“QUALORA RATZINGER VENISSE A MANCARE, LE DIMISSIONI DI BERGOGLIO SAREBBERO UN'IPOTESI CONCRETA” - DON MAURO LEONARDI SI INFILA NELLE QUESTIONI PAPALI: “IN TEORIA POTREBBERO AVVENIRE IN QUALSIASI MOMENTO, MA MI SENTO DI ESCLUDERE CHE POSSANO ACCADERE CON RATZINGER IN VITA: UN PAPA REGNANTE E DUE PAPI EMERITI SAREBBERO DAVVERO TROPPI PER LA CHIESA. CHI DI DOVERE DEVE FARE IN MODO CHE SI CAPISCA BENE CHE…”
-Don Mauro Leonardi* per www.agi.it
*Mauro Leonardi (Como, 1959) è sacerdote dal 1988 e da allora abita a Roma. Passa molte ore della sua giornata a fare il prete a Casalbruciato e predilige costruire ponti piuttosto che innalzare muri. Da anni scrive racconti, articoli, saggi e romanzi. Il suo blog è Come Gesù.
L'11 febbraio 2013 Benedetto XVI annunciava di aver deciso di dimettersi da vescovo di Roma e tale rinuncia, che sarebbe stata operativa dal successivo 28 febbraio, comportava per se stessa che Joseph Ratzinger smettesse di essere Papa. Perché il Papa - oggigiorno occorre ricordarlo anche a qualche "addetto ai lavori" - essendo il successore di Pietro, altri non è se non il vescovo di Roma.
L'operazione messa in atto da Joseph Ratzinger sette anni fa era esattamente la stessa di un vescovo diocesano che si dimette dal proprio ruolo: l'unica differenza era che, mentre per esempio Scola, l'ex vescovo di Milano, doveva, per legge ecclesiastica, dimettersi allo scadere dei 75 anni, il vescovo di Roma non era vincolato ad alcuna legge esterna alla propria volontà per cui poteva dimettersi quando voleva o poteva arrivare alla morte naturale da Papa, ovvero da vescovo di Roma: ques'ultima modalità era stata quella scelta negli ultimi secoli da tutti i papi.
Cosa accade quando si dimette un vescovo
Quando un vescovo che è a capo di una diocesi si dimette, lo si definisce "vescovo emerito": continua ad essere vescovo dal punto di vista dell'ordine sacro ma non è più "il vescovo" di una certa diocesi. Per esempio, dopo le dimissioni di Scola, Delpini è diventato vescovo di Milano, Scola è tornato a vivere nei luoghi d'infanzia, a Imberido, in provincia di Lecco, e nessuno si sogna di pensare che sia ancora, "in qualche modo", il vescovo di Milano, sebbene il paesino si trovi nella diocesi di Milano.
La rinuncia di un Papa, oltre quella segnalata (ovvero la sua assoluta libertà), ha un'altra differenza: che mentre un vescovo diocesano che sia cardinale quando si dimette da vescovo rimane cardinale, il vescovo di Roma che si dimette non "rimane cardinale" perché, per definizione, ha cessato di esserlo quando è stato eletto Papa. Per usare un linguaggio laico si può dire, infatti, che il cardinale è un particolare "consigliere" del Papa e quindi, diventando Papa, perde ovviamente lo status di "consigliere del Papa".
E così un cardinale rimane tale tutta la vita, a meno che si prendano contro di lui provvedimenti disciplinari come avvenne per McCarrick, anche se compiuti gli ottant'anni non può più partecipare al Conclave, cioè all'elezione di un nuovo Papa.
Perché potrebbe succedere di nuovo
Avere chiari questi semplici concetti aiuta a comprendere cosa è avvenuto sette anni fa quando Ratzinger decise di rinunciare al suo ufficio di vescovo di Roma: il 28 febbraio 2013 Joseph Ratzinger divenne tecnicamente solo un vescovo emerito. Chi gli stava vicino decise, per motivi onorifici, che si continuassero a riservare alla sua persona alcune cortesie, così come si continua a chiamare "presidente" un presidente della repubblica che, scaduto, non è più presidente della repubblica.
A chi ha deciso come trattare il "nuovo caso" di un papa emerito è sembrato che passare da papa e vescovo, senza neppure rimanere cardinale, fosse un eccessivo salto verso il basso. E così si decise di mantenere alcuni dettagli "di cortesia". Quali? La veste bianca, lo zucchetto bianco, il chiamarlo "sua Santità", il lasciare che chiuda le lettere private impartendo "la benedizione apostolica", e altre piccolezze di questo genere che ritengo, in futuro, sarebbe bene togliere.
Sì, se guardo ai sette anni trascorsi, mi convinco che, a partire dalla veste bianca e dallo zucchetto bianco, sarebbe meglio risparmiare quelle cortesie al prossimo "papa emerito". In questi sette anni, l'equivoco dei "due papi", anche se è avvenuto poche volte, è avvenuto troppe volte. Buon ultimo il lapsus di Sarah quando, a proposito di un recente saggio di Ratzinger, scrive in un suo libro". Credo che mai un Papa abbia espresso con una tale forza la necessità del celibato sacerdotale". Ma, appunto, uno scritto di Ratzinger del 2019, non è in alcun modo lo scritto di un papa: così come un libro scritto oggi da Scola a Imberido per nulla sarebbe un libro scritto dal vescovo di Milano.
Bergoglio ha più volte detto e fatto intendere che Benedetto XVI con la sua rinuncia "aveva aperto una strada" e così è lecito pensare che le future dimissioni del Papa Argentino siano possibili. In teoria potrebbero avvenire in qualsiasi momento, ma mi sento di escludere che possano accadere con Ratzinger in vita: un papa regnante e due papi emeriti sarebbero davvero troppi per la Chiesa.
Qualora il papa emerito attuale venisse a mancare, le dimissioni di Bergoglio sarebbero un'ipotesi concreta. Allora però chiedo a chi di dovere di fare in modo che si capisca bene (anche a livello di comunicazione visiva) che il Papa è uno solo, e quindi, per favore, via la veste bianca, via il cappello bianco, via "sua Santità" e via gli altri dettagli "di cortesia".
Data l'umiltà di Francesco credo che sarà ben contento di non vestire in quel modo. Anzi, secondo me, indosserà solo il clergyman e, vestito da prete normale, si metterà a confessare in una parrocchia di Buenos Aires.