“SONO MORTI 10MILA CIVILI” - IL SINDACO DI MARIUPOL FA LA CONTA DEI CRIMINI DELL’ESERCITO DI PUTIN, CHE AVREBBE GIÀ USATO ARMI CHIMICHE NELLA CITTÀ - ZELENSKY RIBADISCE: “CHI NON CI AIUTA, SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ DEI MORTI. SE AVESSIMO JET, VEICOLI CORAZZATI, ARTIGLIERIA, SAREMMO IN GRADO DI PORRE FINE ALLA GUERRA” - CI SONO QUATTRO NOMI DA TENERE D’OCCHIO SULLA CARTINA: OLTRE A MARIUPOL, SONO SEVERODONIETSK, SLOVIANSK E KRAMATORSK, CIOÈ LE CITTÀ CHE MANCANO AI RUSSI PER IMPADRONIRSI DEL DONBASS. SE CI RIUSCIRANNO, MANTENENDO IL CONTROLLO DELLA PROVINCIA DI KHERSON E DEL CORRIDOIO PER LA CRIMEA, IL CREMLINO SAREBBE DISPOSTO A PARLARE DI TREGUA… - VIDEO
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1 - KIEV CHIEDE ARMI E TEME ATTACCHI CHIMICI
Da www.ansa.it
L'Ucraina torna a chiedere armi e avverte gli alleati: "Chi non ci aiuta, si assume la responsabilità dei morti ucraini". Parola del presidente Volodymyr Zelensky, che non ha dubbi: "Presto sarà necessario un maggiore supporto militare.
Le vite degli ucraini si stanno perdendo, vite che non possono più essere restituite. E questa è anche responsabilità di coloro che ancora conservano nel proprio arsenale le armi di cui l'Ucraina ha bisogno. Responsabilità che rimarrà per sempre nella storia. Se avessimo jet, veicoli corazzati pesanti, artiglieria - aggiunge - saremmo in grado di porre fine a questa guerra".
Sullo sfondo resta la preoccupazione per il ricorso dei russi alle armi chimiche. Secondo quanto riferito dal battaglione Azov, a Mariupol un drone avrebbe lanciato delle sostanze tossiche sui difensori della città. Tre persone hanno evidenziato "chiari segni di avvelenamento chimico", per nessuno di loro ci sono "gravi conseguenze" per la salute.
Zelensky ha ribadito la "preoccupazione per un possibile attacco con armi chimiche nella nuova fase del terrore", senza confermare il loro utilizzo a Mariupol da parte dei russi. Lo stesso ha detto il portavoce del Pentagono, John Kirby: "Non siamo in grado di confermare queste notizie ma il dipartimento della Difesa americano continua a monitorare la situazione da vicino. Sono notizie molto preoccupanti e riflettono i timori che abbiamo da tempo sul rischio che la Russia possa usare gas lacrimogeni mescolati ad agenti chimici".
Secondo la procuratrice generale dell'Ucraina, Iryna Venediktova, al momento sono oltre "5.800 i casi" di crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina.
"Qui stiamo ancora riesumando cadaveri dalle fosse comuni" per quelli che "non sono solo crimini di guerra ma anche crimini contro l'umanità". Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha dichiarato che "se le prove ci diranno che Putin è responsabile di crimini di guerra, sarà perseguito per questo".
Zelensky sottolinea inoltre che "le truppe russe hanno lasciato mine ovunque, nelle case, nelle strade, nelle auto, nelle porte: hanno fatto di tutto per rendere il più pericoloso possibile il ritorno in queste aree, hanno fatto di tutto per uccidere o mutilare il maggior numero possibile della nostra gente quando sono stati costretti a ritirarsi dalla nostra terra". A nord di Kiev sono "centinaia di migliaia gli oggetti pericolosi trovati, soprattutto, mine e proiettili inesplosi".
Oltre 10mila civili sono morti nella città portuale ucraina di Mariupol. Lo ha detto il sindaco della città Vadym Boychenko all'Associated Press, secondo quanto riportano i media internazionali. Secondo il primo cittadino il bilancio delle vittime potrebbe arrivare a superare i 20mila, in una città da settimane sotto attacco e dove lo scarseggiare di cibo e forniture ha lasciato molti corpi sulle strade. Boychenko ha anche accusato le forze russe di aver bloccato per settimane i convogli umanitari che cercavano di entrare in città.
2 - LA BATTAGLIA DECISIVA FRA MISSILI E PROPAGANDA
Andrea Nicastro per “il Corriere della Sera”
Alexey mostra il video nel suo telefonino. «Questo l'abbiamo fatto ieri notte». Si intravvede un quad, un treppiede e un grande drone color panna che viene lanciato a mano. «È il puntatore», spiega il tenente in buon inglese.
«Noi vediamo sullo schermo quello che inquadra la telecamera a bordo, ma non abbiamo avuto bisogno di cercare, sapevamo già dov' erano». In effetti lo sapevamo tutti. Il tenente Alexey sta parlando della colonna di blindati russi lunga 13 chilometri che i satelliti hanno segnalato in movimento dalla Russia verso il Donbass. «Ecco, qui il drone ha agganciato il bersaglio e qui, vedi, parte il missile. Va dritto sull'obiettivo. Popal», colpito.
La campagna Alexey può far parte di una campagna di disinformazione esattamente come il governatore di Kharkiv che per primo ieri mattina ha annunciato che «la colonna di blindati russi entrata nella sua regione è stata distrutta». Disinformazione utile a tenere alto il morale delle truppe in vista della battaglia del Donbass.
Può essere, perché non ci sono ancora conferme indipendenti, perché in guerra mentono tutti, ma va anche ricordato che non ci sono state per giorni conferme indipendenti dei danni inflitti alla colonna russa scesa dalla Bielorussia e martoriata dalle incursioni ucraine. Le armi occidentali stanno arrivando e quello che hanno fatto a Nord si è visto solo dopo che i russi se ne sono andati lasciandosi alle spalle centinaia di carri danneggiati.
Allo stesso modo qui, in Donbass, è logico che gli uni attacchino le retrovie degli altri. Alexey non lo confermerà mai, ma sono in questo caso le fonti russe a sostenere che all'aeroporto di Dnipro, l'altra sera, l'aviazione di Mosca ha preso il bersaglio grosso. «Sistemi antiaerei a lungo raggio, munizioni, carburante, sistemi d'arma appena ricevuti da Paesi Nato». Ad occhio nudo, si può solo confermare che le fiamme sono state altissime, le esplosioni ripetute e il fumo è durato per tutta la mattina e oltre.
Propaganda, disinformazione, ma la battaglia del Donbass è già reale. Si combatte in almeno 5 località, i feriti arrivano negli ospedali delle retrovie e nei cimiteri i picchetti d'onore fanno anche dieci apparizioni al giorno. Gli sfollati sono decine di migliaia. Le strade in uscita dal Donbass sono intasate.
Soprattutto dopo l'attacco alla stazione ferroviaria di Kramatorsk che ha ucciso 50 persone. Zaporizhzhia era già colma di 80 mila sfollati da Mariupol e Melitopol. Ora tocca a Dnipro riempirsi di fuggiaschi.
La grande battaglia
Al di là delle dichiarazioni, l'esito dello scontro sarà facile da misurare con quattro nomi: Severodonietsk, Sloviansk, Kramatorsk e Mariupol.
Sono le città che mancano ai russi per impadronirsi dell'intero Donbass. Se ci riusciranno e, nel frattempo avranno conservato anche il controllo della provincia di Kherson e della fascia costiera tra Mariupol e la Crimea, il Cremlino potrebbe anche parlare di tregua. Per gli ucraini è diverso.
La ritirata russa a nord li ha convinti di poter ottenere lo stesso al sud e all'est.
A Severodonietsk si combatte già. Non ci sono offensive di fanteria, ma un cannoneggiamento. Ieri sera il cielo a sud di Zaporizhzhia era in fiamme, segno di una grande battaglia. Mosca ha dalla sua l'aviazione, ma gli ucraini sempre più spesso rivendicano di aver abbattuto qualche caccia. Sloviansk e Kramatorsk per il momento sono colpite «solo» da missili e raid aerei. I russi cercano i depositi di armi e caserme. Il risultato è l'esodo massiccio dei civili.
Mai più dei civili dovranno rimanere in una città trasformata in trincea. Il terreno Nei prossimi 10 giorni sono previsti 5 centimetri di pioggia al giorno sull'est del Paese. I campi saranno troppo fangosi anche per i carri armati. La rasputitsa , il maltempo, ha fermato Napoleone e Hitler, potrebbe anche rallentare Putin.
La pioggia servirà a Kiev per far affluire le armi occidentali e i militari che si stanno addestrando al loro uso. Ai russi, forse, per prendere Mariupol: sostengono di aver conquistato il porto, il sindaco dice che in città i morti sarebbero oltre 10 mila. Dopo 41 giorni di assedio la città martire potrebbe cadere con le armi chimiche. A dirlo è il colonnello Eduard Basurin, portavoce degli indipendentisti di Donetsk.
Una sacca di resistenza ucraina sarebbe già stata espugnata, ma il grosso resta attivo nell'area industriale. «Non ha senso far morire i nostri soldati con attacchi tra i cinque livelli di tunnel sotterranei della fabbrica - dice Basurin -. Perciò, prima dobbiamo bloccare tutti gli ingressi. Poi ci penseranno le armi chimiche a snidare le talpe dalle tane». In serata Azov ha comunicato che un drone avrebbe sganciato una sostanza tossica che procura vomito e insufficienza respiratoria.
Ieri è comparso un post sulla pagina Facebook della 36ª Brigata Bilinsky dei marines ucraini a difesa di Mariupol con il battaglione Azov. «Oggi sarà il nostro ultimo giorno di combattimento. Le munizioni stanno finendo», scrivevano.
Una sorta di testamento che però accusava anche gli alti comandi. «Ci avevano garantito una soluzione politica e militare dello stallo», invece... Propaganda anche questa? Qualcuno pensa che la pagina sia stata hackerata. Valery Zaluzhnij, comandante ucraino, assicura che «il collegamento con le difese di Mariupol è regolare», anche se quel che «facciamo non è oggetto di dibattito pubblico».