“LA ROTTURA DELLA PORTA È COMPATIBILE CON UN IMPATTO CON LA TESTA DI SERENA MOLLICONE” - LA PROCURA GENERALE DELLA CORTE D’APPELLO VUOLE ROVESCIARE LA SENTENZA DI PRIMO GRADO CON CUI SONO STATI ASSOLTI L’EX MARESCIALLO FRANCO MOTTOLA, LA MOGLIE ANNA MARIA E IL FIGLIO MARCO, ACCUSATI DELL’OMICIDIO VOLONTARIO DELLA 18ENNE DI ARCE 23 ANNI FA – PER I PM CONTRO I MOTTOLA CI SONO “ELEMENTI CERTI” DI COLPEVOLEZZA: CI SONO I SEGNI SULLA PORTA E PER LA PRIMA VOLTA SONO STATE AMMESSE LE TESTIMONIANZE DI CHI HA VISTO MARCO E SERENA LITIGARE PER…
-Estratto dell’articolo di Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera"
«Nel caso dell’omicidio di Serena Mollicone, gli elementi narrati non offrono mere ipotesi o giudizi di verosimiglianza, ma corrispondono a dati di fatto certi, gravi, precisi e concordanti, trattandosi di dati convergenti verso l’identico risultato».
È il passaggio con cui la procura generale della Corte d’appello punta a scardinare le motivazioni di primo grado e rovesciare la sentenza di assoluzione per l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, accusati dell’omicidio volontario della 18enne di Arce, ritrovata senza vita in un bosco ai margini del paesino della Ciociaria 23 anni e 23 giorni fa. Le richieste sono 24 anni per l’ex maresciallo (rispetto ai 30 chiesti in primo grado), 22 per la moglie (rispetto ai 21) e 21 per il figlio Marco (erano 24).
La prova regina viene ribadito essere quella della porta degli alloggi privati annessi alla caserma, dove la testa di Serena sarebbe stata sbattuta con forza da Marco Mottola al culmine di una lite sul fatto che lui spacciasse: «La rottura (della porta, ndr ) è altamente compatibile morfologicamente e per composizione materiale con un impatto con la testa di Serena», scrivono il procuratore generale Francesco Piantoni e il sostituto procuratore Deborah Landolfi nella memoria depositata in anticipo sull’udienza di oggi.
Analizzata la dinamica, la meccanica, la distribuzione e il tipo di frammenti di legno sul capo della ragazza «nessuna ipotesi alternativa è percorribile», scrivono ancora i pg, e «gli imputati non sono stati precisi» nel dare spiegazioni.
L’altro punto su cui insiste l’accusa è il riconoscimento di Marco Mottola come colui che fu visto litigare con Serena davanti a un bar quella stessa mattina. La vera novità sono le testimonianze ammesse a confermare questo dato. Il resto dell’accusa è la spiegazione dei presunti alibi e depistaggi creati ad arte dai Mottola
[…] In due (marito e moglie) «avvolsero il capo di Serena tramortita» poi si liberarono del corpo «scegliendo di non salvarla, come invece era un loro obbligo». Nel chiedere l’assoluzione del quarto imputato per il concorso in omicidio, il carabiniere Vincenzo Quatrale, i pg delineano anche il ruolo del super testimone Santino Tuzi, dandogli piena credibilità.
I due sentirono sicuramente il tonfo sulla porta, ma non intervenendo non sono responsabili di omissione perché non potevano sapere quanto grave fosse la ragazza. Per sette anni Tuzi visse di rimorsi poi accusò i Mottola e si uccise. […]