“SONO MERDE, LI DISINTEGRIAMO” – LA FAIDA DEI "BUONI": LUCA CASARINI E LA SUA BANDA FECERO FUORI DALLA ONG CECILIA STRADA E IL MARITO MASO NOTARIANNI PERCHÉ VOLEVANO TRASPARENZA SUI CONTI - NELLE CARTE DELL’INCHIESTA PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA IN CUI SONO IMPUTATI LUCA CASARINI E ALTRI 5 SODALI, EMERGE COME L’EX TUTA BIANCA VENNE CONTESTATO ALL’INTERNO DI "MEDITERRANEA" PER I SOLDI INCASSATI DALLE NAVI DA CUI SCARICAVA I MIGRANTI - LA FIGLIA DI GINO STRADA E IL MARITO RIBATTEZZATI “ROSA E OLINDO” – AI SUOI CRITICI CASARINI DICEVA: “GLI DIAMO SUI DENTI A OGNI CAGATA”
-Giacomo Amadori per “la Verità” - Estratti
Anche i «buoni» nel loro piccolo si incazzano. E fanno le faide. Nelle carte dell’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in cui sono imputati Luca Casarini, il sodale Giuseppe Caccia e altri quattro, emerge come la banda no global abbia epurato dal direttivo dell’associazione Mediterranea tutti quelli che avevano dubbi sulla gestione delle donazioni.
Come il cuculo, Casarini si è candidato a entrare nel politburo (tra l’altro rivendicando i 4 anni e 7 mesi di condanne definitive) della Ong e poi, una volta entrato nel nido, è riuscito a scalzare chi voleva controllare i maneggi dell’ex leader delle Tute bianche e dei suoi presunti complici. E da Mediterranea sono volati fuori, tra gli altri, Cecilia Strada, figlia di Gino, fondatore di Emergency, e il marito della donna Tommaso Ferdinando Nogara Notarianni, detto «Maso».
I due sono stati sentiti dagli inquirenti «in quanto dall’attività tecnica erano stati rilevati forti contrasti in ordine alla trasparenza dei costi sostenuti dalla Mare Jonio non riportati alla associazione» e «dalle dichiarazioni acquisite sono emersi rilevanti elementi investigativi che hanno corroborato ulteriormente il quadro indiziario, che non lasciano dubbi sulla poca chiarezza posta in essere dal duo Caccia-Casarini nei confronti dell’associazione Mediterranea».
Per le Fiamme gialle «costoro, con le loro decisioni e iniziative, hanno fatto sì che si affermasse il loro ruolo all’interno della predetta associazione portando come conseguenza le dimissioni dei membri del vecchio direttivo e l’elezione di uno nuovo con soggetti scelti ad “hoc” che perseguissero, senza ostacolare, le loro decisioni».
Gli investigatori annotano anche che Donatella Albini, ex medico di bordo della Mare Jonio, pure lei dimissionaria, «ha riferito che, a seguito di una riunione nel mese di ottobre 2020 del Consiglio direttivo dell’associazione, “furono sollevati problemi di trasparenza proprio in ordine alle modalità di impiego delle risorse raccolte da Mediterranea. In quella occasione erano presenti Erasmo Palazzotto (parlamentare di Leu), Maso Notarianni, Alessandra Sciurba (portavoce di Mediterranea, ndr) e Cecilia Strada».
La Albini avrebbe anche riferito di una riunione del Consiglio di indirizzo di Mediterranea di fine novembre 2020, «nell’ambito della quale una tale Letizia Terna, laureata in filosofia, sollevò perplessità in ordine alla trasparenza dei bilanci» e chiese «chiarimenti sui rapporti tra Mediterranea e Idra», ovvero la compagnia di navigazione di proprietà di Caccia che possiede il rimorchiatore Mare Jonio utilizzato dall’associazione. «In quella occasione fui pubblicamente accusata da Luca Casarini di aver predisposto o indotto l’intervento di Letizia su quell’argomento. Molti appartenenti di Mediterranea a seguito di quelle accuse hanno preso le distanze nei miei confronti» avrebbe affermato la dottoressa.
Le tensioni interne, secondo quanto riportato nell’informativa finale della Guardia di finanza, esplodono nel momento della decisione di andare a recuperare 27 migranti sul mercantile Maersk Etienne, un’operazione che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata compiuta a fine di lucro per liberare la nave da quel carico ingombrante che impediva la prosecuzione della navigazione. Per questo lavoro Casarini & C. avrebbero intascato 125.000 euro e successivamente, come rappresentanti della Idra social shipping, avrebbero trattato con altre compagnie armatoriali per offrire lo stesso servizio.
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La notizia della giovane incinta si rivelerà falsa, ma pazienza. Cecilia Strada nella chat del gruppo direttivo di Mediterranea, dopo le comunicazioni di Metz esterna «i propri timori e dubbi per l’operazione in corso»: «Immagino che i responsabili abbiano valutato pro e possibili contro di questa azione e deciso di conseguenza, d’altronde l’intenzione di andare verso la Maersk era già stata ventilata ieri e non ho considerazioni da aggiungere».
Metz non fa un plissé: «La possibilità era effettivamente stata» prospettata «anche ieri.
[…] Adesso però c’è una richiesta formale di verifica condizioni medico-sanitarie da parte della nostra equipe, a bordo abbiamo dottoressa e paramedico e una risposta altrettanto formale va data».
Ma il paramedico, F.G., in realtà ha come unica esperienza quella di aver guidato le ambulanze e allora la Strada, che sente puzza di bruciato, consiglia: «Per la comunicazione pubblica: suggerisco di verificare con Fabrizio come si chiama la sua figura, perché a quanto ne so in Italia non esiste la figura del “paramedico” come, invece, è precisamente normata in altri Stati; penso che se ci vogliamo riferire a chi presta soccorso sulle ambulanze, in Italia sia definita “soccorritore”, ma sicuramente Fabrizio sa meglio di me come chiamarsi».
Caccia è molto arrabbiato sia con la Strada che con la Albini, la dottoressa colpevole di avere sollevato dei dubbi sulle capacità professionali della neolaureata Agnese Colpani, (…)
A scaldare ancora di più gli animi è una comunicazione di Casarini condivisa con il gruppo dirigente di Mediterranea che la Strada commenta in questi termini: «Ho riletto, per la terza volta, la mail odierna di Luca. Raramente ho visto una mail così densa di offese, screditamento degli altri, insinuazioni; e pure cose che non so da dove gli derivino - come il fatto che qualcuno “fin dall’inizio” avrebbe insinuato che lui lo faceva per soldi […]
«E quindi? Conclusioni?
Andate fuori dai coglioni o no?».
Metz al telefono rimarca il ruolo di comando di Caccia e Casarini: «Le decisioni sulla nave e su chi la governa e su chi la faccia partire sono prese da Beppe e Luca». Nella faida i loro nemici sono destinati a uscire sconfitti.
L’ex presidente vaticina che «circa 10 persone del direttivo attuale usciranno da “Mediterranea”» e che «alcuni di loro tra i quali Alessandra (Sciurba, ndr), Cecilia, Maso, Palazzotto, avrebbero gettato fango su Luca e Beppe e che il loro intervento in assemblea sarà di protesta e causerà la loro fuoriuscita».
La Strada e Notarianni sono soprannominati dalla «banda» Rosa e Olindo, come i due assassini di Erba, e insultati in modo feroce. Per un suo intervento Maso, il 24 settembre 2020, viene definito un «merdoso sciacallo» e pure «brutta merda infame», uno che dà «pugnalate alle spalle di chi già sta gestendo una situazione difficile».
In chat Caccia e Casarini commentano gli interventi di un direttivo. Casarini inizia: «Nervosetti». Caccia replica: «Io non risponderei alla Strada». Poi Casarini se la prende con chi non si è esposto abbastanza al loro fianco: «Si è sprecato il signor dirigo tutto io. Ma stavolta gli diamo sui denti a ogni cagata. Come sempre Sandrone (Metz, ndr) non ha capito una mazza… ah ah ah». Caccia: «Infatti bisogna non fargliene passare una. E archiviare foto di tutte le porcherie. Perché se voleranno gli stracci faremo un bel dossier con tutte le infamie (e i silenzi di chi doveva fermarle)».
Casarini: «Certo. Ma vedrai che li disintegriamo. Perché questi non fanno politica, ma solo trame da miserabili. E sul piano umano sono delle merde». Insomma chi oggi ci accusa di dossieraggio era pronto a raccogliere prove contro i nemici. Ma proseguiamo nell’edificante lettura. Caccia è soddisfatto della piega che ha preso il dibattito: «Buona mail di Meco, Ada e Giuliana. Proposto ordine del giorno che non nomina nemmeno Idra. Adesso basterebbe che don Mattia e Arestivo si dicessero d’accordo con loro». Casarini condivide.
L’ex no global manda una missiva che entusiasma Caccia: «Ottima mail fratellone.
Ti lovvo, come dicono i nostri ragazzi. E poi, per fortuna, un po’ lo siamo rimasti».
Casarini: «Grazie fratello. Aqui no se rinde nadie!». Qui non ci si arrende, celebre frase di Che Guevara. Caccia chiede di non rispondere all’ex portavoce, Sciurba. E Casarini concorda: «Non ci penso nemmeno. Conferma quello che ho scritto: le vittime sono tra noi, non in Libia». Se il riferimento fosse ai tanto vituperati lager per migranti, sarebbe sconcertante. Ma Casarini, in passato, si è distinto per i commenti sprezzanti nei confronti degli extracomunitari. Come quando, in una manifestazione, gridò «metti ‘sti cazzo di migranti davanti». Figurine da usare, più che persone da tutelare.
Casarini riprende il discorso: «Ora vedrai che la merda la farà Maso e lì salta il palco». E conclude: «Vediamo se completiamo l’opera e facciamo Emergency 2 il remake. Se se ne va anche quel pezzo di merda». Caccia si vanta di aver preparato «una rispostina di Sandrone sui rendiconti», lasciando intendere che Metz sia eterodiretto nei suoi interventi. Casarini chiede: «Hai visto Cecilia?». Replica di Caccia: «Non capisco se c’è una strategia o dementi incattiviti in libertà». Casarini propende per la seconda che ha detto: «Dementi in libertà». Caccia: «Elegantissima la rivendicazione dei 60k raccolti. Noi che cosa dovremmo scrivere?
E, comunque, se se ne va davvero, sparerà merda nel ventilatore». Casarini: «Beh, con il suo curriculum viene facile ributtargliela in faccia. In tema di uscita da associazioni non la batte nessuno. Ora dobbiamo riallacciare i rapporti con Gino». Ossia Gino Strada, che sarebbe mancato di lì a pochi mesi. Vuoi vedere che i nostri capitani coraggiosi non portano neppure troppo bene.
Passano alcuni giorni e Caccia osserva: «Questi non mollano affatto e vogliono trasformare il 10 (il consiglio del 10 ottobre 2020, ndr) nel vomito dei loro rancori. Vedrai che trappola che ci fanno, se noi non la prepariamo bene». Casarini risponde: «Dobbiamo pregare bene certo. Ma intanto si stanno mangiando la merda». «Pregare?» lo interroga Caccia. «Preparare» si corregge Casarini. «Ormai vado in automatico». Il 6 ottobre Caccia riassume un intervento della Strada: «Con velenoso rancore sino all’ultimo minuto… ma questa è la storia che racconterà: noi due (Caccia e Casarini, ndr) volevamo solo dei prestanome e lei non c’è stata».
Casarini non ha dubbi: «Sarà seppellita dall’oblio. Questo è il suo terrore. Ieri telefonata di Cecilia a Leon, quasi piangendo, “chiudiamola qua, Maso non si ricandida, vi prego di non fargli niente, etc…”». Il 9 ottobre, alla vigilia dell’assemblea che dovrà eleggere il nuovo direttivo, Casarini definisce i rivali «morti che (…) La Strada e il marito sono fuori dal direttivo. Casarini è incoronato responsabile del rapporto con i garanti e della comunicazione. Caccia, in veste di invitato permanente, è promosso coordinatore operativo. Il terzo socio, Metz, rappresentante di Idra. La battaglia è vinta. La guerra non ancora.
Oggi parte l’udienza preliminare che vede Caccia e Casarini imputati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Reato aggravato dal profitto ricavato nella vicenda Maersk. Forse Cecilia Strada non aveva tutti i torti a sospettare di Casarini & C.