“L’ITALIA HA CONSAPEVOLMENTE RITARDATO I SOCCORSI” – SECONDO NAUFRAGIO IN POCHI GIORNI NEL MEDITERRANEO: UN BARCHINO CON 47 PERSONE A BORDO SI RIBALTA E SI SALVANO SOLO IN 17, DURANTE IL TENTATIVO DI SALVATAGGIO SU UNA NAVE MERCANTILE. L’INCIDENTE È AVVENUTO IN ACQUE LIBICHE MA ONG E OPPOSIZIONE DANNO LA COLPA AL GOVERNO ITALIANO, NONOSTANTE LA GUARDIA COSTIERA SIA L’UNICA A ESSERE INTERVENUTA: “LIBIA E MALTA SONO STATE INFORMATE, MA NON SI SONO MOSSE…”
-Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per www.corriere.it
La sagoma bianca e verde del cargo Froland, battente bandiera di Antigua & Barbuda, si staglia fra le onde alte fino a sei metri a circa 100 miglia dalle coste libiche. Accanto alla motonave c’è un barchino scoperto con 47 persone terrorizzate — migranti disperati e scafisti — che all’improvviso, durante le operazioni di soccorso, si ribalta per cause tuttora imprecisate. […] È la scena che si presenta all’equipaggio del Froland, una delle quattro unità inviate sul posto dalla centrale operativa della Guardia costiera a Roma, che ha risposto alla richiesta d’aiuto dei colleghi libici, impossibilitati a intervenire per mancanza di natanti disponibili.
È questa la ricostruzione delle autorità italiane di quanto accaduto all’alba di domenica, in pochi giorni la seconda strage di profughi dopo quella di Cutro, in Calabria. La versione di Roma è una replica diretta alle pesanti accuse lanciate dall’ong Alarm Phone, che per tutta la giornata ha twittato messaggi nei quali accusava l’Italia di aver «consapevolmente ritardato i soccorsi e lasciato morire» i migranti. Aggiungendo poi: «Temiamo che i sopravvissuti saranno costretti ad andare in Libia o in Tunisia dove li attendono condizioni disumane».
I soli a muoversi
In realtà, secondo quanto ricostruito dalla Guardia costiera, «l’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità Sar italiana registrando l’inattività degli altri Centri nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area».
Insomma, l’Italia non è stata l’unica ad essere stata avvisata, visto che l’allarme è stato lanciato anche verso Libia e Malta, ma è stata la sola a muoversi per soccorrere il barchino, utilizzando altre unità navali più vicine rispetto a quelle nazionali. Da quanto emerge dai rapporti italiani infatti, la notte di sabato «“Watch the Med-Alarm Phone” segnalava al Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in area Sar libica a circa 100 miglia dalle coste libiche».
Le navi in aiuto
L’operazione di soccorso ha riguardato in particolare due mercantili in transito in quell’area, allertati direttamente dall’Italia — l’Atlantic North e il Kinling (entrambe sotto la bandiera di Singapore) — insieme alla nave cisterna Basilis L (Isole Marshall), che nel frattempo aveva ricevuto una segnalazione da un aereo di ricognizione della ong «Seabird 2».
Proprio quest’ultima unità ha fatto rotta sulle coordinate dei migranti, mentre «tutte le informazioni — ribadisce la Guardia costiera — venivano fornite anche alle autorità libiche e maltesi». Qualche ora più tardi il Basilis L ha comunicato di avere «il barchino a vista, fermo alla deriva, e di avere difficoltà a soccorrerlo a causa delle avverse condizioni meteo in zona».
[…] All’alba di ieri il drammatico epilogo della vicenda. Il Basilis L è rimasto alcune ore vicino al barchino in balìa delle onde, forse anche per un’avaria meccanica, in attesa dell’arrivo delle altre unità, alle quali si è aggiunto nel frattempo anche il Froland. I comandanti hanno manovrato per cercare di fare scudo all’imbarcazione in modo da attenuare gli effetti del mare grosso e consentire così un soccorso in sicurezza. Purtroppo — spiegano dalla Guardia costiera — questo non è avvenuto: il natante «si capovolgeva durante il trasbordo dei migranti: 17 persone venivano soccorse e recuperate dalla nave mentre ne risultavano disperse circa 30». […]