“L’INTELLIGENCE NON PUÒ FARE INTERCETTAZIONI A STRASCICO DRIBBLANDO IL CONTROLLO DEL GIUDICE” – GIOVANNI SALVI, EX PROCURATORE GENERALE DELLA CASSAZIONE: “DA NOI SONO CONSENTITE SOLTANTO INTERCETTAZIONI CON BERSAGLI MIRATI. E SEMPRE CON L’AUTORIZZAZIONE DA PARTE DELL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA. L’AUTORITÀ DELEGATA PUÒ PROPORRE DI INTERCETTARE QUALCUNO, MA L’AVALLO LO DEVE DARE IL PROCURATORE GENERALE. SEMPRE”. IN UN COLPO SOLO, HA SMENTITO RENZI E IL SOTTOSEGRETARIO, ALFREDO MANTOVANO, CHE AVEVA DETTO DI NON AVER “AUTORIZZATO” INTERCETTAZIONI. TE CREDO: NON POTEVA!

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Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”

 

giovanni salvi foto di bacco (2)

Giovanni Salvi, prima di chiudere la carriera come procuratore generale della Cassazione, è stato procuratore generale della Corte di Appello di Roma dal 2015 al 2019. Il suo ufficio ha quindi gestito le intercettazioni preventive per un lungo periodo di tempo. Nel mondo del diritto è considerato un riferimento del settore tanto che è appena stato pubblicato per l’Enciclopedia del Diritto, “Intelligence e potere”.

 

Procuratore Salvi, il senatore Renzi lancia un allarme specifico: l’intelligence può fare intercettazioni a strascico, dribblando il controllo dell’autorità giudiziaria. È così?

matteo renzi 2

«No, questo non è possibile. E se mai è stato fatto, si è commesso un reato.

A differenza di quanto accade in altri paesi, da noi sono consentite soltanto intercettazioni con bersagli mirati. E sempre con l’autorizzazione da parte dell’Autorità giudiziaria».

 

Non può, quindi, un premier, la sua autorità delegata, o il direttore di un’agenzia di intelligence, decidere di intercettare in autonomia una persona?

«Possono proporlo ma l’avallo lo deve dare il procuratore generale, sempre. Il controllo è esercitato dall’Autorità giudiziaria molto seriamente, con provvedimenti accurati e ben motivati e la cui proroga è valutata ogni venti giorni».

 

ALFREDO MANTOVANO AL TELEFONO

Ritiene quindi che il nostro sistema garantisca oggi i diritti dei cittadini? Renzi era preoccupato dalla possibilità che si potesserointercettare con questo sistema, per esempio, politici e giornalisti.

«Le leggi esistono e offrono garanzie. È possibile, però, ci sia bisogno di una rideterminazione. Mi spiego: la normativa del 2012 ha ampliato l’area delle autorizzazioni, che prima erano limitate al terrorismo e alla criminalità organizzata, al concetto di sicurezza nazionale.

 

intercettazioni polizia

Quando ero procuratore, nel 2016, con una direttiva interna, cercammo di dare dei confini molto chiari per circoscrivere i casi. […] Dalle decisioni della Corte costituzionale e da quelle delle Corti del Lussemburgo e di Strasburgo risultano poi principi chiari, di stretta necessità, proporzionalità, progressività. I sistemi di intercettazione, telefonica, telematica, oppure tramite i trojan, sono diversi. E l’intervento autorizzato, vista l’invasività del mezzo sulla vita del personale, deve essere sempre graduale e proporzionato alla minaccia ipotizzata alla sicurezza nazionale. Insomma, le norme ci sono».

 

Sicurezza nazionale non significa, però, sicurezza della maggioranza di governo.

intercettazioni

«Assolutamente. Le garanzie dei parlamentari restano identiche anche in caso di intercettazioni preventive; monitorare un partito di opposizione, poi, per interessi di parte sarebbe una grave violazione dei principi costituzionali, a mio parere perseguibile anche oltre la responsabilità politica».

 

[… ] Renzi ha lanciato un allarme anche su possibili intercettazioni ai giornalisti.

«A oggi la norma del 2007 che ha riformato i servizi segreti in Italia impedisce attività dei servizi nei riguardi dei giornalisti solo nel campo delle cosiddette “garanzie funzionali”, cioè le operazioni occulte autorizzate dal Presidente del Consiglio; non vi è una analoga norma per le intercettazioni. E questo penso sia giusto: in casi eccezionali, non certo a strascico, potrebbero essere anche disposte, anche se in punto di fatto non so se sia mai avvenuto.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

È possibile circoscrivere questi casi con una legge in modo tale da evitare abusi.

La questione però è più ampia. Io credo che dobbiamo avere fiducia nel nostro comparto di intelligence.

 

Non è più il tempo del caso Abu Omar, per fortuna […]. Certo, non dobbiamo avere paura di discutere possibili miglioramenti. Anzi. Ecco perché credo che gli interventi su questi temi debbano avvenire, a differenza di quanto accaduto recentemente, con il pieno coinvolgimento del Parlamento e del Copasir. […]».

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