“IN QUESTI GIORNI NERI, MEDICI E INFERMIERI EROI VERI” - DAGLI STRISCIONI AI BIGLIETTINI, IL “CALORE DI CARTA” COME ANTIDOTO ALLA PAURA – IL DOCENTE DI PSICOLOGIA: “QUESTI MESSAGGI CI PORTANO A UNA DIMENSIONE COMUNITARIA, AL SOSTEGNO RECIPROCO NEL MOMENTO IN CUI VIENE CHIESTO DI ISOLARSI. CI DIMOSTRANO CHE NON SIAMO SOLI - È IL MOMENTO IN CUI MEDICI, OPERATORI DELLA SALUTE, PSICOLOGI RICORDANO IL SENSO DEL GIURAMENTO CHE HANNO FATTO: PENSA A QUALCOSA DI PIÙ GRANDE RISPETTO A TE STESSO”
-Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
L' ultimo è comparso ieri mattina davanti all' ospedale di Conegliano: «Orgogliosi di voi!!! Grazie». Ma la lista degli striscioni è lunga. Va dal San Gerardo di Monza («In questo momento di difficoltà i nostri eroi siete voi», Curva Davide Pieri) all' Ospedale Manzoni di Lecco («In questi giorni neri, medici e infermieri eroi veri», Curva Nord).
Dal parcheggio dell' ospedale Oglio Po di Vicomoscano, nel Cremonese («A medici e infermieri e tutto il personale GRAZIE») ai muri del Maggiore e del Sant' Orsola di Bologna («Oggi più che mai fieri di voi», Since 1989, ultrà del basket) e alla cancellata di Lodi («Onore alle donne dell' ospedale», Ultras Amatori).
E poi ci sono i biglietti, i post-it. Che spuntano come funghi, in un' epidemia finalmente positiva: «Ce la faremo», «Andrà tutto bene».
Scritto su foglietti gialli o rosa, su fogli di quaderno a quadretti o a righe, in fogli da disegno. Appesi dove fino a un mese fa si lasciavano frasi antisemite: sui citofoni, nei cancelli, fuori dal balcone.
Sembra un altro mondo, e invece è lo stesso. Ed è la risposta fisica, tangibile, di cittadini che non si possono più abbracciare, ma che possono ancora prendere una penna, un pennarello, una matita, fare un gesto che significa impegno, toccare con la mano una cosa che diventerà un messaggio per un' altra persona che non conosciamo, ma ci leggerà. Io ci sono, non avere paura, passerà.
«Sono commosso. Quando mi hanno mandato la foto dello striscione fuori dall' ospedale di Conegliano non sono riuscito a trattenere le lacrime. Ecco, io credo che una comunità che riesce a far sentire in questo modo la propria vicinanza agli operatori in prima linea giorno e notte, che ci fa toccare così con mano la propria stima e gratitudine, sia una grande, grandissima forza. Ce la faremo», ha detto Francesco Benazzi, direttore generale dell' Ulss 2 della Marca Trevigiana.
Ma questo calore di «carta» non fa bene solo a loro, fa bene a tutti. Ci restituisce a una dimensione più umana.
«Questi messaggi ci portano a una dimensione comunitaria, al sostegno reciproco nel momento in cui viene chiesto di isolarsi. Ci dimostrano che non siamo soli», interviene Mauro Sarrica, docente di Psicologia sociale per la pace e lo sviluppo alla Sapienza di Roma. «E poi aiutano a creare resilienza, per resistere senza spezzarsi».
Su un balcone di Bergamo un lenzuolo bianco rassicura: «Andrà tutto bene». La stessa scritta, con un arcobaleno colorato con le tempere, è sulla saracinesca abbassata del micronido «La banda degli amici». «Tutto andrà bene», con due cuori, sul cancello di una estetista. Lo promettono anche i post-it rosa lasciati sui citofoni di Bogliaco, nel Bresciano. «È il momento in cui medici, operatori della salute, psicologi mettono a repentaglio la propria vita per motivazioni di autotrascendenza.
Qui ognuno ricorda il senso del giuramento che ha fatto: pensa a qualcosa di più grande rispetto a se stesso», va avanti Sarrica. «Il resto della comunità può esprimere gratitudine e sentirsi partecipe di questa azione».
Ben vengano, allora, foglietti, lenzuola, striscioni.
Proviamo a lasciarne uno anche noi, quando usciremo di casa per fare la spesa. «La carta rende più fisici i nostri messaggi di speranza», spiega Andrea Gaggioli, docente di Psicologia generale alla Cattolica di Milano. «I social non bastano più. Abbiamo bisogno di testimoniare fisicamente il nostro supporto ai medici e agli infermieri. È così che ci scrolliamo di dosso la paura per rilanciare verso il futuro attraverso un presente difficile da metabolizzare».