“SONO UNA MORTA CHE CAMMINA. QUESTA VOLTA NON CE LA FARÒ” – NON LASCIA DUBBI LA PERIZIA SU SARA PEDRI, LA GINECOLOGA SPARITA IN TRENTINO A MARZO DOPO ESSERE STATA MOBBIZZATA SUL POSTO DI LAVORO – DAI MESSAGGI, DAL PC E DALLE TESTIMONIANZE EMERGE CHE C’È UN NESSO CAUSALE TRA LE CONDOTTE VESSATORIE SUBITE IN REPARTO ALL’OSPEDALE DI TRENTO E I PROBLEMI PSICHICI CHE L’AVREBBERO PORTATA A TOGLIERSI LA VITA…
Margherita Montanari per il “Corriere della Sera”
Emergono un prima e un dopo nell'anamnesi psicologica di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa il 4 marzo in Trentino. La Sara «in salute, serena, felice, esplosiva», cresciuta tra Forlì, Ferrara e Catanzaro, in pochi mesi ha lasciato il posto alla Sara «presa da un tormento psichico», che il 24 febbraio confidava al fidanzato Guglielmo: «Sono un morto che cammina. Questa volta non ce la farò».
Un turbamento improvviso, esploso a causa del mobbing sul posto di lavoro, ipotizza la dottoressa Gabriella Marano, psicologa clinica e forense, nell'autopsia psicologica eseguita su commissione della famiglia Pedri, e depositata dal legale Nicodemo Gentile in Procura a Trento. Una perizia che tratteggia un nesso causale tra le possibili condotte vessatorie subite dalla trentunenne nel reparto di ginecologia e ostetricia dell'Ospedale di Trento e l'incrinarsi della sua salute psichica. Deterioramento che l'avrebbe poi portata a togliersi la vita.
Oltre 20.000 messaggi analizzati, un pc setacciato, le dichiarazioni di 15 persone, da cui affiora il profilo di Sara Pedri, la sua storia clinica, l'evoluzione delle sue relazioni affettive e lavorative negli ultimi tre anni. Il quadro completo, scritto nella perizia di 119 pagine, vira verso un'ipotesi: al Santa Chiara di Trento la ginecologa forlivese «si è ritrovata come un agnello in mezzo ai lupi, e ha finito per essere sbranata dalla violenza di chi si è avventato contro di lei». «Sara è stata vittima di quick mobbing», sottolinea la perizia. Vessazioni denunciate nei mesi scorsi da altri professionisti del reparto.
Tanto che sul caso la Procura trentina ha avviato un'inchiesta per presunti maltrattamenti, in cui figurano come indagati l'ex primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu. Uno scenario ancora da dimostrare in sede giudiziaria, ma che ha già portato al licenziamento di Tateo e al trasferimento di Mereu. La consulenza di parte, ora, menziona comportamenti capaci «di creare intorno a Sara un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo, che ha minato, data l'eccezionalità e la violenza della portata, il suo equilibrio in poco più di 3 mesi, generando in lei un vero e proprio disturbo».
Tra gli episodi ci sarebbe anche uno schiaffo sulla mano ricevuto da Pedri in sala operatoria, «azione probabilmente traumatizzante, da cui poi è iniziata una discesa negli inferi», sostiene la psicologa. «La condizione lavorativa - prosegue la perizia - ha trascinato la giovane in una situazione critica: in preda a un vero e proprio tormento psichico, il vivere ormai le procurava dolore». La diagnosi, fatta a posteriori, è di Disturbo post traumatico da stress, «con sintomi ricorrenti riconducibili anche alla depersonalizzazione». «Sara ha sviluppato idee di suicidio dopo l'arrivo a Trento - spiega la psicologa -. Ai familiari e all'amica Celeste, a fine febbraio, raccontava di voler scomparire».
E il corpo della 31enne diceva lo stesso: «Era inappetente, aveva tachicardie, tremori, si abbracciava la pancia». A quel punto, è iniziato un conto alla rovescia. Il 3 marzo la ginecologa ha dato le dimissioni e il 4 è scomparsa. «Chiedo scusa io a voi per la delusione che vi ho procurato», uno degli ultimi messaggi inviati al padre e trascritti nella perizia. È rimasta la sua auto, abbandonata nei pressi del ponte di Mostizzolo. Lo stesso sul quale Sara ha cercato notizie su Internet, alle 6 e 16 del giorno in cui è sparita.
Per Marano ogni elemento dell'autopsia psicologica «lascia presagire, con tasso di probabilità purtroppo prossimo alla certezza, che Sara Pedri si sia tolta la vita». «Quanto appena scritto - conclude - rappresenta in questa vicenda la Stele di Rosetta, la cui attenta decifrazione ha riportato alla luce, scolpito nella roccia, il decreto di morte di Sara».