“IL REGISTA ROB COHEN ABUSÒ DI ME FACENDOMI BERE IL GHB, LA DROGA DELLO STUPRO” - DOPO WEINSTEIN, ASIA ARGENTO RACCONTA UN ALTRO EPISODIO DI VIOLENZA AVVENUTO ANNI FA: “È LA PRIMA VOLTA CHE PARLO DI COHEN. SUCCESSE NEL 2002 MENTRE GIRAVAMO IL FILM “XXX”. AI TEMPI SINCERAMENTE NON SAPEVO COSA FOSSE. MI SONO SVEGLIATA LA MATTINA NUDA NEL SUO LETTO. SE UNO TIENE UNA BOTTIGLIA DI GHB SICURAMENTE L'AVRÀ DATO ANCHE AD ALTRE” - “MIA MADRE? MI PICCHIAVA PERCHÉ DOVEVA SFOGARSI. SOFFRO DI ANSIA, DEPRESSIONE E INSONNIA, PRENDO CINQUE PASTIGLIE PER DORMIRE” - MORGAN, LE SCELTE PROFESSIONALI, IL TESTAMENTO E L’AUTOBIOGRAFIA “ANATOMIA DI UN CUORE SELVAGGIO”
Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Suo padre e sua sorella Fiore hanno letto il libro?
«No, non ancora. Sono molto spaventata, perché ai tempi di Incompresa (il film autobiografico del 2014) non la presero bene».
I suoi figli?
«Anna Lou ha già letto molte cose. Fra l'altro me le facevo leggere ad alta voce da lei dopo che le scrivevo. A Nicola ho letto io alcuni pezzi, come l' inizio».
Sapevano che sua madre era stata così violenta con lei?
«Sì. E non riuscivano a conciliare i loro ricordi con i miei, soprattutto mia figlia che era molto legata a sua nonna».
Rinunciò alla patria potestà...
«Immagino si fosse sentita rifiutata. Ero andata via di casa il giorno dopo il mio 14° compleanno, non aveva comprato nemmeno una torta e avevo capito che non gliene importava nulla di me: ai miei figli organizzo sempre qualcosa di speciale per il compleanno... Raccontai a mio padre le violenze che subivo in casa e con lui ci inventammo lo stratagemma che stavo da mia nonna, anche se in realtà vivevo a casa sua da sola, perché era impegnato sul set e Fiore studiava negli Stati Uniti. Così un giorno mia madre mi fece chiamare dal Tribunale, mi ci accompagnò la segretaria di mio padre, e rinunciò alla patria potestà. La riprese quando sono rimasta incinta di Anna Lou».
Lei è mai stata violenta con i suoi figli?
«No, mai. Da ragazzina pensavo che non avrei mai avuto figli per questo. E invece sono riuscita a spezzare l' incantesimo».
Chiese a sua madre perché la picchiava?
«Sì, rispose che ero la più forte. Doveva sfogarsi... Io sono dovuta diventare la più forte».
Incontrare Asia Argento mette paura. Ma anche lei ha paura di incontrare i giornalisti.
Le due paure si neutralizzano davanti a un caffè con la moka e a un bicchier d'acqua sul tavolo della cucina, ultimo piano di un palazzo alla periferia Nord di Roma. La padrona di casa è timida. Sorride e ride, e ogni tanto si immalinconisce mentre ripercorre la sua storia, che ha scelto di raccontare nell' autobiografia Anatomia di un cuore selvaggio , in libreria per Piemme dal 26 gennaio.
Cos'ha ereditato dai suoi genitori?
«Da mio padre una grande disciplina, il rispetto per il lavoro, un lato artistico più cinematografico. Da mia madre una sorta di libertà di pensiero, di amore per la letteratura, per la bellezza, per la natura. E poi il lato seduttivo che aveva lei: per me si è un po' affievolito».
La sogna?
«Non più: la sognavo quando era malata».
E sua sorella Anna, l'altra figlia di sua madre, mancata nel 1994 in un incidente?
«Lei spesso. Faccio sempre lo stesso sogno. La incontro e dico: "Anna, ma allora sei ancora viva". "Sì, mi sono nascosta". "Ma perché ti sei nascosta da me? Tutti questi anni avremmo potuto fare tante cose insieme!". Però dentro di me sento la speranza che possiamo recuperare il tempo perduto».
Con i padri dei suoi figli è stata molto generosa, nel libro.
«Sì, perché con loro ho messo al mondo le gioie della mia vita. Con entrambi sono stata felice, li ho amati, sono stata amata, non serbo rancori: alla fine oggi i momenti belli superano di gran lunga quelli di maggiore tensione».
Perché allora non è intervenuta quando hanno tolto la casa a Morgan?
«A lui non hanno tolto la casa "per me". A me non è venuta una lira, hanno solo rimborsato l'avvocato con cinquemila euro. La casa gliel' hanno tolta perché non pagava le tasse, aveva debiti e i soldi sono andati a queste persone. Mi è dispiaciuto per lui, però pure a mio padre negli Anni 80 successe che un commercialista non pagò le sue tasse e gli tolsero non una, ben due case: si rimboccò le maniche».
Nella sua vita ci sono pochi amici, ma importanti. Una è Angelica.
«Ancora oggi è la mia migliore amica, da quando eravamo bambine. È l' unica persona che continuo a vedere nonostante la pandemia. Lei è un faro. Mi è sempre stata vicina in tutti i momenti più terribili. Non so se sono stata un'amica altrettanto brava...».
A 13 anni vinse il primo Globo d'oro, lo ritirò da sola. Per quale premio avrebbe voluto essere accompagnata e da chi?
«Avrei voluto i miei genitori per tutti i premi. Pure al secondo David di Donatello».
Li usa ancora come fermaporta?
«No, peggio. Ora li tengo tutti ammassati sopra la cucina, nascosti lì in alto».
A quale film da regista è più affezionata?
«È come per i figli, non riesci a dire che ne ami uno più di un altro...».
A quale da attrice?
«Ne ho fatti più di 50, ma ne rimangono tre dove ho imparato tantissimo: Compagna di viaggi o di Peter Del Monte, New Rose Hotel di Abel Ferrara e Transylvania di Tony Gatlif.
Forse li ricordo così perché mi hanno insegnato a usare molto l' improvvisazione: è una grande libertà e fiducia che ti dà il regista».
E invece di Nanni Moretti ha un bel ricordo?
«Sono onorata di aver lavorato con lui».
In «Palombella rossa» le diede 80 pallonate in testa per rifare una scena!
«Pure di più! Penso che non stesse bene in quel periodo, veramente non gliene voglio, anzi gli sono grata. Ho imparato molte cose che mi sono state utili quando ho fatto la regista di bambini. Per esempio ai bambini non faccio mai ripetere la scena più di due, massimo tre volte. Talvolta è buona la prima».
Pentita di qualche scelta professionale?
«No, mai, perché avevo una famiglia da mantenere. È come se uno chiedesse a un tassista se è pentito di aver guidato fin sull' Appia dove ha bucato una ruota...».
Con quale regista le piacerebbe lavorare?
«Gaspar Noé, il mio preferito. Non abbiamo mai voluto lavorare insieme per paura di rovinare un' amicizia bellissima che dura da 19 anni. Però sarebbe bello, anche per osservarlo».
Parliamo degli orchi? Uno lo conosciamo: Harvey Weinstein. L'altro è Rob Cohen.
«È la prima volta che parlo di Cohen. Successe nel 2002 mentre giravamo xXx . Abusò di me facendomi bere il Ghb (la droga dello stupri, ndr ), ne aveva una bottiglia. Ai tempi sinceramente non sapevo cosa fosse. Mi sono svegliata la mattina nuda nel suo letto».
È pronta alle conseguenze?
«È la verità. La cosa più pura di questo MeToo è che una donna si riconosce nell' altra. Se uno tiene una bottiglia di Ghb sicuramente l' avrà dato anche ad altre».
Torniamo un momento a Weinstein? Deve riconoscere di avergli accordato negli anni un incredibile credito di fiducia.
«Io avevo rimosso lo stupro. Quando tornò e mi chiese scusa dicendo che era mio amico, offrendosi di aiutarmi a trovare una tata per Anna Lou in America, nel 2002, non avevo ancora iniziato il percorso di analisi per capire cosa mi avesse fatto per due volte. Non avevo nessuno negli Stati Uniti, ero sola. Mi sentivo forte del fatto che avevo già girato Scarlet Diva in cui lui doveva essersi riconosciuto. Non sapevo che aveva fatto lo stesso a tante altre».
Veniamo a «Anthony». Sa dov'è sepolto?
«No, ma noi ci eravamo detti che non volevamo essere seppelliti. Lui aveva fatto testamento, e anche io: ho chiesto di buttare le mie ceneri nel mare».
Perché ha già fatto testamento?
«Mmh... Non perché volevo suicidarmi. Ma ho perso così tanti amici in maniera assurda che volevo essere sicura per i miei figli...».
Bourdain è stato l' amore più grande?
«Lo definirei l' amore della maturità. Era entrato nella mia vita in punta di piedi, aveva subito fatto amicizia con i miei figli... Trascorrevamo tanto tempo tutti insieme. Preparava per noi delle cose incredibili, quando c'era lui venivano a casa anche mia madre e mio padre, mia sorella e Angelica. Lo amavano tutti, nella mia famiglia. Era un uomo generosissimo».
Si sente ancora connessa a lui?
«Gli parlo sempre. Per un periodo lo facevo con rammarico: "Sono così sola ora, ma perché te ne sei dovuto andare?". Ultimamente sto cucinando tantissimo con mio figlio e ad Anthony racconto le cose belle. Il lutto è una cosa che non sai mai quanto dura o che forma prende, tutto sta nell' arrivare all' accettazione».
È religiosa?
«No, ma faccio molta meditazione. Ad Anthony non chiedo aiuto, ma cerco di aiutare lui, di liberarlo da suo karma. Lo faccio anche per mia sorella e mia madre».
Prende quattro pastiglie prima di dormire.
«Ho appena rivisto la psichiatra e me ne ha data una in più. È una cosa che ho accettato».
Sono antidepressivi?
«Anche. È un misto di cose, perché soffro di ansia, depressione e insonnia».
Contenta che Anna Lou faccia l' attrice?
«Ma lei non ha ancora scelto, ha provato. Aveva già lavorato con me, in Incompresa fu lei a chiedermelo. Quando le hanno proposto un provino per Baby su Netflix ha accettato perché le piaceva la serie. Ma lei vuole studiare, è sempre stata molto brava. Fa Belle arti».
E Nicola che talento ha?
«Lui suona la chitarra molto bene. Potrebbe fare anche l'attore comico perché fa veramente ridere. Ma ora non glielo permetterei mai, ho visto troppi bambini perdersi crescendo».
Se le chiedo l' ultimo momento felice?
«Ieri sera, quando abbiamo cucinato il Kobe Beef che loro non avevano mai assaggiato. Eravamo felicissimi e durante tutta la cena ci dicevamo: come siamo fortunati a mangiare questa cosa, è la carne più buona della nostra vita. Poi ci siamo messi a vedere un film e Nicola si è addormentato e diceva: come sto comodo, come sono felice... Questi momenti con i miei figli ripagano tutto, tanta e immensa è la felicita di stare con loro».