“SENESE HA PIANTO DOPO LA MORTE DI MIO PADRE” – LA FIGLIA DI "DIABOLIK", GIORGIA PISCITELLI, PARLA COME TESTIMONE NEL PROCESSO CHE VEDE IMPUTATO RAUL ESTEBAN CALDERON. L'ARGENTINO E' ACCUSATO DI ESSERE L'ESECUTORE MATERIALE DEL DELITTO (CHE SECONDO GLI INQUIRENTI SAREBBE STATO COMMISSIONATO DA MICHELE SENESE) - LA FIGLIA DI PISCITELLI SPIEGA CHE I RAPPORTI CON LA FAMIGLIA DEL BOSS SONO OTTIMI, E LO ERANO ANCHE PRIMA DELL'UCCISIONE DI SUO PADRE: “IL GIORNO DEL DELITTO GIRAVA VOCE CHE PAPA' AVEVA UN APPUNTAMENTO CON..."
-Valeria Di Corrado per il Messaggero - Roma - Estratti
Ci tiene a far sapere che i rapporti con la famiglia Senese sono ottimi, e lo erano anche prima dell'uccisione di suo padre. Giorgia Piscitelli ieri è stata sentita come testimone nel processo che vede imputato Raul Esteban Calderon per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. L'argentino è accusato di essere l'esecutore materiale di un delitto che secondo gli inquirenti sarebbe stato commissionato, a monte, dal boss Michele Senese.
Calderon - secondo la Procura di Roma - è il killer vestito da runner che il 7 agosto del 2019 sparò un colpo alla testa di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, mentre era seduto su una panchina del parco degli Acquedotti in attesa di incontrare qualcuno. «Dopo la morte di mio padre, io e mia madre siamo andate a casa di Vincenzo Senese (figlio di Michele o pazz, ndr) per una questione di condoglianze. C'era lui con la moglie e ricordo che piangeva».
«Era da una vita che non li vedevo - ha precisato nell'aula bunker di Rebibbia la figlia di Diabolik - Io e mia madre non sentivamo frequentemente la famiglia Senese: li conoscevamo, così come anche mio padre. Loro lo conoscevano da quando era piccolo, perché viveva in zona e avevano un affetto profondo nei suoi confronti. E mio padre non ha mai parlato male di loro, anche lui aveva un affetto nei confronti di tutti». Insomma, quella di Giorgia Piscitelli è una deposizione volta ad allontanare i sospetti dei pm legati al fatto che tra i mandanti ci sia Senese, nonostante questo processo veda imputato soltanto il presunto killer.
Nella testimonianza davanti alla terza sezione della Corte di assise di Roma la ragazza, che come la sorella minore e la madre non si sono costituite parte civile nel dibattimento, ha ricostruito il rapporto con il padre e come ha appreso della sua morte. «Il 7 agosto non ero a Roma, mi ero sposata da poco ed ero stata fuori qualche giorno. Avevo il telefono spento e quando l'ho acceso ho visto tanti messaggi e chiamate.
Non potevo immaginare che mio padre fosse stato assassinato - ha raccontato la figlia dell'ex capo degli "Irriducibili" - Sono corsa al parco degli Acquedotti e l'ho visto su una barella che lo stavano portando via».
Nei giorni precedenti all'omicidio «era felice per il mio matrimonio, mio padre - ha precisato - è sempre stata una persona che non aveva debiti con nessuno, voleva pagare subito le bollette. Non aveva la patente e per gli spostamenti, essendo lui per le regole, ha trovato un ragazzo che lo portava in giro. Ci voleva tenere fuori, voleva per noi una vita tranquilla».
Su di lui, però, pendeva una richiesta di arresto per essere a capo di un'organizzazione di narcotrafficanti che spadroneggiava nella Capitale. Il giorno del delitto «non sapevo perché fosse andato lì, ma girava voce per tutta Roma che aveva un appuntamento con il "Fornaro" Alessandro Capriotti», ha riferito Giorgia Piscitelli sottolineando di non ricordare chi glielo avesse detto: «Non posso dire un nome "x"». Capriotti è indagato dalla Dda capitolina per essere uno dei mandanti dell'assassinio, insieme a Leandro Bennato, Giuseppe Molisso e Michele Senese. Il movente sarebbe legato al fatto che Diabolik, approfittando dello stato di detenzione del boss camorristico, «sta facendo delle prepotenze a delle persone».
A settembre del 2019 a Grottaferrata «ho incontrato la compagna di Capriotti mentre ero con mia madre e mia sorella - ha spiegato in aula la figlia di Piscitelli - Un'altra ragazza si era avvicinata per farci le condoglianze, lei invece era rimasta seduta con la figlia che ha sorriso e a quel punto le abbiamo detto "che te ridi?". E in quella discussione abbiamo urlato contro di loro dicendo "assassini" per via delle voci sull'appuntamento».