“PER QUEI RAGAZZI ERO SOLO UN OGGETTO. VOLEVANO DIMOSTRARE IL LORO POTERE MASCHILE SU DI ME” – AL PROCESSO CONTRO CIRO GRILLO E I SUOI 3 AMICI, ACCUSATI DI STUPRO DI GRUPPO, PARLA UNA DELLE DUE VITTIME CHE HA DENUNCIATO LE VIOLENZE SESSUALI SUBITE CON L'AMICA - DUE ANNI DOPO HA SCOPERTO CHE I QUATTRO LE AVEVANO SCATTATO FOTO HARD MENTRE DORMIVA – “PER LORO NON ERO UNA PERSONA. NON ERA RILEVANTE CHE AVESSI UN NOME, ERO SEMPLICEMENTE IL LORO DIVERTIMENTO E QUESTO ATTO DIMOSTRA CHE…”
-Tommaso Fregatti per “la Stampa” - Estratti
«Per quei ragazzi non ero una persona, ma solo un oggetto. Si sono comportati come se non avessi un nome. Ero semplicemente un divertimento per loro, qualcosa che dimostrava il loro potere maschile su di me». Dopo dieci ore di interrogatorio davanti ai giudici di Tempio Pausania in Sardegna con gli avvocati degli imputati che la incalzano alla fine, Roberta crolla. Lei è una delle due vittime degli abusi sessuali per cui sono sotto processo Ciro Grillo, figlio di Beppe, leader del Movimento Cinque Stelle, e i suoi tre amici (Vittorio Lauria, Francesco Corsiglia ed Edoardo Capitta).
I quattro sono accusati di una violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo-norvegese di 21 anni, Silvia, e di abusi su Roberta a cui gli studenti hanno scattato foto hard mentre dormiva sul divano del salotto.
(,...)«Quando ho saputo che mi sono state scattate foto hard mentre dormivo - spiega - mi sono sentita come se al mondo non ci fosse sicurezza, come se fosse una cosa che potrebbe succedere tante altre volte».
E ancora, prosegue Roberta: «Chi commette questi atti sente di avere il potere sulla vittima. Per loro non ero una persona in quel momento, ero un oggetto. Non era rilevante che avessi un nome, ero semplicemente il loro divertimento e questo atto dimostra che loro sentissero di avere il potere».
Roberta prosegue: «Il potere che è dato dal loro essere maschi, ragazzi di vent'anni, magari anche con i soldi». Inevitabile che una vicenda del genere abbia avuto ripercussioni nella vita della giovane milanese: «È qualcosa a cui penso spesso. Cioè penso che vorrei uscire con un ragazzo, mi interessa qualcuno, ma ho sempre quel pensiero in testa: come fai a sapere che non è uno che farebbe una cosa così?
Questo non mi esce dalla testa mi rimane sempre perché non puoi sapere chi potrebbe fare una cosa del genere». In aula, Roberta racconta ai giudici anche come ha saputo delle immagini hard che i quattro le avevano scattato passando da testimone oculare (aveva trascorso la serata con l'amica Silvia che ha denunciato la violenza di Ciro e dei suoi amici) a vittima anche lei degli abusi:
«All'inizio nonostante avessi saputo delle fotografie che mi avevano scattato - sottolinea Roberta - nella mia testa ho fatto finta che non esistessero. Poi andando avanti la vicenda giudiziaria mi, sono dovuta fare forza e ho dovuto ammettere che era tutto vero. Sono stati momenti difficili».