“SI È INIETTATO SANGUE NELL’OCCHIO E SOTTO PELLE. HO PAURA DI LUI” – IL RACCONTO DA BRIVIDI DI NADINE, INFERMIERA DI 33 ANNI ED EX FIDANZATA DI BENNO NEUMAIR, IL 31ENNE CHE HA UCCISO I GENITORI SCARICANDO I CORPI NELL’ADIGE: “UNA VOLTA DIGIUNO' PER NOVE GIORNI E FECE FINTA DI ESSERE STATO AGGREDITO DA UN MIO AMICO. L’HO TROVATO CON UN COLTELLO IN MANO. SI ERA AUTOINFLITTO DELLE FERITE: SI ERA ABRASO LA PELLE CON CARTA SMERIGLIATRICE E…”
Chiara Currò Dossi per www.corriere.it
«Mi ha scritto un’e-mail, dicendo di aver capito perché fosse così malato: aveva il verme solitario, preso in Indonesia, che gli aveva pervaso il cervello. Allegando i risultati degli esami del sangue e il referto di una Tac, a nome di “Benedetto Perselli Neumair”. Quello, mi ha detto, era il suo vero nome». A parlare, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Bolzano, è Nadine, infermiera di 33 anni ed ex fidanzata di Benno Neumair, il 31enne bolzanino che il 4 gennaio 2021 ha ucciso i genitori (Laura Perselli e Peter Neumair) e si è sbarazzato dei corpi gettandoli nel fiume Adige. Nadine ha raccontato dei sette mesi di convivenza, a Neu-Ulm, conclusi con il ricovero coatto in psichiatria di Benno.
La relazione nel 2019 e la crisi: «Mi rubò il bancomat»
Nadine e Benno si conoscono via Tinder, nel settembre del 2019. Tre mesi dopo, Benno, da Innsbruck, si trasferisce da lei. «Siamo stati bene le prime otto settimane. Poi, la nostra relazione si è incrinata». Cominciano gli sbalzi d’umore, i disturbi del sonno e quelli legati all’alimentazione. «A marzo ha digiunato per nove giorni. Beveva solo the e acqua. Poi mangiava solo broccoli e miglio». Finché Nadine non si accorge di strani movimenti di denaro sul suo conto corrente, di spese in un negozio di alimentari biologici fatte col suo bancomat. Benno dice di non saperne nulla, ma la donna trova, nascoste in soffitta, delle scorte di cibo: scatta la denuncia «contro ignoti», la lite, «ma alla fine abbiamo deciso di riprovarci».
I colpi autoinflitti e il ricovero coatto
Appena due giorni dopo, Benno le telefona, dicendo di essere stato aggredito da un amico di lei. Nadine chiama l’amico, che nega, e poi Laura, la madre di Benno. «Mi ha detto di non tornare a casa da sola, ma di chiamare la polizia e l’ambulanza. Io, però, sono tornata a casa da sola, parcheggiando la macchina in un posto auto che non era il mio, per avere la scusa di scendere a spostarla». Benno è in bagno, con un coltello «per sfilettare il pesce» in mano, all’altezza del viso, puntato verso l’alto. «Aveva delle ferite puntiformi in viso.
Era molto nervoso, continuava a dirmi di essere stato picchiato dal mio amico. Gli ho fatto credere che gli credessi, l’ho fatto parlare. Ho portato il coltello in cucina, ci siamo seduti sul pavimento e gli ho fatto delle foto. Gli ho detto sarebbero servite per sporgere denuncia per l’aggressione. Mi ha lasciato fare e dopo un po’ sì è calmato. A quel punto, gli ho detto che dovevo spostare la macchina perché l’avevo parcheggiata male. Lui ha controllato dal balcone e mi ha lasciata scendere». Nadine richiama Laura Perselli e poi la polizia che arriva con un’unità speciale: Benno viene sottoposto a un ricovero coatto in psichiatria. «Lì, ammette ai medici come si è procurato le ferite. Si è prelevato del sangue, iniettandoselo nell’angolo dell’occhio e della bocca, abradendosi la pelle con carta smerigliatrice».
La paura e il ritorno a casa
Il giorno dopo la donna viene avvisata delle dimissioni imminenti di Benno. «Ho telefonato a Laura, chiedendo che venissero a prenderlo. Che non mi sarei mai messa in macchina con lui perché avevo paura. Mi ha detto che anche lei ne aveva, e ne aveva anche per Madè. Allora ho organizzato a Benno un viaggio in treno fino a Innsbruck, dove sarebbe andato a prenderlo Peter. L’ho fatto salire su un taxi, io l’ho seguito in macchina fino in stazione.
Lì c’era molta gente, mi sentivo sicura. Abbiamo aspettato il treno, ma a tre minuti alla partenza Benno ha iniziato a urlare, minacciandomi che non avrei potuto dormire con la finestra aperta. Era già successo che fosse entrato in casa così, una volta che aveva dimenticato le chiavi». Il viaggio è un tormento. Benno tempesta Nadine di telefonate «attribuendo a me la colpa di tutto e, parallelamente, chiedendomi scusa». I contatti continuano anche nei mesi successivi, nonostante i tentativi di Nadine di chiuderli. Fino alla mail del 28 luglio, nella quale parla del verme solitario e annuncia di aver deciso di sottoporsi a delle cure.
«Ho paura di lui»
Il 15 gennaio, a undici giorni dall’omicidio dei genitori, l’ultimo contatto: Benno manda una mail a Nadine. «Mi ha chiesto di telefonargli, gli ho detto che volevo avere contatti solo via e-mail. Avevo dato il mio nuovo numero solo a Laura: lui mi ha detto di averlo, ma che non mi avrebbe chiamata solo come gesto di gentilezza nei miei confronti. Adesso ho paura di lui».