“E’ STATA UNA VENDETTA PER IL RAID ISRAELIANO A JENIN” – DIETRO L’ATTACCO A COLPI DI ARMA DA FUOCO DAVANTI ALLA SINAGOGA DI GERUSALEMME CHE E’ COSTATO LA VITA AD ALMENO 7 PERSONE C’E’ UN ATTENTATORE PALESTINESE (CHE È STATO UCCISO). ALCUNE FONTI LO DANNO MILITANTE DELLE BRIGATE DEI MARTIRI DI AL-AQSA – MENTRE LA JIHAD ISLAMICA ESALTA L’OPERAZIONE (E HAMAS PROCLAMA: “È L’UNICA RISPOSTA POSSIBILE”), IN ISRAELE SI ASPETTANO LE MOSSE DEL PREMIER NETANYAHU – I FONDAMENTALISTI SPADRONEGGIANO SU GAZA DAL 2007, DOPO... - VIDEO
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Estratto dell'articolo di Davide Frattini per il Corriere della Sera
I razzi sparati nella notte di giovedì a questo punto sembrano un diversivo. L’esercito teneva gli occhi e i mirini puntati verso sud e la Striscia di Gaza, lo sguardo in alto a individuare le scie dei proiettili. La vendetta per il raid a Jenin — nove palestinesi uccisi, tra loro due civili — è invece arrivata a livello della strada: dall’auto l’attentatore ha sparato sui fedeli all’ingresso della sinagoga, le vie affollate nella sera dello Shabbat, il momento più sacro. Ha ucciso almeno sette persone, anche un adolescente, ultraortodossi come tutti in questo quartiere nella parte araba della città.
E da Gerusalemme Est verso Neve Yaakov ha viaggiato anche il terrorista, che è stato poi ammazzato da una squadra di pronto intervento della polizia. È la strage più grave dal 2008, quando sempre un palestinese residente a Est era entrato con un fucile mitragliatore in una yeshiva, una scuola religiosa, otto gli studenti morti. La Jihad Islamica — suoi affiliati la maggior parte dei caduti negli scontri di mercoledì mattina — esalta l’operazione e Hamas proclama: «È l’unica risposta possibile».
I fondamentalisti spadroneggiano su Gaza dal 2007, dopo averne tolto il controllo all’Autorità palestinese con un golpe, e preferiscono che la prima linea resti verso la Cisgiordania e Gerusalemme. I razzi sparati dopo il raid a Jenin sono stati una reazione limitata, per dimostrare sostegno eppure evitare la guerra totale come nel maggio del 2021. Itamar Ben Gvir, neo-ministro per la Sicurezza Nazionale, si è presentato subito sul luogo dell’attentato. In passato ha invocato la pena di morte per gli attentatori, ora è al governo e la supervisione delle mosse israeliane spetta anche a lui. I suoi sostenitori mercoledì sera hanno marciato attraverso le vie della Città Vecchia e qualche slogan lo accusava di essere troppo morbido con Hamas: è stato eletto con una campagna incentrata sulla sicurezza, sfoderando la pistola che porta sempre con sé.
Davanti agli israeliani riappaiono le immagini della Seconda intifada, i massacri compiuti dai kamikaze, i corpi dei civili coperti dai teli argento. Come vent’anni fa è Gerusalemme al centro degli attacchi, come vent’anni fa è su Jenin che l’intelligence punta la sorveglianza. Nel nord della Cisgiordania, è tra le sue case che era stata combattuta una delle battaglie più sanguinose dell’operazione Scudo Difensivo ordinata dall’allora premier Ariel Sharon.
È sempre stata un bastione del Fatah, ma il presidente Abu Mazen ne ha perso il controllo. Hamas e la Jihad si rafforzano, i miliziani sono riuniti nel gruppo «Figli del campo» (rifugiati). Per ora figli senza padri politici, una nuova generazione della violenza. Benjamin Netanyahu — che nel fine settimana dovrebbe ricevere Antony Blinken, il segretario di Stato americano (...)