“SE AVESSI SAPUTO CHE FINIVA COSÌ, NON LO AVREI NEANCHE DENUNCIATO QUEL TIZIO CHE MI HA VIOLENTATA" – L'AMAREZZA DELLA RAGAZZA CHE HA DETTO DI ESSERE STATA STUPRATA A RAVENNA, NEL 2017, DOPO CHE GLI ACCUSATI SONO STATI ASSOLTI – L’EX RAGAZZO DELLA GIOVANE:"LA MIA FIDANZATA FORSE FU DROGATA E DOPO LO STUPRO VOLEVANO FARCI TACERE. MI HANNO OFFERTO DEL DENARO PER METTERSI D'ACCORDO SU UNA VERSIONE A LORO FAVOREVOLE. COSA CHE MAI AVREI FATTO. CONOSCO LA MIA EX: È IMPOSSIBILE CHE..."
-Fabio Tonacci per "la Repubblica"
«Dopo la sentenza del Tribunale di Ravenna ho parlato con Adele. È arrabbiata e delusa. Mi ha confessato una cosa che, se ci penso, è una sconfitta per tutti».
Cosa?
«Mi ha detto, testuale: "Se avessi saputo che finiva così, non lo avrei neanche denunciato quel tizio che mi ha violentata". Un po' la capisco, un verdetto del genere fa perdere la fiducia nella giustizia. Mi ha raccontato dell'amarezza per non essere stata creduta».
Nei processi esistono le condanne ma anche le assoluzioni.
«Lo so. Però i giudici hanno visto i video di Adele supina su quel divano, hanno sentito gli audio in cui si capisce benissimo che non era in sé e non poteva dare un consenso cosciente, sanno che gli imputati dopo essere stati denunciati per stupro sono andati a cercare Adele a casa e sono venuti pure da me. Se non condanni in queste circostanze, quando le emetti le condanne? Dopo che ti ammazzano?».
Parla Antonio, l'ex fidanzato della studentessa di Ravenna che nel 2017 ha denunciato per violenza sessuale Cristian, 30enne romeno, e l'amico 31 enne senegalese che ha filmato il rapporto avuto dopo una notte passata al dancing Prosecco. Adele, i due, li aveva conosciuti lì. Aveva bevuto talmente tanto da non reggersi in piedi. Antonio (i nomi che usiamo sono tutti di fantasia) oggi ha 37 anni.
Cinque anni fa, quando stava con Adele allora diciottenne, faceva il buttafuori. Lui, nell'appartamento nel centro della città dove sono avvenuti i fatti, non c'era. Come la sua ex, è stupito dall'assoluzione, e dalla formula scelta - "il fatto non costituisce reato" - che presuppone l'assenza di dolo o colpa per gli imputati.
Cosa ricorda di quella notte, venerdì 5 ottobre 2017?
«Ero a casa mia. Verso le due mi sono arrivati dei messaggi di Sara, l'amica con cui Adele era andata al Prosecco. "Ho bisogno di aiuto, rispondimi", mi ha scritto. Io però dormivo, li ho letti dopo.
Alle tre e mezzo Sara mi ha telefonato, dicendomi che Adele stava malissimo ma senza specificare che erano finite nell'appartamento di uno di quei ragazzi, quindi mi raccomandai solo di portarla a casa. La mattina dopo le mandai un messaggio per sapere com' era andata, e lei ha risposto: "Male, però ce l'abbiamo fatta". Conservo ancora la chat».
E Adele?
«Sono riuscita a vederla solo dopo il weekend, in palestra. Non era più lei, era nervosa e assente. Non sapeva dirmi cosa era successo, aveva 12 ore di buio in testa. Non ricordava niente a parte ciò che le aveva riferito Sara».
Cioè?
«Che era ubriaca marcia, che aveva vomitato, aveva avuto un rapporto sessuale con Cristian e aveva dormito a casa del senegalese. Più di questo non ricordava».
Può essere che le abbiano messo della droga nel bicchiere?
«Secondo me è l'unica spiegazione. Lei è la classica brava ragazza, non beve e non fuma. Purtroppo le analisi del sangue le ha fatte troppo tardi, non erano più significative».
Ha provato a chiedere a Sara?
«Mi ha confermato che era ubriaca, tanto da svenire. A quel punto ho contattato una poliziotta che si occupa di casi di questo tipo, siamo andati in ospedale e ci siamo rivolti a Linea Rosa. Credo che Adele abbia realizzato del tutto di essere stata violentata solo in questura: lì l'ho vista scoppiare a piangere».
Cosa è successo dopo la denuncia?
«Pochi giorni dopo Adele è stata avvicinata per strada dal senegalese. La moglie di Cristian, quando l'hanno arrestato, è andata a casa sua. È stata cercata al telefono e via social».
Perché?
«Non lo sappiamo, Adele non ci ha voluto parlare. Si è messa paura. Sono dei tipi poco raccomandabili, hanno precedenti penali. Infatti lei se n'è andata da Ravenna».
Hanno avvicinato anche lei?
«Sì, l'ho detto ai pm. Un buttafuori cubano mi disse che voleva vedermi per risolvere un problema. Non mi aveva mai chiamato prima, quindi gli ho dato appuntamento al bar davanti ai carabinieri. È arrivato con tre uomini, che mi hanno circondato: uno si è presentato come il padre di Cristian, il secondo era il proprietario della casa dove è avvenuta la violenza, il terzo era un tipo magro con la faccia cattiva».
Cosa volevano da lei?
«Sapere chi aveva accompagnato Adele in questura. Ero stato io, ma non gliel'ho detto: ho mentito per paura, quei tizi li conosco di fama, erano già stati in carcere...»
L'hanno minacciata?
«No. Qualche mese dopo il collega buttafuori, che continuava a dirmi di stare attento, mi ha rivelato che volevano darmi del denaro».
Perché?
«Presumo per mettersi d'accordo su una versione a loro favorevole. Cosa che mai avrei fatto. Conosco Adele: è impossibile che quella notte fosse consenziente e consapevole».