“SONO ROVINATO, NON C'È PIÙ SCAMPO” – L’ULTIMO MESSAGGIO DI MARTINO BENZI, IL 67ENNE CHE HA STERMINATO LA FAMIGLIA (LA MOGLIE, IL FIGLIO 17ENNE E LA SUOCERA) PRIMA DI TOGLIERSI LA VITA – L’INGEGNERE DI ALESSANDRIA ERA UNA SORTA DI FURIO, IL PERSONAGGIO DI VERDONE, OSSESSIONATO DAL CONTROLLO E MANIACO DEL PERFEZIONISMO - SUL SUO BLOG SCRIVEVA ARTICOLI E SPESSO PARLAVA DELLA PATERNITÀ: "HO AVUTO UN FIGLIO A 50 ANNI QUANDO GLI ALTRI SONO NONNI..."
Pierangelo Sapegno per “la Stampa” - Estratti
Ha scritto un mucchio di biglietti per trovare le parole giuste, prima di sterminare la famiglia. Faceva sempre così, lui, cercava le parole giuste.
Ma alla fine è tutto in una riga, su un foglietto sgualcito: «Sono rovinato, non c'è più scampo». Non c'è bisogno di tante parole, per dirlo. Quello che serve per affondare un coltello nelle persone che ti sono vicine e che hai amato è un'altra cosa, però, devi portare la lama in avanti e verso l'alto, devi conficcarla e poi estrarla. E poi conficcarla ancora e estrarla di nuovo.
Il cuore pompa una cascata di sangue, e un assassino non si ferma, anche davanti all'intensità di quegli schizzi. Martino Benzi ha ucciso così la moglie Monica Berta, di 57 anni, dieci meno di lui, e poi il figlio Matteo, di 17, che era l'orgoglio della sua vita, come scriveva nel blog, quando si vergognava quasi a definirlo un genio.
Si è tolto i vestiti sporchi di sangue, ha indossato quelli nuovi e si è seduto vicino a un tavolo con il computer, dei fogli e una penna, per spiegare quello che stava facendo e cercare le parole giuste. È uscito in strada, e ha preso la macchina per andare alla casa di riposo Madre Teresa Michel dov'era ricoverata la suocera Carla Schiffo, di 80 anni, e uccidere anche lei.
(...)
Martino Benzi è un libero professionista, laureato al Politecnico di Torino in ingegneria idraulica, con una tesi sulla fluidodinamica. Lavorava nel campo dell'informatica e della comunicazione e creava siti web. Nelle foto che girano nel web sembra Furio, il personaggio di Verdone, fanatico della precisione.
(…) Era ironico, ma di quell'ironia molto sabauda, persino gentile, che non diventa mai troppo derisoria. Preferiva i giri di parole, non l'affondo. Quando rimprovera Roberto Calderoli per aver dato dell'orango a Cecile Kyonge, precisa che l'ex ministra è nata in Congo e che invece l'orango alligna nel Borneo (quindi gli dà dell'ignorante), ma che soprattutto, non essendoci influenze di Neanderthal in Africa, a differenza dell'Europa, «Cecile è più homo sapiens di Calderoli e di Michelle Pfeiffer».
Con il figlio è dolcissimo. Dice che avendolo avuto a 50 anni deve mantenersi giovane.
Si definisce un padre «orgoglione», quando annuncia il primo dentino caduto a Matteo da mettere sotto il cuscino. Racconta di quella volta che a 5 anni ha costruito un animaletto con 5 stuzzicadenti e dei groppi di scoccio, e non capiva perché non toccavano tutte e 4 le zampe.
«Hai presente il tavolino dei nonni con 3 gambe? Toccano tutte e 3, se ne avesse 4 ballerebbe». E lui allora prese un foglio e scrisse C1P8, il nome del robot aspiratutto di Guerre Stellari. Lo pensava come un genio. Ma adesso l'ha ucciso a coltellate anche se non gli aveva fatto niente, assieme alla moglie che era malata da qualche anno e alla suocera che dormiva nelle case delle suore. La cosa tragica è che lui non cercava solo le parole giuste. Era convinto anche di fare la cosa giusta.
Per questo doveva spiegarlo, e per questo ha studiato ogni gesto con il massimo della precisione. Come un professionista dell'orrore. Solo che lui non lo era.
(…) La verità è che Martino Benzi era davvero tutto questo, era gentile e premuroso, era preciso, maniacale, e in questa maniera amava i suoi cari. È che il troppo amore fa male come il non amore, e quando hai buttato via l'anima hai perso la normalità delle cose, quella che fa la nostra vita.
Quella di William Forster, il capitano della polizia, che proprio nelle ultime ore di lavoro prima di andare in pensione, gli capita un matto che devasta la città, in un tranquillo giorno di ordinaria follia. «Io cerco soltanto di arrivare a casa per la festa di mia figlia», dice. È così semplice. Non ci sono parole giuste da cercare.