“QUINDICI GIORNI FA LE HO CHIESTO DI SPOSARMI” – LA DISPERAZIONE DI MANUELE ALTIERO, IL COMPAGNO DI LAILA, LA MAMMA DI 41 ANNI INGHIOTTITA E SCHIACCIATA DALLA MACCHINA FUSTELLATRICE IN UN’AZIENDA IN PROVINCIA DI MODENA: “CHIEDO SOLTANTO LA VERITÀ. NON ACCUSO NESSUNO, MA PRETENDO DELLE RISPOSTE” - LA MAGISTRATURA HA APERTO UN FASCICOLO PER OMICIDIO COLPOSO E C'È UN INDAGATO – CI SONO DUBBI SUI DISPOSITIVI DI SICUREZZA DEL MACCHINARIO E…
-Lodovico Poletto per "la Stampa"
Le lacrime del compagno di Laila e carte della procura. Piange Manuele Altiero, per se stesso e per Rania, la sua bimba rientrata l'altra notte dalle vacanze con i nonni. Racconta - Manuele - che lui e Laila, la mamma di Rania, volevano sposarsi. «Glielo avevo chiesto appena 15 giorni fa. Quindici. Sembrava tutto bello, tutto perfetto, tutto facile».
Sembrava la vita che finalmente prende il verso giusto, che tutto diventa reale. Facile, appunto. Laila El Harim, 41 anni il 21 agosto, è morta l'altra mattina nell'azienda dove lavorava da un paio di mesi. E adesso devono parlare le carte. Che vanno oltre il dolore. Devono pronunciarsi i periti, i tecnici della procura e dell'Ispettorato del lavoro, i medici legali. Deve essere messo nero su bianco perché Laila è stata inghiottita e schiacciata dalla macchina fustellatrice. La procura ha acceso un faro. Ieri sono state sentite le prime persone: tra loro c'è il responsabile della produzione della «Bombonette» l'azienda della tragedia (80 operai nell'impianto di Camposanto, in provincia di Modena) fondata da Fiano Setti, oggi ultra ottantenne, diversi decenni fa.
Fiano Setti non parla. E non parla nemmeno il figlio, Daniele. «Non abbiamo nulla da dire», ripetono le segretarie. Intanto, però, la magistratura ha aperto un fascicolo: articolo 589, omicidio colposo. E c'è un indagato. È il legale rappresentante della Bombonette. «Atto dovuto» dicono. Serve per compiere gli accertamenti irripetibili sul macchinario. Ecco, adesso bisogna ragionare proprio sulla macchina fustellatrice che ha rubato la vita a Laila.
I tecnici dicono che disponeva soltanto di un blocco manuale. Che è costruita così. Ma questi sono soltanto gli esisti dei primi accertamenti. Dei controlli dell'altra mattina. Le verifiche vere vanno fatte con calma. E risolvere alcune questioni destinate a diventare il cardine dell'indagine. E sono tutte legate alla sicurezza. La prima delle quali è perché quella «pressa» che dà la forma ai cartoni grezzi, non dispone dispositivi automatici. Possibile? Oppure Laila stava lavorando ad un macchinario datato? La questione è così calda che interessa anche ai sindacati, perché il settore della lavorazione della carta e del cartone, da queste parti ha un peso economico importante.
Ma neppure i pochi addetti della «Bombonette» iscritti al sindacato, per ora si sbilanciano. Restano i commenti delle operaie, l'altro pomeriggio: «Qui da noi non c'è una rappresentanza interna, perché nessuno si vuole esporre, nessuno ha intenzione di mettersi in gioco». Che cosa intende dire? «Nulla, ma qui da noi funziona così». Incidenti in quei capannoni? Mai. Tensioni con gli operai? Ancora meno. Agli atti non c'è un solo elemento che faccia pensare a un qualche problema in quella fabbrica. Non c'è una sola segnalazione che sia una per irregolarità di un qualunque tipo, arrivata negli uffici della Cgil di Modena.
E allora per quale ragione Laila è stata «risucchiata» dal macchinario che poi l'ha stritolata? Dalla sua casa di Bastiglia, Manuele Altiero piange e insiste su un sola parola: «Verità! Chiedo soltanto quello: la verità qualunque essa sia. Io voglio capire che cosa è capitato alla donna della mia vita. Non accuso nessuno, ma pretendo delle risposte». Le prime arriveranno tra qualche giorno con le verifiche dell'autopsia. A che cosa serve? Ad esclude che l'operaia, che aveva appena iniziato il turno di lavoro, abbia avuto un malore mentre stava sistemando i cartoni per la piegatura. E capire la meccanica della sciagura.
Il resto, poi, sarà chiarito dai controlli sulle specifiche tecniche della fustellatrice. E mentre la procura indaga nelle fabbriche del territorio si apre la porta della protesta. «Vogliamo più sicurezza sul lavoro», insistono le Rsa di decine di imprese che ieri hanno inviato ieri alla Camera del lavoro di Modena decine di risoluzioni e ordini del giornosul tema. E oggi si sciopera.
Gli operai incroceranno le braccia l'ultima ora di ogni turno. In prima fila ci sono gli addetti della ex Coop - che a Modena ha oltre mille addetti - e ci sono gli operai della Goldoni, l'azienda che produce trattori. Ma tutto il settore alimentare e cartotecnico è mobilitato. I sindacati della Panini hanno annunciato che si asterranno venerdì. Manuela Gozzi non ha dubbi: «Questa è una marea che monta e non si ferma. È il segnale che le persone sono stanche di vedere la sicurezza messa in secondo piano. Cosa li guida? La rabbia e la paura ».