorgia Meloni: «I colpevoli devono marcire in galera».
stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia 1 stefania e marco i genitori di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia 1 stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia. un giocattolo della bambina di stefania