“SERVE UN LOCKDOWN DALL'1 AL 20 DICEMBRE PER SALVARE IL NATALE E LE VITE DEGLI ANZIANI” - DUE PREMI NOBEL, ESTHER DUFLO E ANHIJIT BANERJEE, LANCIANO LA PROPOSTA DI CHIUDERE TUTTO DAL 1 AL 20 DICEMBRE, CHIEDENDO ALLE FAMIGLIE DI RESTARE A CASA - “IL COSTO PER L’ECONOMIA SAREBBE IMPORTANTE, MA MENO DI QUELLO CHE COMPORTEREBBE ANNULLARE IL NATALE O RICONFINARE TUTTI IN CIRCOSTANZE BEN PEGGIORI 15 GIORNI PIÙ TARDI”
-Stefano Montefiori per www.corriere.it
«Se non cambia nulla dobbiamo aspettarci un’epidemia generalizzata che durerà molti mesi», dice il presidente dell’Ordine nazionale dei medici francesi, Patrick Bouet. «La seconda ondata sta arrivando più in fretta di quanto temessimo, e il sistema sanitario non sarà in grado di rispondere a tutto le sollecitazioni».
Con 14 mila 412 nuovi casi e 39 morti in 24 ore, la Francia vive momenti di grande apprensione, e si teme che le ultime misure annunciate - chiusura di bar e ristoranti a Marsiglia, «zona di allerta massima», e delle palestre a Parigi, «zona di allerta rafforzata» - non basteranno. Gli ospedali di Lione e Marsiglia, in difficoltà, si preparano a trasferire pazienti nelle rianimazioni della regione parigina, e in questo contesto i due premi Nobel per l’Economia 2019, Esther Duflo e Anhijit Banerjee, chiedono che la Francia dichiari un nuovo lockdown su tutto il territorio dal 1 al 20 dicembre, «unica speranza di salvare il Natale e soprattutto le vite degli anziani».
L’INTERVENTO
«Nessuno vuole fare la parte del Grinch che ha rubato il Natale, soprattutto non un presidente che vorrebbe essere rieletto. Eppure, se andiamo avanti così, l’ipotesi di un confinamento generalizzato proprio intorno alle feste di fine anno non è da scartare». Comincia così il testo dei due premi Nobel pubblicato da «Le Monde». Duflo e Banerjee lamentano che sia stato necessario un forte peggioramento della situazione perché si prendesse finalmente la decisione di chiudere le palestre, «veri brodi di cultura del virus», nelle grandi città. E la chiusura di bar e ristoranti a Marsiglia è stata subito definita «una punizione collettiva» da parte delle autorità locali.
Gli autori del testo evidenziano la scollatura sempre più evidente in Francia tra i medici e gli esperti scientifici da un lato e i responsabili politici dall’altro: i primi segnalano che la seconda ondata sta arrivando e chiedono misure restrittive senza aspettare, per evitare gli stessi ritardi e le stesse morti della primavera; i secondi temono che la popolazione - e il tessuto economico del Paese - non sopporterebbero un nuovo blocco, e prendono tempo.
I RADUNI FAMIGLIARI
«Le riunioni di famiglia, con i loro lunghi momenti di convivialità a tavola, sono purtroppo propizi ai contagi. Negli Stati Uniti, i lunghi weekend del Memorial Day di fine maggio e della Festa dell’indipendenza del 4 luglio sono stati seguiti da un picco di contaminazioni», scrivono Duflo e Banerjee, che aggiungono gli effetti aggravanti delle temperature più basse e le probabili serate tra amici in casa a partire da ottobre. I giovani che pur contagiati non rischiano troppo finiranno per contaminare gli ultrasettantenni, la stragrande maggioranza di chi muore di coronavirus. I due premi Nobel prevedono quindi un lockdown totale e inevitabile nei giorni di Natale, quando anziani e malati cronici saranno colpiti in massa e quindi sarà troppo tardi. A meno che...
LA PROPOSTA
«Bisogna agire prima», dicono gli economisti. Non confinando solo le persone anziane, «che andrebbero tenute isolate per molti mesi, un eventualità che pare impossibile e inumana». La soluzione proposta è «decretare un lockdown totale in tutta la Francia per il periodo dell’Avvento, diciamo dal 1 al 20 dicembre, chiedendo alle famiglie di restare a casa e di non anticipare le vacanze precipitandosi dai nonni». Il costo per l’economia sarebbe importante, «ma meno di quello che comporterebbe annullare il Natale o riconfinare tutti in circostanze ben peggiori 15 giorni più tardi».
I regali di Natale potrebbero essere comprati a novembre con aperture fuori orario e saldi, e i negozi potrebbero restare aperti per le ordinazioni durante il confinamento. La risposta del ministro Olivier Véran, ministro della Sanità, ha risposto ribadendo che «non vogliamo riconfinare il Paese. E vogliamo che i francesi possano passare le feste di fine anno in famiglia. Anticipare un confinamento di tre settimane mi sembra qualcosa che assomiglia a una predizione. Io non mi proietto tra due mesi, ma valuto la situazione giorno per giorno». Che è esattamente quello che medici - e gli economisti Duflo e Banerjee - rimproverano al governo.